Il fagiolo borbontino |
Le caratteristiche del fagiolo borbontino più rinomato sono quelle tipiche del fagiolo borlotto. Le dimensioni della pianta in pieno stato vegetativo possono raggiungere anche i 200-220 cm di altezza. Il baccello è diritto, lungo circa 13-16 cm e con un contenuto medio di 5-8 frutti. Di dimensioni piuttosto grandi e reniformi, presentano screziature violacee su fondo bianco crema.
Le caratteristiche organolettiche |
I fagioli sono ricchi di proteine, di carboidrati complessi, di vitamine del gruppo B e PP, di ferro, calcio e fibra alimentare e sono importanti nella nostra alimentazione per il contributo che forniscono al transito gastrointestinale. Secondo alcune delle ultime ricerche condotte da medici americani, la fibra contenuta in questo legume è quella più consona a svolgere un ruolo protettivo nei confronti di alcuni tumori dell’intestino e può essere utile al controllo del colesterolo.
Al Fagiolo Borbontino, rispetto al fagiolo tradizionale, vengono riconosciuti gusto e sapore particolari, come un retrogusto di castagna, che solo un vegetale coltivato ancora con i metodi antichi può conservare: ha una buccia molto sottile, delicata e più facilmente digeribile. Il Comune ha riconosciuto tale alimento con il marchio De.Co. (denominazione comunale). Per le sue peculiari caratteristiche il fagiolo borbontino è stato inserito nell’elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali (supplemento ordinario n° 167 del 18 luglio 2002 alla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana – serie generale) e tra i prodotti tradizionali del Lazio (Delib.G.R. 23-5-2006 n. 312 “Piano di promozione e valorizzazione dei prodotti agroalimentari ed enogastronomici tipici del Lazio 2006-2007 obiettivi ed indirizzi” Pubblicata nel B.U. Lazio 29 luglio 2006, n. 21, suppl. ord. n. 3.)
La produzione |
La produzione annua totale si aggira su circa 15 quintali, con varie oscillazioni dovute all’andamento favorevole o sfavorevole delle condizioni climatiche. L’esigua quantità di prodotto è determinata principalmente dalla tipologia di coltivazione: vengono ancora oggi usati gli attrezzi e i metodi del passato senza alcun utilizzo di mezzi meccanizzati e senza l’uso di concime chimico al quale viene preferito il letame che è ancora oggi, grazie ai numerosi allevatori della zona, facilmente reperibile in loco.
La coltivazione |
Il fagiolo viene messo a dimora nella seconda metà di maggio. Tradizionalmente la semina avviene in prossimità del giorno dedicato a Santa Restituta (27 maggio), Patrona del paese.
Ai lati della “frasca” vengono posti 5-6 fagioli, poi ricoperti di terra. Durante il ciclo vegetativo delle piantine vengono effettuati due trattamenti di rincalzo. La “frasca” serve a sostenere le piantine in crescita che possono raggiungere fino ai 2m,20 di altezza. In seguito la pianta necessità di saltuarie annaffiature dipendenti dall’andamento della stagione (più o meno secca) e una manutenzione con zappatura volta ad eliminare le erbe infestanti e aerare il terreno. Verso l’inizio di ottobre avviene ‘a mano’ la raccolta. Una volta colto il fagiolo viene sgusciato e fatto asciugare su dei teli posti a terra all’aperto, questo per favorirne la conservazione. Parte del prodotto viene consumato fresco, parte viene essiccata e consumata durante l’inverno, un’altra quantità (generalmente la migliore) viene invece tenuta come seme per l’anno successivo.