Da bambini si pensa che la vita sia un fiore, poi crescendo si capisce che sì, lo è, ma le spine non le mancano. Si potrebbe dire che la vita è una rosa, rossa o gialla, ha le spine. E lo si capisce subito, dai tempi dei primi passi, dei primi bernoccoli. Che dolore: ahia! Solo a pensarci si potrebbe fare una lista di “ahia” infinita. Fino ai cinque anni. Poi le cose diventano un pochino più difficili, poi ci sono i 15, i 20, i 30. Ogni candelina spenta in più è un “ahia” poco poco più grande. Per tutti.
Ma come sarebbe vivere una vita senza difficoltà, sfide da superare, dolori e preoccupazioni? Una vita fatta solo di gioie e felicità? Sarebbe la vita perfetta o semplicemente una vita monotona e noiosa?
Quasi quasi è difficile anche solo immaginarla. A meno che non si ricorra all’aiuto di Damiano Nirchio, regista che ha messo sù proprio “Ahia!“, un’opera teatrale alquanto bizzarra, ma piena di significato.
L’opera andrà in scena al Teatro India di Roma, dal 26 al 28 gennaio, nel corso della rassegna “Il teatro fa grandi“.
Nirchio è volato con la fantasia in un mondo lontano, lontanissimo e ha visto qualcosa: un “Ufficio Nascite“. Così poco? Può darsi, ma nell’Ufficio del regista non ci sono né persone né cicogne con bimbi da consegnare a mamme impazienti.
Ci sono un Supremo Signor Direttore che dà gli ordini e un segretario Topo che li esegue. Facile pure questa: il topo prende i dati e scrive i documenti delle anime da far nascere per la prima o per l’ennesima volta, et voilà, il lavoro è fatto.
Il problema, questa volta, è che tra i documenti risultano quelli di un’anima particolare. Un’anima che è diventata così vecchia che rischia di non poter più nascere. Insomma, un’anima capricciosa: vuole che nella sua vita non ci sia nemmeno un “ahia”. Non vuole dolori, sofferenze, fatiche. Vuole vivere felice e spensierata, altrimenti non nascerà.
Il Direttore decide di mandare il segretario Topo in persona dalla nonnina per convincerla a venire al mondo in cambio di una promozione, ma l’impresa risulta molto difficile.
C’è solo un modo: far vedere alla vecchietta che nella sua vita non ci saranno dolori. Come? Ricorrendo al grande “Libro dei ricordi futuri“, una sorta di libro del destino che nessuna anima può leggere prima della partenza verso la vita.
Come andrà a finire? Per saperlo non resta che farsi una lunga passeggiata sul Tevere e poi fare una tappa al Teatro India.
Solo così si saprà come andrà a finire la storia dell’anziana anima che si rifiuta di nascere e di un segretario Topo disperato che vuole soltanto ricevere il premio del suo Direttore.
“Vivere la vita è una cosa veramente grossa” canticchiava qualcuno qualche anno fa.
Carmen Baffi