ROMA – Un sinologo con la passione per i libri, per i viaggi e per l’insegnamento, questo il profilo di Giuliano Bertuccioli emerso dall’evento tenutosi presso il Dipartimento di Studi Orientali de La Sapienza mercoledì 21 febbraio. L’evento aveva come scopo l’inaugurazione del Fondo Giuliano Bertuccioli, un’immensa biblioteca d’autore che il figlio Bruno ha deciso di donare all’Università che aveva accolto il padre come studente, che lo aveva iniziato agli studi orientali e che, in seguito, lo aveva voluto come docente, uno dei più apprezzati.
I SALUTI – Ad aprire le danze porgendo i saluti istituzionali è stata la direttrice del dipartimento Alessandra Brezzi che ha avuto modo di conoscere, negli anni ’80, il professor Bertuccioli e con lui lavorare alla tesi di laurea. Quello della direttrice è un ricordo commosso dettato da un profondo affetto, ma soprattutto dalla tanta stima nei confronti di uno dei “padri della sinologia del ‘900”. Di lui ricorda le “torture” imposte dall’imparare tante e tante poesie a memoria così come la compostezza e serietà dei primi anni che, una volta rimasti in pochi nel corso di laurea, si trasformava in un rapporto amichevole, tanto da portarlo a discutere con i propri studenti non in ufficio o in casa, ma in un bar sul lungo Tevere, lì poteva gustare i pasticcini di cui era particolarmente ghiotto.
Di stima è impregnato anche il commento di Fabio Stassi, direttore della biblioteca del dipartimento, dalle sue parole si evince in maniera chiara la gratitudine nei confronti di chi ha deciso di fare un regalo tanto grande ai sinologi italiani e non solo.
RICORDANDO MIO PADRE – Se i presenti erano commossi alle parole della direttrice Brezzi, ancor più colpiti sono stati dai racconti di Bruno Bertuccioli, figlio di Giuliano. Questi ha sottolineato come tra quei volti seduti di fronte a lui ne riconoscesse molti perché alunni di suo padre, a conferma che donare la sua biblioteca a questo dipartimento fosse stata la scelta giusta: “Qui qualcuno potrà apprezzarli più di quanto avrei fatto io”. Con lui ci sono i figli Lorenzo e Asia che da New York, dove vivono, sono venuti col padre per conoscere i luoghi e le persone che il loro nonno ha non solo amato, ma a cui ha dedicato gran parte della carriera.
Il discorso di Bruno Bertuccioli si è poi spostato sulla propria infanzia, sull’essere figlio di un italiano e di una cinese e di come questo, all’epoca, fosse tutt’altro che normale come così poco normale era andare a mangiare cinese: un solo locale a Roma cucinava orientale. Infine, in un religioso silenzio, i presenti hanno ascoltato le memorie che il professore lasciò al figlio e che questi ha deciso di condividere. In quelle righe lette a voce alta il ricordo di come tutto è iniziato: la facoltà di legge mal digerita, i corridoi vuoti di studi orientali all’interno della facoltà di lettere e il professor Vacca, così desideroso di trasmettere il suo sapere a qualcuno che ne fosse davvero interessato. E’ così che è nata una delle storie d’amore più belle nella più grande università europea: quella tra un romano e la cultura cinese.
LA FONDAZIONE – A lettura ultimata ai presenti è stato chiesto di spostarsi al secondo piano dove è stato tagliato il nastro rosso: i volumi sui quali ha studiato Giuliano Bertuccioli sono ora a disposizione di coloro i quali hanno deciso di fare della sinologia la propria strada.
Giulia Vaccaro