Se l’anno scorso lo scandalo di Cannes fu il vitino ritoccato di Claudia Cardinale sul manifesto del festival, quest’anno gli occhi di tutti i cinefili sono puntati sulla sfida Frémaux-Netflix. Il direttore della kermesse francese ha introdotto numerose novità a partire da questa 71 esima edizione, riuscendo a inimicarsi contemporaneamente i colossi emergenti dello streaming e la stampa internazionale.
Vietato per Amazon, Netflix e Apple presentare i propri film in concorso: se anche l’ostracismo intransigente di Frémaux pare non essere così rigido, dal momento che le piattaforme potranno partecipare con i loro titoli in altre sezioni del festival, viene precluso loro l’accesso al concorso principale, impedendogli dunque di concorrere per la Palma d’Oro, premio principale, competizione riservata dal direttore alle sole pellicole per le quali è prevista l’uscita nelle sale francesi.
Ted Sarandos, capo del contenuto Netflix, ha risposto all’intransigenza di Frémaux con altrettanta durezza, decidendo di non presentare nessuna delle proprie pellicole, né in concorso né fuori concorso: “Vogliamo che i nostri film siano allo stesso livello degli altri. Non penso che per noi sarebbe giusto andare”.
La relazione con la modernità e il processo tecnologico è contraddittoria e complicata nella cittadina francese che si affaccia sul Mediterraneo. Da una parte, infatti, Cannes ha riconosciuto l’evoluzione dell’informazione contemporanea, che non viaggia più con i tempi della stampa quotidiana, ma con quelli immediati dei tweet e delle condivisioni sui social network, e, per ovviare alla conseguente insensatezza (giudicata tale da Frémaux) di una proiezione dedicata alla stampa precedente a quella riservata invece al pubblico, nella kermesse si è deciso di rivoluzionare le modalità di visione: stampa e pubblico assisteranno in contemporanea. Alle generiche giustificazioni, che spaziano dalla “modifica dei tempi dell’informazione attuale” alla “diffusa non ottemperanza all’embargo” si affianca una motivazione forse meno esplicita ma più realistica: la volontà di evitare ad attori, registi e produttori l’imbarazzo di dover affrontare il red carpet dopo una violenta stroncatura.
Agli antipodi di questo presunto progressismo che riconosce l’evoluzione tecnologica si affianca il divieto di scattare selfie sul red carpet, rincorrendo un magnificato passato in cui il tappeto rosso era simbolo di eleganza e serietà.
Il clima agitato dell’intero settore cinematografico (quello scandalo Wenstein che ha portato alla nascita dei movimenti come #MeToo e Time’s Up, e alla nomina di Cate Blanchette come presidente della giuria del festival) si affianca all’atmosfera burrascosa che pervade l’inizio del festival di Cannes, e in questo contesto giunge l’annuncio della selezione dei film in concorso:
Film d’apertura
Everybody Knows, Asghar Farhadi
Competizione
At War, Stéphane Brizé
Dogman, Matteo Garrone
The Picture Book, Jean-Luc Godard
Asako I & II, Ryusuke Hamaguchi
Sorry Angel, Christophe Honoré
Girls of the Sun, Eva Husson
Ash Is Purest White, Jia Zhang-Ke
Shoplifters, Kore-Eda Hirokazu
Capernaum, Nadine Labaki
Burning, Lee Chang-Dong
BlacKkKlasman, Spike Lee
Under the Silver Lake, David Robert Mitchell
Three Faces, Jafar Panahi
Cold War, Pawel Pawlikowski
Lazzaro Felice, Alice Rohrwacher
Yomeddine, A.B Shawky
Summer, Kirill Serebrennikov
Un Certain Regard
Border, Ali Abbasi
Sofia, Meyem Benm’Barek
Little Tickles, Andréa Bescond & Eric Métayer
Long Day’s Journey Into Night, Bi Gan
Manto, Nandita Das
Sextape, Antoine Desrosières
Girl, Lukas Dhont
Angel Face, Vanessa Filho
Euphoria, Valeria Golino
Friend, Wanuri Kahiu
My Favorite Fabric, Gaya Jiji
The Harvesters, Etienne Kallos
In My Room, Ulrich Köhler
The Angel, Luis Ortega
The Gentle Indifference of the World, Adilkhan Yerzhanov
Fuori Concorso
Solo: A Star Wars Story, Ron Howard
Le Grand Bain, Gilles Lellouche
Special Screenings
10 Years in Thailand, Aditya Assarat, Wisit Sasanatieng, Chulayarnon Sriphol & Apichatpong Weerasethakul
The State Against Mandela and Others, Nicolas Champeaux & Gilles Porte
Le Grand Cirque Mystique, Carlo Diegues
Dead Souls, by Wang Bing
To the Four Winds, Michel Toesca
La Traversee, Romain Goupil
Pope Frances – A Man of His Word, Wim Wenders
Midnight Screenings
Arctic, Joe Penna
The Spy Gone North, Yoon Jong-Bing
Quest’anno, però, almeno il manifesto di Cannes si salva: un poster disegnato da Flore Maquin, la ventisettenne collaboratrice di Universal Pictures e Paramout Channel, che ha attualizzato con colori pop la foto di Georges Pierre del bacio tra Jean-Paul Belmondo e Anna Karina ne “Il Bandito delle 11”, di Jean-Luc Godard.
Eleonora Artese