Il 21 maggio si celebra come ogni anno la Giornata Internazionale della diversità culturale, per il dialogo e lo sviluppo. In un momento storico come quello odierno, dove sembra che il dialogo e la diversità facciano fatica a farsi strada – in cui la società si è ritrovata ad armarsi di voce e cartelli – risulta ancora più importante sottolineare e portare alla memoria questa giornata.
Storia
La Giornata Internazionale della diversità culturale, per il dialogo e lo sviluppo fu ufficialmente istituita nel 2002 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, in merito all’adozione da parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) della Dichiarazione universale sulla diversità culturale.
La Dichiarazione fu adottata durante la 31esima sessione dell’assemblea generale dell’UNESCO tenutasi a Parigi nel novembre del 2001. In quanto Organizzazione delle Nazioni Unite che verte a «tutelare e promuovere la ricchezza delle diversità culturali», nella sua carta costituente essa sancisce che «la cultura si trova al centro dei dibattiti odierni sull’identità, la coesione sociale e lo sviluppo di un’economia basata sulla conoscenza» e «il rispetto della diversità delle culture, la tolleranza, il dialogo e la cooperazione in un clima di fiducia e di mutua comprensione, sono tra le migliori garanzie di pace e di sicurezza internazionali».
Su questi presupposti, l’UNESCO auspica ad «una più vasta solidarietà fondata sul riconoscimento della diversità culturale, sulla presa di coscienza dell’unitarietà del genere umano e sullo sviluppo degli scambi interculturali», dal 2001 perseguibili attraverso la legiferazione della Dichiarazione universale sulla diversità culturale, in cui si sanciscono 12 Articoli.
L’importanza della biodiversità, del dialogo e dello sviluppo sanciti dalla Dichiarazione Universale dell’Unesco
La cultura in quanto dimensione soggetta a mutamenti nello spazio e nel tempo assume forme diverse, poiché essa è suscettibile a innumerevoli influenze esterne ed interne. Essa, nel senso più profondo del termine, deve essere intesa come un insieme di culture nella quale entrano in gioco numerosi fattori – tra i quali quelli di acculturazione – e dimensioni esistenti. La cultura è dinamica, asimmetrica e in continuo mutamento. La sua caratteristica peculiare di diversità garantisce la sopravvivenza della biodiversità all’interno dell’habitat in cui si trovano gli individui, per questo essa deve essere garantita e tutelata, in quanto diritto dell’individuo e «imperativo etico, inscindibile dal rispetto della dignità della persona umana» come cita l’Articolo 4 della Dichiarazione.
Senza dubbi, l’accessibilità, l’equità e le pari opportunità, anche in questo caso, assumono un ruolo principale per garantire una cultura non soltanto pluralista ma anche inclusiva, come menzionato dall’Articolo 6. Tra le prerogative dell’UNESCO – ulteriormente rimarcate tra i goal dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile – non soltanto si vuole promuovere un’istruzione di qualità, poiché considerata un diritto umano, ma anche ridurre le disuguaglianze tra gli individui e garantire la pace tra i paesi con lo sviluppo di piani d’azione attui a garantire l’internazionalità e la coesione, mediante uno sviluppo sostenibile in tutte le dimensioni preesistenti.
In questo contesto, il dialogo e il linguaggio hanno un ruolo primario nella diffusione di una cultura poliedrica. Infatti, l’idioma – essendo un elemento costituente della cultura – risulta essenziale per garantire un’integrazione linguistica e culturale nelle società in cui un individuo abita e con cui interagisce. Per far ciò, bisogna assicurare una «libera circolazione delle idee attraverso parole e immagini» per «vigilare affinché tutte le culture possano esprimersi e farsi conoscere». In questo contesto, le politiche culturali devono consentire la libera circolazione delle idee e promuovere la diffusione di bene e servizi culturali diversificati «attraverso istituzioni culturali che dispongano di mezzi per affermarsi su scala locale e mondiale», come anche sancito dalla Convenzione sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali, promossa dall’UNESCO nel 2005.
Linee essenziali da perseguire per gli Stati membri
Gli Stati e membri dell’UNESCO, secondo le norme vigenti e gli obblighi internazionali, dovranno attuare delle politiche che possano promuovere l’interculturalità e garantire l’integrazione tra differenti gruppi culturali e sociali, mediante non soltanto l’educazione e i vari processi pedagogici tradizionali – utili per diffondere il valore positivo della biodiversità culturale – ma anche con l’incoraggiamento e la tutela del patrimonio linguistico dell’intera umanità.
Inoltre, un ruolo essenziale viene dato alla sfera digitale, ormai divenuta una dimensione imprescindibile nel panorama mondiale. Pertanto, viene sottolineata la necessità di garantire un’alfabetizzazione digitale, in quanto gli strumenti tecnologici sono sia discipline di insegnamento sia strumenti pedagogici «in grado di rafforzare l’efficacia dei servizi educativi». Per far ciò, bisogna, innanzitutto, elaborare delle politiche di sostegno tecnologico anche nei paesi in via di sviluppato, in modo da assicurare accessibilità e fruizione alla rete in tutto il contesto mondiale.
Una soluzione che ha lo scopo di focalizzarsi su due criticità correlate alla diffusione del digitale: il digital divide e le barriere culturali. Infatti, con l’attuazione di politiche di sostegno si può sopperire a quel divario digitale che è inevitabilmente persistente a causa delle disparità di sviluppo tra i Paesi. Inoltre, è considerata una soluzione efficace anche per ovviare alle barriere culturali, attraverso la promozione e la diffusione del pluralismo dei media, delle tradizioni e dei beni e servizi culturali di ogni paese, mediante un approccio sostenibile che deve attenzionare la tutela e la protezione «dei saperi tradizionali, in particolare quelli dei popoli autoctoni», riconoscendone l’importanza della conoscenza di ciascuna cultura.
Ne risulta che la diversità culturale, il dialogo e lo sviluppo sono tutti elementi che interagiscono tra di loro coabitando in quell’ecosistema mondiale che si premura di tutelare e garantire i diritti fondamentali fondati sui diritti umani e sulla libertà di ogni individuo.