La mostra “Sulla strada dell’est” di Emanuela Robustelli e curata da Carlos Atoche sarà aperta al pubblico dal prossimo 23 giugno fino al 10 luglio.
L’esposizione gratuita che si svolgerà in via Capitan Ottobono, 5 (Roma) narra un viaggio intrapreso nel novembre del 2019 e durato 120 giorni, iniziato da Guangzhou (Cina) per arrivare a Bangkok (Thailandia) passando per la costa del Vietnam e le foreste interne del Laos, percorso attraverso strade e fiumi e attraversando diverse metropoli e piccoli villaggi alla ricerca di quella cultura millenaria che le grandi città spesso “mascherano”.
Con uno sguardo misto di curiosità e rispetto, Emanuela Robustelli si sofferma su piccoli ma solo apparentemente banali episodi di vita quotidiana, svelando azioni e insolite movenze nei volti e nei corpi dei vari sconosciuti incrociati nelle stradine di Hanoi e Luan Prabang. Contemporaneamente, concentrandosi spesso sul mondo femminile – ad esempio le foto nei giardini pubblici di Nanning – rivela, senza eccedere né giudicare, da una parte atmosfere legate ad antichi rituali e credenze e dall’altra scenari completamente soggiogati dalle mode occidentali. Interessante anche l’occhio attento a fotografare gli interni di qualche cucina di periferia e i grandi mercati alimentari, come il mercato del pesce a Guangzhou.
Come racconta Emanuela Robustelli:
«La scelta di viaggiare che ci porta alla scoperta di nuove terre è sempre stata una ricerca intimistica, un dialogo interiore. Tante cose accomunano i popoli del mondo, partendo dal DNA: l’entità dello spirito che si deposita nella materia, cambia forma ma non anima. Durante il percorso abbiamo trovato uomini e donne, identiche ad altre donne e uomini, solo con un accento diverso, un altro alfabeto o codice.
Abbiamo ammirato paesaggi differenti ma vissuto con la stessa gioia ogni tramonto. Abbiamo forse percepito la resilienza dei nativi nei cambi di stagione. Fotografare questo nuovo continente è stato intenso, ma necessario: per rivedere le strade trascorse, per capire i particolari del posto, per cogliere l’attimo di stupore attraverso la lente: perché l’attimo, pur fugace, diventa attraverso lo scatto quel sogno che vivi davvero».