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Patrimonio culturale e rigenerazione urbana: “Luoghi immateriali, identità e racconto: le grandi macchine a spalla”

      Intervista a Patrizia Nardi
      Intervista Antonio D’Ascoli
      Intervista Maria Luisa Lo Vecchio

Martedì 18 ottobre presso il Nuovo Teatro d’Ateneo della Sapienza si è tenuto, nell’ambito del convegno “Patrimonio culturale e rigenerazione urbana”, l’incontro “Luoghi immateriali, identità e racconto. Le grandi macchine a spalla”.

All’evento, coordinato da Luca Ruzza del Dipartimento di Pianificazione, Design, Tecnologia dell’Architettura, hanno preso parte Patrizia Nardi, Responsabile della rete delle grandi macchine a spalla patrimonio UNESCO, Luca De Risi, Presidente GRAMAS, Antonio D’Ascoli, Rappresentante della comunità festiva dei Gigli di Nola, Maria Luisa Lo Vecchio, Presidente sodalizio della Varia di Palmi, Massimo Mecarini, Presidente Sodalizio facchini Santa Rosa, e Fabio Madau, Presidente Intergremio Candelieri di Sassari.

Dopo l’introduzione di Luca Ruzza, Patrizia Nardi ha spiegato come è nata l’idea di unire luoghi immateriali. L’idea inziale era quella di estendere i confini culturali e lavorare insieme in un periodo storico in cui questo pensiero non era radicato come oggi; in questo modo nasce il progetto di scambio tra feste e comunità diverse. Nardi ha inoltre sottolineato il grande lavoro realizzato dal 2005 al 2010 per far conoscere queste comunità tra di loro (2005: anno in cui viene creata la Rete delle Feste delle Grandi Macchine a Spalla) e ha posto l’accento sul significato intrinseco di una “candidatura UNESCO” (spiegando anche cosa significa riempire il dossier ICH-02), perché la stessa significa ed implica una grande assunzione di responsabilità e capacità di dar vita a patrimoni del passato attraverso il presente per ritrovarli in futuro. Per rendere possibile ciò, c’è bisogno di educazione e formazione al patrimonio. In questo modo è stato possibile creare la prima rete al mondo di patrimonio immateriale, che dà vita ad una dimensione identitaria, la quale ha l’esigenza di consolidare i processi identitari che sono alla base delle relazioni.

L’intervento di Luca De Risi (Presidente GRAMAS) si è aperto con un ringraziamento a Patrizia Nardi, definita “il nostro capitano, capace di aiutare nei momenti di bisogno, ma anche di spronare per far crescere sempre più la rete”. Il logo presentato è caratterizzato dalla presenza di quattro feste stilizzate che appaiono come quattro unità a sé stanti e che, invece, sono tutte unite da un sentimento comune, la voglia di stare insieme: appare evidente il legame con la tradizione. De Risi ha citato Felice Iorio (“La festa nasce nel momento in cui muore”) spiegando che la sera stessa della festa vengono assegnati i gigli ai maestri di festa e ciò fa sì che la festa duri 365 giorni l’anno. L’intervento si è chiuso con l’auspicio di fare in modo che i bambini possano conoscere le tradizioni della loro città e con una riflessione sull’associazione: tutte e quattro le feste sono caratterizzate dalla capacità di fare squadra e sentirsi una famiglia.

Antonio D’Ascoli si è soffermato sull’energia e sui sentimenti di questo incredibile patrimonio immateriale, partendo da un excursus storico accompagnato da immagini attuali, come la foto del 22 giugno 2022 in cui alcuni medici hanno portato in spalla il busto di San Paolino (immagine che restituisce l’idea di ripartenza e somiglia a quella ripartenza del 1944). L’evoluzione delle macchine è stata paragonata ad un’evoluzione darwiniana, in cui si parte dal fiore di giglio passando per l’evoluzione del 1900 per arrivare alla macchina attuale che prende spunti dal barocco napoletano (per festeggiare la nascita di eredi reali), il tutto unito ad un’accurata testimonianza fotografica. D’Ascoli ha sottolineato che tutti possono essere “travolti” nella festa dei Gigli e che lo sforzo comune annulla la differenza tra classi sociali. Inoltre, tramite materiale fotografico, D’Ascoli ha illustrato il cosiddetto “callo di San Paolino”, non considerata dai nolani come una deformazione fisica, ma come qualcosa da “portare” con orgoglio.

Massimo Mecarini, presidente del sodalizio facchini di Santa Rosa ha spiegato che nel 1510 la festa di Santa Rosa ha assunto un ruolo fondamentale con l’introduzione di un baldacchino. Dal 1624, invece, si è iniziato a parlare di vera e propria macchina. Da allora in poi si è verificata una crescita in verticale dai quattro metri del baldacchino ai sei metri fino ad arrivare ai diciotto metri delle macchine. Aspetto interessante è che i facchini, per diventare tali, devono sottoporsi e superare la cosiddetta “prova di portata”: devono portare una cassa che pesa 150 chili per un percorso di novanta metri e, per di più, devono superare dei test medici. Durante l’intervento di Mecarini ha avuto luogo una dimostrazione pratica da parte di un giovane facchino di “come si indossa il ciuffo”.

Fabio Madau, Presidente Intergremio Candelieri di Sassari, ha raccontato la discesa dei candelieri e ha spiegato cosa sono i candelieri stessi. Tradizione che si svolge a Sassari da almeno cinque secoli il giorno 14 agosto. Tredici candelieri ripercorrono nella forma ciò che erano i ceri antichi (hanno deciso di eliminare la cera vera per ciò che il sole poteva causare). I candelieri, dopo aver fatto il giro di tutta la città, si ritrovano sul sagrato della Chiesa di Santa Maria di Betlem per poi entrare a rendere omaggio alla Vergine. La discesa dei candelieri è stata definita da Madau “una vera e propria festa del popolo” con manufatti che hanno un peso dai centottanta agli oltre trecento chili; questo sottopone i candelieri ad un grande sforzo fisico. A Sassari questa grande festa ha una forte correlazione tra aspetto civico e religioso.

A chiudere l’incontro è stato l’intervento di Maria Luisa Lo Vecchio, Presidente sodalizio Varia di Palmi. La storia di Palmi è una storia complessa, caratterizzata da forti disastri ambientali. Nel 1783 l’evento sismico più grave: un terremoto che ha avuto un epicentro che ha raggiunto il nono grado della scala Mercalli. Dopo il terremoto l’esigenza era senza dubbio quella di ricostruire la città. Palmi era una città importante dove si teneva il mercato: era fondamentale ricostruire una piazza. Un altro evento disastroso è stato il terremoto del 1908 che ha causato una devastazione generale e che ha causato migliaia di morti di stenti. Il dato interessante che è emerso dall’intervento di Lo Vecchio è sicuramente che i luoghi dove si svolge il trasporto della macchina, piazza e corso principale, sono rimasti immutati nel tempo. La macchina, la Varia di Palmi, ha una struttura piramidale per rappresentare l’assunzione della Madonna al cielo e su di essa sono rappresentate varie figure sante tra cui, sopra tutti, l’Animella (che indica la Madonna Assunta in Cielo). Per quanto riguarda questa macchina, chiunque si può unire al trasporto, non ci sono limiti o parametri stabiliti.