“La ricerca che il montaggio fa su tutto il materiale è quello di tirare fuori il senso più profondo che magari neanche il regista aveva visto o immaginato”. Francesca Calvelli, montatrice cinematografica di fama internazionale, duplice vincitrice del David di Donatello, oltre che di molteplici altri riconoscimenti, sintetizza in questo modo lo spirito più creativo del montaggio.
Ospite della masterclass tenutasi il 9 novembre nella pittoresca sede Sapienza di Villa Mirafiori, iniziativa che rinnova la collaborazione tra il Dipartimento di Filosofia e il MedFilm Festival.
Veronica Flora e Gianfranco Pannone, curatori del festival, hanno coordinato e moderato l’evento che ha dato l’opportunità agli studenti del dipartimento e a tutti gli interessati al tema, di potersi confrontare con una vera professionista del mestiere.
Dario Cecchi, Professore di Estetica nel dipartimento di filosofia presso l’Università Sapienza di Roma, ha fatto gli onori di casa, invitato i suoi studenti a ragionare sull’importanza della natura, non solo tecnica ma anche e soprattutto artistica e creativa della professione del montaggio.
Ha così fatto emergere la stretta connessione che intercorre tra la filosofia e il mondo del cinema.
Daniela Angelucci, anche lei Professoressa di Estetica ma dell’Università Roma Tre, ha esposto l’ampia panoramica di questo rapporto ricordando come, sin dalla sua nascita, il cinema abbia prodotto una grande mole di discorsi volti alla sua legittimazione, in quanto non percepito come arte data la sua genesi tecnica. Non a caso la parola tecnica deriva dal greco τέχνη [téchne], tradotta poi dai latini con Ars, il corrispettivo della nostra “Arte”.
Ha poi sottolineato la duplice natura, ossimorica, del montaggio: la sua necessaria anonimia, in quanto un buon montaggio è quello che solo un esperto può notare, e l’inevitabile riconoscibilità, il montatore infatti, come qualsiasi artista, ha sempre il suo tratto distintivo.
Ai molteplici spunti lanciatele, Francesca Calvelli, ha replicato raccontando la sua esperienza, spiegando le caratteristiche del suo lavoro e l’importanza di saper catalogare la grande mole di materiale, un’organizzazione soggettiva che permette già di capire cosa farne di quelle immagini.
Ha concluso invitando a non chiudersi in ciò che è scritto nella sceneggiatura ma a mantenere uno sguardo aperto, andarne oltre e dominarla per vedere la risposta che il materiale stesso suggerisce.
Tra gli ospiti è stato inviato anche Mario Sesti, famoso critico cinematografico e regista, che ha rimarcato quanto l’importanza del montaggio sia cruciale e quanto invece nel passato non veniva riconosciuta. Ha poi chiarito la necessaria influenza nel cinema della filosofia e soprattutto delle neuroscienze, in quanto il montaggio non ha fatto altro che rendere visibile quello che nel nostro cervello già avveniva.
Ha definito quindi questa professione come fosse il cono dell’imbuto attraverso cui esce il film in forma definitiva.
Gianfranco Pannone, anche lui regista, ha infine suggerito che colui o colei che vuole intraprendere questo mestiere necessita avere una personalità forte che sappia ribattere il regista in quanto il montatore deve mantenere un’imprescindibile distanza per poter tagliare e prendere decisioni che spesso il regista stesso potrebbe non avere.
Non sono mancati momenti con il pubblico di studenti che hanno preso parte, entusiasti, al dibattito porgendo agli ospiti diverse domande e sollevando nuove ed interessanti riflessioni.
In conclusione, ciò che questo incontro ha lasciato a tutti coloro che ne hanno preso parte è la consapevolezza che il montaggio è un atto creativo, non solo tecnico, che trasforma il montatore in creatore.