Presso la suggestiva sede capitolina dell’ANCI nella mattinata di venerdì 16 giugno si è aperta la ventunesima edizione del Forum Nazionale del Sostegno a Distanza, un ciclo di incontri dalla durata di due giorni dal titolo “Le nuove sfide del futuro”. Numerosi esperti, associazioni da tutta Italia e rappresentanti istituzionali hanno trovato posto attorno ad una stimolante ed appassionata tavola rotonda orientata verso la discussione e le possibili risoluzioni delle problematiche che attanagliano la pratica del Sostegno a Distanza.
L’accentuarsi delle difficoltà socioeconomiche, particolarmente in seguito alla Pandemia, richiedono approcci solidali votati alla cooperazione internazionale, attenti alle dinamiche ed ai mutamenti sociali; è in quest’ottica che il Sostegno a Distanza, così come il Sostegno di Vicinanza, appaiono strumenti illuminati di “reciprocità solidale verso chi, in Italia come altrove, soffre delle varie forme di precarietà e marginalità”, volendo citare il comunicato stampa rilasciato dal ForumSad in vista dell’evento.
Un’analisi tecnica, puntuale e consapevolmente critica della relazione tra Stato e Società Civile Organizzata, inaugurata dai saluti del professor Stefano Zamagni, Presidente Onorario del ForumSad e stimatissimo economista, in collegamento online. Il Professore propone un’esaustiva panoramica circa le evoluzioni e le implicazioni del sostegno a distanza nelle relazioni tra Stato e Società Civile, affermatosi come strumento di fraternità (termine ritenuto più opportuno da Zamagni per indicare la natura universalistica del sostegno a distanza) primo al mondo. In Italia nel 2009 questo ha ottenuto una prima parvenza di riconoscimento nelle “Linee Guida per il Sostegno a Distanza”, documento aggiornato poi dalla Direzione Generale del Terzo Settore del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nel 2014, ma fino ad ora mai riconosciuto nelle normative che regolano la cooperazione internazionale e le politiche sociali.
Il confronto, moderato da Edoardo Patriarca, nella sua prima parte ruoterà proprio attorno alla difficoltà di comunicazione con le istituzioni e vedrà le diverse rappresentanze collaborare per trovare nuove proposte e vie percorribili.
In riferimento, ad esempio, alle Associazioni impegnate nelle adozioni a distanza la consigliera comunale Daria Jacopozzi, in collegamento da Parma, propone una riflessione circa la denominazione “associazioni”, poco rivelatrice dell’impatto economico-sociale reale del fenomeno, condividendo l’esigenza “di un salto di qualità anche istituzionale, riconosciuto da una norma che dia maggiore dignità alla SaD”.
Da parte delle associazioni suona a gran voce la richiesta di soluzioni concrete, di una maggiore sensibilità alle criticità del nostro tempo, e uno sguardo nuovo sulle esigenze dei Paesi in via di sviluppo e al sostegno delle fasce a rischio nel territorio nazionale. In seguito, l’intervento di Don Andrea Cristiani, fondatore della Onlus Movimento Shalom, è stata una lettura chiara e diretta sulle condizioni di marginalità in crescita e la consapevolezza della necessità “dell’autoconvincimento della politica che noi non possiamo frenare la miseria se non si investe, perché l’investimento nel Terzo Mondo e per la giustizia è un vantaggio Nostro, perché quando i paesi sono evoluti consumano, arricchiscono. […] Investire nella cooperazione è un vantaggio, è uno dei maggiori vantaggi.”
La collocazione del SaD nel quadro normativo è collante del dibattito che si anima tra rappresentanti comunali (come la vicesindaca di Torino Michela Favaro) e le realtà associative presenti. A rappresentare le Istituzioni una lettera di augurio per i lavori del Forum da parte del Viceministro degli Affari Esteri e della cooperazione internazionale Edmondo Cirielli e il Direttore Generale del Terzo settore del Ministero del Lavoro Alessandro Lombardi. Quest’ultimo accoglie le preoccupazioni degli esperti sottolineando i passi avanti compiuti dalle politiche del Ministero, tra questi l’aver già riconosciuto il sostegno a distanza come “attività di interesse generale”.
Circa il riconoscimento dello strumento di sostegno le parole di Giuliana Tadiello, rappresentante della rete “La Gabbianella”, risuonano esplicative: “Il Sostegno a Distanza è cooperazione internazionale […] non mera raccolta fondi, perché dove il sostegno a distanza è veramente realizzato, noi i cambiamenti li vediamo, […] seguono sempre progetti di sviluppo. Il sostegno a distanza non è solo prendersi cura di un bambino, ci si prende cura di una situazione, di una realtà […] un intervento a 360 gradi su una realtà, questi non sono progetti di sviluppo? […] Abbiamo bisogno di risposte concrete, […] da qui devono venire fuori dei sentieri, magari un sentiero piccolo, ma che sia percorribile […] altrimenti le associazioni sono escluse.”
La passione ed il coinvolgimento dei presenti è tale da dar vita ad un dibattito vivace e propositivo che accende un faro di speranza nel processo di riconoscimento del ruolo della Società Civile ed in particolare illumina gli effetti che opere di sostegno come il SaD producono sull’intera realtà sociale. È inevitabile augurarsi che al termine dei lavori le richieste delle associazioni vengano elaborate e che questo rappresenti il punto di partenza per un dialogo efficace tra rete associative ed Istituzioni.
Per approfondire il tema del Sostegno a Distanza ed in particolare gli obiettivi del Forum abbiamo fatto qualche domanda al dottor Vincenzo Curatola, Presidente del Forumsad nell’intervista qui riportata.