In occasione del cinquecentesimo anniversario dell’affissione delle 95 tesi di Lutero, base e origine della Riforma Protestante, il 15 novembre 2017, la Fondazione Giovanni Gentile del Dipartimento di Filosofia dell’università La Sapienza di Roma, ha organizzato l’evento “La riforma di Lutero, a 500 anni dalle 95 tesi”, curato da Alessandro Agostini e Francesco Verde. Presentato dal preside di Dipartimento, Stefano Petrucciani, e con il patrocinio di Syzetesis, un’associazione filosofica nata in ambito universitario, il convegno si struttura con lo scopo di trattare, analizzare e costruire un dibattito intorno al pensiero luterano.
Nonostante il rapporto non idilliaco che legava il monaco agostiniano con la filosofia, che egli disprezzava perché centrata sull’esaltazione dell’uomo, trattare Lutero in una facoltà di Filosofia è una scelta ampiamente giustificata se consideriamo l’influsso profondo e sostanziale che la riforma ha avuto sul pensiero occidentale. Un Occidente dall’identità critica, basata sulla decostruzione e demistificazione dell’idolatria del pensiero.
Il convegno ha ospitato personalità del calibro di Paolo Ricca, teologo valdese, Gaetano Lettieri, professore ordinario di Storia del Cristianesimo e delle chiese all’Università La Sapienza, e Franco Buzzi, uno dei fondatori dell’ASLI (Accademia degli studi luterani in Italia).
Paolo Ricca prende la parola per primo, trattando la dimensione ecumenica della riforma protestante. Due sono le parole chiave del suo discorso: rifondazione, intesa come posizionamento di un nuovo nucleo alla base della fede, ossia la Parola di Dio, non più mediata dalla Chiesa e dunque non più coincidente con essa, e risustanziazione, intesa come la ridefinizione di valori e principi basandosi sulle Sacre Scritture. L’intervento del teologo termina mettendo in contrapposizione il Concilio di Trento (1545-1563), che rifiuta integralmente la dottrina protestante, e il Concilio Vaticano II (1962-1965), che invece ne accetta una parte, pur incasellata in un contesto cattolico.
Gaetano Lettieri si inserisce trattando la Disputa di Heidelberg, avvenuta nel capitolo tedesco agostiniano che avrebbe dovuto richiamare all’ordine Lutero, il cui tema centrale è la distruzione dell’essere dato e la creazione di quello che non è. Il contrasto tra la necessità luterana di ritornare alla Parola così come emerge e la velatura delle Sacre Scritture ad opera della tradizione patristica è il concetto finale discusso dal professore.
Paolo Buzzi si occupa invece della ragione umana, concepita come Puttana del diavolo, nel caso in cui guardi in alto e, insuperbendosi, sleghi l’uomo da Dio e lo conduca al peccato, attribuendo a se stessa ciò che è inscrivibile solo a Dio, ma considerata anche Dono di Dio, quando s’illumina della fede divina. La ragione, da sola, è in grado, infatti, di apprendere solo la causa formale e materiale, ma non coglie quella efficiente e finale.
Il dibattito seguente tocca, introdotti dagli interventi del pubblico, i temi più svariati: dalla contrapposizione tra Lutero e Aristotele, che si scontrano sul principio di non contraddizione, alla creazione di stampo cristologico. Dalla libertà come catena al contrasto tra economia gratuita del dono ed economia materiale dello scambio; dalle prospettive escatologiche, per terminare con la definizione della Chiesa come Grande Meretrice. Mediando il rapporto con Dio, secolarizzandolo e monetizzandolo, la Chiesa inquina infatti la purezza e la gratuità del dono della grazia.
Martina Pota
Eleonora Artese