Lunedì 13 maggio si è tenuto, con la giudice della corte di Cassazione Paola Di Nicola Travaglini, l’incontro intitolato Stereotipi contro le donne come causa della violenza, durante il quale è stato trattato il tema della violenza del maschio sulla donna e di come essa venga inquadrata all’interno del nostro sistema sociale e culturale.
L’evento ha visto una consistente partecipazione femminile, ma era presente anche una quantità non indifferente di studenti maschi che sono apparsi molto attenti e interessati all’argomento, aiutati in questo dall’importanza dell’ospite e dal trasporto emotivo e carismatico con cui il tema è stato trattato.
La conferenza è durata due ore, suddivise equamente tra un’ora di esposizione frontale e un’altra di domande e risposte tra studenti e presentatrice, toccando anche tematiche vissute in prima persona quali l’assistenza e la vicinanza e una ragazza vittima di violenze o le modalità per sradicare i pregiudizi di genere tramite i nostri gesti quotidiani. Attraverso un’esposizione netta e incisiva, la dottoressa Di Nicola Travaglini ha delineato in maniera generale la natura del fenomeno facendo anche ricorso a dati numerici per dare una dimensione reale circa la sua problematicità per poi, nella seconda metà, confrontarsi apertamente con gli studenti riflettendo su alcuni singoli aspetti della questione.
Un momento molto indicativo e abbastanza riassuntivo dell’incontro è stata l’elencazione di vari pregiudizi di genere che vengono interiorizzati fin dalla primissima infanzia e che vanno poi a creare una struttura sociale che vede l’uomo in una posizione dominante rispetto alla donna nella famiglia e nella coppia come nel lavoro e nel gruppo di pari. “Fioraia sì, cassiera sì, ingegnera no, consigliera no” è stato, semplificando, il sillogismo con cui la dottoressa Travaglini ha spiegato come, all’innalzarsi del livello professionale, il femminile scompare fin dal primo imprinting che abbiamo con il mondo “dei grandi”.
Il ridimensionamento del riconoscimento sociale della donna passa però anche e soprattutto da come viene vista la coppia nell’immaginario collettivo, dove parole come “protezione”, “cura” o “gelosia” sono socialmente accettate e all’ordine del giorno e si declinano spesso e volentieri in una dinamica che vede proprio la reductio della figura femminile ad un mero stereotipo che sente di dover corrispondere al modello che è in qualche modo voluto. Ed è proprio questo l’humus da cui poi prende forma il ciclo della violenza, un modello teorizzato da Leonor Walker che aiuta a comprendere le dinamiche legate alla violenza di genere identificando quattro fasi che si ripetono ciclicamente nelle relazioni abusive.
L’incontro si è quindi rivelato una grande opportunità per esaminare più a fondo un tema che troppo spesso, specie dai media, non viene trattato con gli strumenti più congeniali, con tutte le implicazioni che ne derivano.
Di seguito l’intervista a Paola Di Nicola Travaglini: