“Si può ridere di Dio, ma senza offendere i sentimenti religiosi dei credenti, soprattutto dei poveri. Perciò, la prossima volta che volete dire una bestemmiuccia davanti a qualcuno, chiedetegli prima l’Isee! “ ( cit. Stefano Rapone).
Stefano Rapone, personaggio televisivo e autore comico italiano, noto al pubblico per la sua stand up comedy “Stefano Rapone non sa cosa dire” e il suo “UOM Podcast”, improvvisato insieme al comico e imitatore Edoardo Ferrario, il 3 aprile, presso l’Aula Congressi dell’edificio di Comunicazione e Ricerca Sociale ( Via Salaria 113) ha presentato il suo libro :“Racconti scritti da donne nude”.
Candidato al Premio Strega 2025 e presentato da Beppe Cottafavi nell’ambito dei titoli proposti dagli Amici della domenica, “ Racconti scritti da donne nude” si definisce come una raccolta di storie brevi i cui protagonisti appartengono alle più svariate tipologie umane: scienziati non pazzi, amanti focosi, fascisti amichevoli, feti zombi e Madonne in carriera.
“Dedicato a tutt* … * gli uomini eterosessuali”; un incipit d’effetto, una satira tagliente, tipica del black humor, che riflette sin dalla prima pagina il tipo di comicità che Stefano Rapone vuole utilizzare e trasmettere ai suoi lettori. Una comicità fondata sul silenzio, un silenzio non più visto a livello semiotico come la pausa tra la battuta e il suo esito ma come la battuta stessa; un paradosso che però rappresenta una verità, un silenzio “utopico”. Un tipo di comicità che funge da provocazione nei confronti di una società sempre più restrittiva, dove fare il comico non è più così semplice come una volta, dove la risata non può più essere data per scontata. Nelle sitcom americane ad esempio, a partire dagli anni ‘50, sono andate molto in voga le risate registrate ( “Laff Box”), che permettevano di dirigere le risate a distanza dando per scontato che tutti reagissero nello stesso momento e per le stesse battute, senza contare il grado di coinvolgimento e sensibilità di ciascuno spettatore. Oggi molte di queste, ad esempio legate allo scambio tra sessi ( uomini vestiti da donna ecc.), vengono considerate trans-fobiche, di cattivo gusto per una società sempre più propensa alla sensibilizzazione su tali tematiche.
Riprendendo il pensiero di Umberto Eco (“Storie della civiltà europea”- EncycloMedia Publishers 2014 ), la distinzione sostanziale tra il genere della tragedia e quello della commedia sta nel fatto che: nella prima l’eroe protagonista infrange una regola sacra che attira l’attenzione dello spettatore e che molto spesso, all’intero della tragedia stessa, dà origine ad un dibattito (es. Antigone- tragedia di Sofocle, 442 a.C.); nella commedia invece la discussione non sorge, ciò vuol dire che l’infrazione di una regola viene accettata e data per scontata all’intero della vicenda stessa.
Secondo il punto di vista di Guido Vitiello , docente CoRis e autore di “Joker scatenato: il lato oscuro della comicità ” (Feltrinelli 2025), il vero problema che caratterizza la società attuale sta nella fatica di distinguere i contesti , ciò avviene in epoca contemporanea a causa di strumenti comunicativi alla portata di tutti e informazioni sempre più condivise a livello globale. In una Live, come ad esempio durante uno spettacolo, il comico che si esibisce può esprimersi e affermare ciò che vuole una volta salito sul palco, questo perché il contesto in cui si trova, e in cui si trovano gli spettatori, è più chiaro e definito; su TikTok, Instagram, X e chi più ne ha più ne metta, chi crea contenuti ha una maggiore responsabilità e per questo deve avere una maggiore consapevolezza del ruolo che ricopre (Il politico trasformato in comico: Berlusconi, Grillo e attualmente Trump). Gli spettatori se decidono di assistere ad un determinato spettacolo sanno cosa li aspetterà una volta entrati in sala, sono consapevoli di aderire ad un modello/format ; su internet, al contrario, è tutto più difficile e confuso.
Un pomeriggio all’insegna della comicità, una comicità genuina ma nello stesso tempo strategica, che fa del silenzio, studiato e osservato dal punto di vista semiotico, un punto di forza.
<<Da sempre sostengo che l’umorismo sia sì un modo per far ridere, ma anche per far riflettere. Dopotutto, come diceva Tommaso Moro: “ La risata è il mezzo e non il fine “. (Stefano Rapone- Racconti scritti da donne nude – Rizzoli 2024)
In allegato l’intervista completa
Articolo a cura di Sofia Latino