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Porno subito. Sesso, bugie e videotape alla Sapienza

Si è concluso, con l’incontro di sabato 8 aprile, il Laboratorio di studi femministi “SGUARDI SULLE DIFFERENZE” 2016/2017.
Il quinto incontro dal titolo “Porno subito. Sesso, bugie e videotape” ha riguardato un tema che certo potrebbe far sorridere se lo si correla all’ambiente universitario. Tuttavia già a partire dall’etimologia della parola, si capisce che da ridere c’è ben poco.

Pornografia deriva chiaramente dal greco, dove pòrne indica la prostituta, mentre graphè ne indica il portare alla vendita. Ed ecco che il concetto della donna viene riportato all’ennesima condizione di scambio. Col passare dei secoli (ebbene si, i primi accenni sulla pornografia si ebbero già con “Le 120 giornate di Sodoma”, che preannunciava i siti porno) il concetto è stato rielaborato, ma il suo nucleo rimanda sempre e comunque a una rappresentazione del desiderio carnale, proibito, che sfida un tabù. La reazione che provoca è una reazione liberatoria, ma dall’altro lato può anche offendere, quando tocca l’osceno. Dalla commercializzazione del corpo femminile per il desiderio maschile scaturisce un’improbabile, se non impossibile, reazione di rifiuto per la scena pornografica in cui è la donna l’unica padrona del proprio piacere.

La prima relatrice dell’incontro è stata Anna Negri, attrice, regista, sceneggiatrice e scrittrice, che dal 2012, insieme ad altre registe italiane, fa parte de “Le ragazze del porno“. Queste artiste attraverso il porno, come strumento, cercano di rivoluzionare lo sguardo estraneo sulla donna.
Il porno infatti non è di per sé il male, piuttosto manca una prospettiva femminile, proprio perché a monte manca uno sguardo femminile sulla realtà. Le registe in Italia, per esempio, rappresentano solamente il 2%, quasi come ci fosse un retaggio nei confronti dei problemi di natura femminile. Nell’inconscio della collettività è insita la differenza di genere e il porno non fa altro che amplificarla, dal momento in cui nasce come veicolo per l’educazione sessuale. Il movimento post-porno cerca proprio di combattere questa concezione ideologica del porno convenzionale, mettendo al centro la donna e la sua determinazione. La pornografia genera senza dubbio reazioni di piacere, attraverso meccanismi bio-chimici e molecolari e di conseguenza non può essere fermata. Come già detto la pornografia ha anche il ruolo di educare all’amplesso, generando delle personalità inadeguate, che si sentono inferiori ai modelli offerti. “Le ragazze del porno” cercano proprio di lottare contro queste convenzioni; i loro film prodotti attraverso crowdfunding rappresentano un punto di partendo, per una versione del porno che dovrebbe essere normale, ma non lo è.

La parola è poi passata al Professor Tommaso Gennaro che ha trattato la pervasività del fenomeno porno.
La parola sex è la parola più digitata nei motori di ricerca; il 35% dei file scaricati sono erotici, così come più di 500.000 immagini caricate sono di natura erotica.
Pornhub ha pubblicato i suoi dati del 2016, in base ai quali ha avuto oltre 4 miliardi di utenti (729 files visitati al secondo). I siti visitati quotidianamente sono 260 milioni, su una base di 300 milioni. Il professore ha spiegato come il successo dell’ondata del porno dipenda dalla stampa, dalla tv, dai mass media in generale: che lo vogliamo o no, prendiamo tutti parte al sesso. La stessa categorizzazione del prodotto porno è una traduzione di categorie mentali, che veicolano l’accesso al piacere. Ma l’accesso al piacere segue dei modelli retorici?
Difficile dirlo, l’unico dato certo è che la pornografia naviga attraverso le forme del pathos: soprattutto in Giappone esistono dei modelli che si ripetono. Ne è un esempio la categoria che vede un molestatore importunare una donna all’interno del vagone di una metro. Due terzi delle donne ha poi rivelato di aver subito veramente una molestia in treno e proprio per questo Tokyo ha avviato un’iniziativa, grazie alla quale negli anni 2000 i vagoni si sono tinti di rosa, come simbolo di solidarietà e lotta contro questo fenomeno che è diventato pratica quotidiana, con rituali precisi: il molestatore, se scoperto in flagrante, viene obbligato a scendere dalla metro e scusarsi pubblicamente con la vittima.
Un’altra categoria di siti porno che ha trovato riscontro nella realtà è quella dello sleeping, il sesso con un partner dormiente. Categoria talmente apprezzata che in Francia molti bordelli offrono prostitute che fingono di dormire durane l’amplesso. Questi modelli, seppur seguendo pratiche diverse, hanno in comune la convinzione dinamica della disponibilità automatica della donna al sesso, donna che prima si ribella e poi diventa consenziente.

L’ultima parte dell’incontro è stata moderata dalla psicoanalista Manuela Fraire, che ha concentrato la sua attenzione sull’uso rivoluzionario della pornografia. Secondo la Dott.ssa non si nasce con una sessualità, ma questa viene sviluppata nell’ambiente in cui si cresce. La psicoanalisi spiega come Masochismo originario la posizione che si occupa quando ci si affida nelle mani dell’altro, una questione di vita o di morte quasi, come una reminiscenza che ci si porta dietro dallo stato neonatale: la ricerca di quella sensazione dura per tutta la vita. Lo sguardo, l’osservazione dell’amplesso rimane comunque lo scopo principale della pornografia.

Alessandro Ledda