Lunedì 6 novembre il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza ha ospitato il professor Cristopher Cepernich, professore di sociologia dei media e della comunicazione all’Università degli Studi di Torino.
La conferenza intitolata “Le campagne elettorali al tempo della networked politics” ha preso il nome dall’omonimo libro di Cepernich, presentato proprio durante l’evento. Il libro ha lo scopo di analizzare e teorizzare lo svolgimento delle campagne elettorali odierne. Tale lavoro teorico è frutto di una lunga esperienza sul campo. L’autore ha infatti lavorato all’opera per tre anni nei quali ha partecipato attivamente a tre campagne elettorali: Paolo Montagna sindaco di Moncalieri (2015); Virginio Brivio sindaco di Lecco (2015), Piero Fassino sindaco di Torino (2016).
Risultato è la teorizzazione di quella che il professore chiama “campagna elettorale digitale”. Questa non avviene esclusivamente online, ma è un gioco di interazione effettiva e fisica tra politica e cittadini. Cepernich illustra il termine con grande chiarezza partendo dal concetto stesso di campagna elettorale, la quale è un momento specifico nel mondo della politica in cui i candidati devono cercare di ottenere elettori, ottimizzando risorse e agendo velocemente. In campagna elettorale niente dovrebbe essere lasciato al caso: l’attitudine e il genio creativo del politico non bastano ad assicurarne successo.
Come agire, quindi, per realizzare una buona campagna elettorale? Innanzitutto deve essere svolta, almeno in partenza, in maniera scientifica. Si deve effettuare un’analisi dell’elettorato attraverso data-driven (raccolta dati) e organizzazzione high-tech (che fa uso di mezzi tecnologici d’avanguardia). Ciò avviene tramite ricerca sul campo: cercando elettori, prendendo la loro mail, rappresentando i possibili voti acquistati su carte geografiche tematiche. Importante è anche la raccolta dati tramite internet (l’interesse o meno sollevato da un post sui social, l’appoggio al politico considerando i follower delle pagine facebook, twitter…). Il vero potere dei social, per Cepernich, in politica, non è fare comunicazione, ma organizzare la comunicazione.
Una volta indagato lo scenario politico-sociale è necessaria un’operazione di micro-targettizzazione: “arrivare il più possibile all’interesse delle persone”. Trovate pubblicitarie apparentemente semplici quali togliere erbacce dai marciapiedi, sistemare strade, pulire l’ambiente pubblico, le quali sono spesso ridicolizzate dai cittadini, hanno però la buona funzione di attirare l’interesse sull’elettore. Cepernich chiarisce il punto con l’esempio dei lavori per una linea metro nella città di Torino: “Dove era situato il cantiere l’igiene pubblico era meno rispettato e la zona era sporca. E’ stato notato che proprio in tale zona i cittadini erano più diffidenti verso il sindaco vigente (Fassino nel nostro caso) perché mandante dei lavori”.
La micro-targettizzazione è ancora maggiore se svolta tramite agenti interattivi ovvero mediatori, persone che colleghino il politico ai cittadini. Questi sono team leader e volontari che prestano la loro disponibilità per promuovere il candidato. La prima figura è un leader molecolare, un professionista specializzato che gestisce i volontari dandogli istruzioni e facendosi tramite tra questi e il candidato. I volontari, invece, sono persone non retribuite che attraverso volantinaggio, sondaggi, interviste, semplice comunicazione con il cittadino, visite a zone urbane dissestate o problematiche cercano di convincere le persone a votare quel politico.
Cruciale è quindi, nelle campagne elettorali analizzate nel libro, il rapporto faccia a faccia e l’azione su microsistemi, su piccola scala. I rapporti umani, in un mondo di sovrabbondanza di informazione acquisiscono un nuovo valore nel destare l’interesse dell’elettorato: “la gente vuole parlare, non sentir parlare. La grande retorica è ormai inutile”. Il cittadino vuole aprirsi, sfogarsi, raccontarsi: dove vi è l’ascolto da parte del politico o di un suo rappresentante, lì, vi è adesione.
La conferenza, presentata ed organizzata da Rossella Rega è stata arricchita dalla partecipazione dei professori Edoardo Novelli (professore associato di sociologia – “Roma Tre”) e Roberto Gritti (docente di comunicazione politica, CoRiS – “Sapienza”). Essi muovono l’attenzione dei presenti verso il cambiamento della politica dall’era premoderna all’attuale postmoderna. Il professor Novelli riflette su come anche le campagne elettorali di un tempo si basassero sulla rappresentanza politica locale attraverso i partiti. Su queste basi, ci si chiede, durante il dibattito di fine conferenza, se si stia tornando a una politica decentralizzata cioè ad una politica fondata su una mobilitazione sociale in cui l’azione della campagna elettorale non viene solo dalla forza politica di riferimento ma anche da microleader (appunto volontari e team leader). La differenza tra ora ed allora, è però, come ribadito da Cepernich, che le persone attualmente sono poco disposte ad aderire ad un partito. L’epoca dei partiti è terminata. Essendo passati (a partire dagli anni ’80) da una politica basata sull’ideale a una politica basata sulla figura del leader, il partito non è sufficiente ad attirare interesse su un candidato politico, anzi, molte volte risulta un ostacolo. Le iniziative politiche degli attuali influencer locali confluiscono sul solo leader e non sull’intera fazione politica.
Un ultimo intervento porta a riflettere sull’importanza dei media tradizionali (televisione, radio, giornali) per fare campagna politica. Essi sono ancora necessari alla visibilità dei candidati ma non bastano a riempire il “vuoto di fiducia tra politico e elettore” che è sempre maggiore ai nostri giorni.
Miriam Petrini