È possibile parlare la lingua di Scaldati? È possibile comprenderla? Queste sono alcune delle domande alle quali tenta di rispondere il progetto “Notturno Scaldati”, nato con l’obbiettivo di far conoscere la produzione per il teatro del grande scrittore, drammaturgo, poeta, attore e regista Siciliano.
Il progetto curato da Valentina Valentini, docente della Sapienza Università di Roma, con la collaborazione di Viviana Raciti, prevede due giornate di studio, un laboratorio ed un esperimento teatrale che vedranno tra i protagonisti attori, storici del teatro e della letteratura, linguisti e critici insieme per analizzare il mondo, la scrittura e il linguaggio dell’autore-attore nel contesto della storia del teatro e della letteratura del Novecento, italiana ed europea.
Si parte mercoledì 29 novembre alle 14.30, per proseguire giovedì 30 a partire dalle ore 9.30 presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, dove grazie agli interventi di numerosi studiosi ed artisti di teatro, verranno analizzate e discusse le principali tematiche affrontate dall’autore nelle sue opere. Le discussioni saranno intervallate da proiezioni ed ascolti di opere dello stesso.
Dal 24 al 28 novembre sarà la volta del laboratorio, una forma di lavoro molto cara allo stesso Scaldati, che si terrà, sia pure in una durata concentrata, al Teatro Tor Bella Monaca a cura di Antonella Di Salvo, Donatella Orecchia e Viviana Raciti.
“Cosa succede, ci chiediamo, quando un suo testo viene restituito da un attore che non conosce la sua lingua, destinata a diventare come un geroglifico quando non ci saranno più quei pochi attori che la parlano e la comprendono?”. Un’occasione importante, dunque, non solo per comprendere e conoscere le grandi opere dell’autore siciliano, ma anche per interrogarsi e riflettere sul come sia possibile per un attore, confrontarsi con la lingua della Palermo tanto cara a Soldati, lingua che adesso sembra quasi straniera.
Un mondo meridiano e notturno, lirico e carnale vive nei testi teatrali di Franco Scaldati. Una Palermo fatta di voci di venditori, di serenate all’amata, di richiami di bambini all’imbrunire, di violenze improvvise e apparentemente immotivate, di giochi, dialoghi fra figure erranti che sognano piatti di tennerumi, creature eteree o al contrario estremamente radicate ai bisogni terreni.
Vanessa Munaò