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“Roma. Punto e a capo”, il nuovo libro di Silvana Cirillo

Lo scorso 6 dicembre, presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università La Sapienza, si è tenuta la presentazione del libro Roma. Punto e a capo di Silvana Cirillo.

Tra gli ospiti che ci hanno raccontato la città eterna, vista attraverso gli occhi dei grandi narratori, erano presenti Fabio D’Avino, Giampiero Gramaglia, Emiliano Morreale, Lidia Piccioni e Claudio Zambianchi.

L’idea del libro, nata durante un convegno pasoliniano, dalla volontà di narrare le periferie della purezza e della povertà si estende presto a tutta Roma. Dal dopoguerra ai nostri giorni, questa è la città dei narratori: scrittori, fotografi, registi e giornalisti.

Con una lettura di testi d’autori del calibro di D’Annunzio, Pasolini, Trilussa, Soldati e Parise la città viene dipinta in varie sfaccettature. Dal paesaggio naturale alle fabbrichette e alle periferie, per finire con l’immigrazione intellettuale. Roma è la città che meglio può rappresentare il fenomeno Italia e i romani sono maestri d’una vita materiale e giornaliera. Moravia descrive in La Ciociara una cupola, la cupola di Roma, segno non della città ma della vita serena della città stessa.

Per Morreale Roma è una città anticinematografica, basti guardare la storia del cinema italiano. La vera Roma del cinema non è che quella delle periferie, da Ostiense a Val Melaina. Tant’è che l’Eur, nel cinema del neorealismo, diviene emblema di disumanità. La capitale viene narrata da Dario Argento come un luogo folle, da incubo. Nanni Moretti fissa invece nel nostro immaginario una Roma scomparsa, come se fosse sempre appena passata, una Roma d’agosto deserta e surreale, un luogo della solitudine.

Gramaglia, da giornalista, evidenzia come la città appaia nella cronaca di tutti i giorni. Leggendo articoli di Roberto Napoletano, emergono le contraddizioni e i punti di forza di Roma. Dall’addio al mercatino della befana di Piazza Navona alla movida che invade Trastevere, fino all’arresto di Carminati.

Leggendo Barilli, Morante e Ortese facciamo un giro panoramico sulla città e ne scopriamo i suoni ed i colori. Il cielo di Roma è blu e non ha memoria, perchè la storia di Roma arriva come una grande montagna e lì si siede. Il suono di Roma invece vive come la luce, echeggiando sui marmi. La città è costruita sul vuoto. Tra i pilastri di tufo s’aggira il terremoto. Inoltre qui le ore del giorno non sono altro che capitoli di un romanzo.

La storica Piccioni d’altra parte pone l’attenzione sulla stretta connessione tra letteratura ed analisi storica. Per chi fa ricerca la letteratura è fonte di se stessa. Inoltre il libro della Cirillo le è servito, come lei stessa ammette, a mettere a fuoco le sue sensazioni da cittadina romana. “Leggendo il brano di Caldarelli sulla luce ho capito perchè noi romani pensiamo che sia sempre lo stesso periodo dell’anno, perchè la luce d’autunno rifulge come quella estiva. La letteratura formalizza i sentimenti“.

Seppur disprezzata da molti nel resto d’Italia, sia perchè non ha mai definito fino in fondo il suo ruolo da capitale sia per la damnatio memoriae del fascismo, Roma eraed è un palcoscenico. Qui la cultura s’intreccia e molti vengono a discutervi di politica, di questioni riguardanti altri luoghi.

Come dichiara Gore Vidal nel film Roma di Fellini Roma è la città delle illusioni, della Chiesa, del Governo e del Cinema. Mentre il mondo si avvicina alla fine quale posto è migliore di questa città, morta tante volte e tante volte rinata? Roma è il posto ideale per vedere se il mondo finisce o no.

Elisabetta Orfanelli