Il mondo continua ad evolversi, ad andare avanti in quello che è un processo continuo, progressivo ed inesorabile che giunge a toccare tutti i punti della realtà e a coinvolgere tutti gli attori sociali. La società del continuo progresso trova degli sviluppi particolarmente interessanti nell’osservazione del comportamento di quelli che, oggi, rappresentano il futuro: i bambini, punto di partenza e base della scala sociale, sempre più disposti e predisposti ad abitare un mondo nuovo e moderno, a sfruttare le straordinarie risorse offerte dall’evoluzione tecnologica. È questo il contesto in cui ha avuto luogo, nel pomeriggio di lunedì 11 dicembre presso l’aula “Angrisani” della sede AgCom di via Isonzo, il seminario di rendicontazione istituzionale della ricerca Inf@nzia DIGI.tales 3.6 dal tilolo “Il tablet nell’esperienza dei bambini 3-6 anni”, organizzato da Sapienza Università di Roma.
Finanziato dal MIUR, Inf@nzia DIGI.tales 3.6 è un progetto nato con l’obiettivo di rinnovare la scuola partendo dalle origini: i ricercatori si propongono di sviluppare situazioni innovative sia dal punto di vista metodologico, con nuovi strumenti pedagogici, sia dal punto di vista tecnologico, mediante l’utilizzo di oggetti intelligenti.
L’incontro ha rappresentato un momento di confronto pubblico sullo stato attuale della ricerca: gli impulsi principali al dibattito sono stati dati dai vari ricercatori ed accademici impegnati nell’attività, che hanno esposto in primis gli ambiziosi obiettivi che hanno portato alla nascita di Inf@nzia DIGI.tales 3.6 e successivamente le intriganti sfide con le quali si sono dovuti confrontare.
La discussione è stata aperta da Mario Morcellini, il responsabile scientifico del progetto, che ha sottolineato subito l’importanza primaria di mettere in luce quelli che sono gli sviluppi dell’indagine più che i risultati, per certi versi ancora provvisori. A prendere la parola nella fase introduttiva è stato poi il Presidente AgCom Angelo Marcello Cardani, per il quale bisogna far sì che i ragazzi crescano con il mondo digitale nel modo più corretto e coerente possibile: è fondamentale per la ricerca avere il coraggio di lanciare queste idee, è un suo dovere.
L’idea, o meglio la sfida, è stata accolta ed accettata con grande dedizione e passione dal mondo accademico e dal dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza, come confermano le parole dello stesso direttore Bruno Mazzara, mentre il rappresentante della partnership informatica, Andrea Delle Piane afferma la volontà di offrire, mediante il corposo lavoro, un contributo importante al rinnovamento e al potenziamento della didattica negli istituti che hanno il compito di curare il primo approccio educativo con i più piccoli.
Il percorso, intrapreso nel 2013, indica l’avvertimento chiaro di sensazioni comuni nell’analisi dei rapporti infantili con il mondo digitale, ricco di opportunità ed al tempo stesso di pericoli. Con questi presupposti, il discorso avanza fino ad una biforcazione: la ricerca si interroga inizialmente sui difficili rapporti relazionali tra tecnologie e mediazione attraverso le puntuali riflessioni di Christian Ruggiero prima e di Simone Mulargia poi; successivamente, le parole dei docenti Fabrizio Criscuolo e Raffaella Messinetti pongono l’accento sul come fare ricerca sui bambini dai 3 ai 6 anni, affrontando questioni di carattere etico e deontologico.
Il confronto finale con i cosiddetti stakeholders, cioè con quelli che sono i soggetti direttamente o indirettamente coinvolti nell’attività nel ruolo di figure istituzionali, ha rappresentato il desiderio di richiedere un confronto sui risultati parziali e sugli sviluppi del laboratorio di lavoro. Le diverse voci chiamate in causa hanno evidenziato, quasi all’unanimità, l’importanza delle tecnologie nel processo di crescita ma, al tempo stesso, il bisogno concreto di arrivare ad un efficace connubio tra il loro utilizzo e il connesso processo di “mediazione-filtrazione”, volto ad eliminare le insidie provenienti dal mondo digitale.
L’efficace chiusura è tutta nelle parole di Antonio Martusciello, commissario AgCom, per il quale la tecnologia può rappresentare il bene e il male allo stesso tempo. Al sicuro vantaggio nell’ambito dell’insegnamento si affianca in effetti spesso una generale impreparazione, nel campo, delle figure predisposte all’educazione del bambino. L’apprendimento non è fatto solo di nozioni e conoscenze, ma anche e soprattutto di una comunicazione che diventa il mezzo capitale per far interagire gli attori principali di questo processo: genitori, insegnanti e bambini. Bisogna in fin dei conti garantire protezione, non inibizione.
Un momento di confronto rilevante dal punto di vista umano e scientifico dunque, che ha voluto porre lo sguardo sui soggetti del presente mediante l’acquisizione di una prospettiva futura, mettendo al centro quelli che un giorno non troppo lontano andranno a costituire il fulcro della nuova società.
Michele Antonelli
Interviste a cura di Miriam Petrini