Il Circolo degli Esteri ha ospitato lo scorso 20 dicembre la Conferenza di presentazione del Corso di alta Formazione “Il ruolo delle donne nei processi di pace e nella mediazione dei conflitti per la tutela dei diritti umani”. Il corso organizzato in collaborazione con l’Associazione Consorti del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, nasce da una necessità del ACDMAE di poter contribuire in modo concreto al processo di valorizzazione del ruolo della donna come mediatrice di pace. In cinque moduli il corso di durata annuale è un’opportunità per gli studenti di conoscere il diritto internazionale sulla tutela dei diritti umani, con una particolare attenzione al ruolo delle donne nelle situazioni pre e post conflitto. Tutto questo con lo scopo di preparare figure professionali destinate ad operare nei contesti di guerra e nelle situazioni post-conflittuali, in conformità all’Agenda Donne Pace Sicurezza.
“Le donne possono apportare un contributo che altri non possono dare e io sono d’accordo. La donna ha un valore aggiunto cioè quello di essere donna. Ormai non c’è più differenza di genere che tenga”, un’opinione quella di Sergio Marchisio, Direttore del Corso di alta Formazione e professore del Dipartimento di Scienze Politiche della Facoltà di Scienze politiche della Sapienza, che espone in maniera concisa e diretta il tema centrale della giornata. Si insiste in questo come in altri interventi successivi, sul ruolo fondamentale delle consorti, una delle posizioni più complesse poiché implica la comprensione, l’accettazione e la condivisione di scelte di vita e familiari non convenzionali.
“Se i diritti umani rimangono un valore astratto, essi non diventeranno un patrimonio condiviso comune e quindi le modalità di comportamento non subiranno alcun tipo di cambiamento”, afferma il Consigliere degli Affari Generali Antonello Biagini. Un’opinione sviscerata in seguito, secondo una prospettiva prettamente giurisprudenziale da Francesca Tardioli, DGAP – Direzione Generale per gli Affari Politici e di Sicurezza, e Raffaella Messinetti, Preside della Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia,Comunicazione dell’Università Sapienza.
Il raggiungimento dell’identità fra uguaglianza formale e sostanziale di uomo e donna, ma soprattutto la tutela della dignità, considerata come chiave per il mutamento sociale, trovano un embrionale riscontro nella Risoluzione 1325, approvata nel 2000 dal Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite. Si tratta di una Risoluzione epocale: in quanto ha riconosciuto universalmente l’importanza del ruolo e della presenza delle donne, a tutti i livelli decisionali, nazionali, regionali e internazionali nella regolazione dei conflitti e nell’attuazione dei processi di pace. E’ stata anche indicata come “the way forward”, cioè il cammino da seguire nel processo di trasformazione, per una maggiore partecipazione delle donne nei processi di mantenimento della pace e della sicurezza nazionale. Partendo da questo punto di riferimento, gli obiettivi da raggiungere vanno dalla lotta alla violenza e alla discriminazione delle donne, all’incremento della presenza femminile nelle istituzioni e all’integrazione di politiche di genere nei progetti di peacekeeping.
Su questo argomento, con l’obiettivo di approfondire i temi del Terzo piano d’azione nazionale dell’Italia (2016-2019) sul tema in attuazione della risoluzione del Consiglio di sicurezza 1325, l’evento comprende una tavola rotonda su “L’Agenda donne, pace e sicurezza: che sviluppi in futuro?”. Alla discussione hanno partecipato Sergio Marchisio, Vichi De Marchi, direttrice di Women Empower the World, Enzo Le Fevre, segretario generale WIIS, Mauro Garofalo, Head of International relations Comunità di S. Egidio, Natalia Quintavalle, presidente dell’ Associazione donne italiane diplomatiche, Silvia Colombo, responsabile del programma Mediterraneo e Medioriente e Vincenza Chiacchierini, Coespu Gender Advisor; il tutto moderato da Loredana Cornero, relazioni internazionali Rai.
Federica Tuseo
Eleonora Artese