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Integrazione attraverso l’educazione per combattere la crisi migratoria

Integrazione

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      Intervista a Marcello Scalisi

All’Aula Magna del Rettorato dell’Università La Sapienza di Roma si è svolta la conferenza “Integration of Refugees in Europe – The Role of Universities” che ha portato relatori e pubblico a confrontarsi sul tema dell’immigrazione e di come l’integrazione è una risorsa possibile attraverso accoglienza e educazione.

Molti stranieri nel pubblico della conferenza, tenuta interamente in lingua inglese, del 17 aprile. Si tratta, infatti, della seconda giornata di una cosiddetta Training Week per gli addetti del settore iniziata il giorno precedente.

Si apre con i saluti accademici del Magnifico Rettore Eugenio Gaudio che parla del progetto InHere, di cui fa parte questa Training Week, un progetto di formazione nell’accoglienza, diretta a ogni essere umano che ne possa avere bisogno, con particolare cura alla protezione dei diritti. Il Rettore cita ulteriori progetti di cui La Sapienza fa parte, tra cui il Progetto Rescue.

A seguito dei saluti istituzionali passa la parola al Professor Carlo Giovanni Ceretti, che spiega alla platea come le migrazioni abbiano sempre fatto parte della storia umana, per cui il processo di integrazione sia naturale e vada aiutato per migliorare la crisi attuale.

E’ il momento della presentazione del film “Quando non puoi tornare indietro“, diretto da Leonardo Cinieri Lombroso, che lo illustra mostrando un trailer al pubblico. Il Film Director , che veniva da lavori sulla Cina, documentari e web series, ora si sta concentrando sul tema dell’immigrazione anche grazie al protagonista del suo documentario, uno studente proveniente da Aleppo. Il film, che utilizza la piattaforma Indiegogo per il crowdfunding della post-produzione, segue le vicende del ragazzo attraverso la sua storia nell’Università La Sapienza e successivamente a The Voice.

Parola al Professor Pierluigi Montalbano, che si concentra nello spiegare che un’integrazione sana gioverebbe non solo ai migranti e ai rifugiati, ma anche alla società stessa che li accoglie, sia in campo economico che in quello di diversità di prospettive; cosa ormai nota al settore privato che ne giova da anni.

Interviene Felipe Camargo, rappresentante dell’UNHCR Ufficio per l’Europa del Sud, sostenendo che l’incapacità dei rifugiati nell’avere accesso all’educazione adeguata rende l’integrazione più difficile. Quindi propone 3 punti su cui lavorare: la mobilità, attraverso documenti di viaggio più facili da ottenere, la ricerca incentrata sull’integrazione, trovando ulteriori modi per arrivare più velocemente a fornire educazione e quindi integrazione ai migranti, e un tipo di educazione volto verso la crescita, facilitando così un futuro ritorno in patria per la ricostruzione.

Parla, a questo punto, Costanza Hermanin, political advisor per il Ministero di Giustizia, che illustra il lavoro del Ministero verso un fact checking delle notizie sull’immigrazione. Descrive, inoltre, l’impegno nella ricollocazione di parte dei migranti arrivati in Italia in altri stati che vogliono accoglierli.

Dopo una piccola introduzione prende la parola Kostantinos Moschoritis, segretario generale dell’Intersos, un’organizzazione umanitaria. Moschoritis sostiene che l’educazione nei paesi sottoposti a crisi umanitarie è necessaria, per cui il ruolo delle organizzazioni umanitarie sarebbe quello di provvedere ad essa quando possibile.

Interviene a questo punto il direttore dell’Unimed, associazione delle università del mediterraneo, Marcello Scalisi, che presenta nuovamente il Progetto InHere. Ricorda, poi, la nascita dell’associazione di cui è a capo. Nel suo discorso si parla di come migliorare la situazione, di come nel pensare ai ragazzi, spesso, ci si scordi di chi in ambito educazionale lavorava già, dei cosiddetti rifugiati accademici e di come dovrebbe essere un obiettivo delle università integrarli. Successivamente si menzionano anche il progetto Erasmus e quello Erasmus+ parlando di mobilità universitaria e di come migliorarla anche per i rifugiati.

Prima delle domande di fine evento viene dato spazio a chi ha avuto un contatto diretto con i rifugiati, le università e gli enti di settore. Viene presentato il Progetto Peer, un database di università che i rifugiati possono utilizzare per accedere ad ognuna di esse. Successivamente intervengono i rappresentanti delle varie università con le rispettive iniziative, tra cui anche uno studente rifugiato che ha avuto accesso al programma spagnolo e ne racconta l’esperienza.

Una frase viene ripetuta durante tutta la conferenza permettendo di comprenderla al meglio: “Integration via education“, l’integrazione attraverso l’educazione.

Federico Saccoccio