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“L’Europa e i rifugiati” si incontrano alla Sapienza

      Intervista a Giuseppe Motta e Nadan Petrovic
      Intervista a Lucas Paleocrassas

Mercoledì 18 aprile, presso l’aula multimediale collocata nel Palazzo del Rettorato dell’Università di Roma La Sapienza, si è svolto l’incontro dal titolo “L’Europa e i rifugiati. Analisi storica e prospettive contemporanee“.

Obiettivo del seminario è stato quello di voler affrontare un tema importante, oggi principale causa di dibattito, dandogli una dimensione storica al fine di sfuggire a quello che è, secondo le parole del professor Giuseppe Motta – principale promotore dell’evento – , un clima di emergenza che tutta l’Europa sta vivendo.

L’incontro, cominciato alle ore 10:00, ha visto prendere parola il professor Antonello Biagini, Presidente della Fondazione Sapienza. Dopo aver portato i saluti del Magnifico Rettore, grande assente della giornata, Biagini ha sottolineato come il tema dei rifugiati, in modo particolare questa settimana, sia stato oggetto di discussione alla CRUI (Conferenza dei Rettori Universitari Italiani) in cui è stato fatto il punto sulle attività svolte da parte delle varie università del Paese nei confronti dei rifugiati a vario titolo.

Biagini ha poi passato la parola al professor Giovanni Solimine, Direttore del Dipartimento di Scienze Documentarie, Linguistico-Filologiche e Geografiche, il quale, dopo aver ringraziato il collega Motta per l’invito, si è detto onorato di partecipare a questa iniziativa di grande rilevanza. “il dipartimento” ha sottolineato Solimine riferendosi al proprio “ha sempre sostenuto queste iniziative con la convinzione che l’Università abbia anche il dovere di partecipare al dibattito pubblico su alcuni temi importanti. Si sente spesso, infatti, parlare della terza missione dell’Università ovvero quella di diffondere una consapevolezza nei cittadini“.

Conclusasi la parte introduttiva e dei saluti, è salito in cattedra Alessandro Vagnini, il quale ha dato inizio alla prima sessione della giornata intitolata “Profili Storici“, un quadro introduttivo sui rifugiati in Europa da un punto di vista complessivo e in un tempo ben determinato, ovvero quello tra la prima e la seconda guerra mondiale. I relatori che hanno preso parte a questa prima tranche sono stati: Nadan Petrovic (Sapienza) con una relazione dal titolo “Rifugiati in Europa, il fenomeno antico e le sfide attuali“; Fabio L. Grassi (Sapienza) con “Il declino dell’Impero Ottomano e i profughi del Caucaso“; Giuseppe Motta (Sapienza) con la relazione intitolata “La questione dei rifugiati ebraici fra prima e seconda guerra mondiale“; infine, Petra Hamerli (University of Pécs, Hungary) con “I rifugiati politici croati in epoca interbellica“.

La seconda sessione intitolata “L’epoca contemporanea“, invece, cominciata dopo una breve pausa per tutti i partecipanti, è stata moderata da Fabio Grassi, il quale ha invitato a parlare nuovi relatori, tra cui: Sielke Beata Kelner (Institute of International and Developing Studies, Geneva) con “Il Muro di Berlino in Romania: come emigrare da un paese comunista nel 1982“; Daniel Pommier (Sapienza) con la relazione dal titolo “Rifugiati interni in Caucaso: il caso dell’Azerbaijan“; Kristof Filemon (MIREES, Università di Bologna) con “Il dibattito sulle migrazioni in Ungheria  – fraintendimenti e propaganda“; Mariann Domos (University of Pécs) con “Migrazioni internazionali e integrazione nazionale in una prospettiva bottom-up: il caso dell’Italia“; Alessandro Pistecchia (UNAR) con “Migranti, rifugiati, transitanti tra marginalità e inclusione nel contesto di Roma“.

La giornata si è poi conclusa con la visione del cortometraggio “Citizen Xenos” di Lucas Paleocrassas, giovanissimo regista greco, presente all’incontro per parlare del suo lavoro.

Il cortometraggio, sulla vita dei rifugiati siriani in Grecia, è il racconto diretto dei suoi protagonisti. Famiglie emigrate che cercano di adattarsi ad un nuovo ambiente, di poter riacquistare la loro dignità attraverso il lavoro: uomini e donne dispiaciuti dall’essere visti solo come mendicanti piangenti e imploranti, ma che vorrebbero essere parte integrante della cultura che li ospita e ancora di più, vorrebbero riavere la loro terra, la loro Siria. Sono protagonisti del corto anche volontari che cercano di assistere i siriani o che cercano di rimediare loro altri alloggi al di fuori dei campi di accoglienza. La situazione però non è facile neppure per questi: le perone sono troppe, le società diverse, spesso ci sono tensioni tra siriani e non siriani, problemi di comunicazione, mancanza di aiuti, mancanza di fondi. Poi ci sono i campi di accoglienza, dove le condizioni igieniche sono pessime e gli immigrati tentano di andarsene il prima possibile perchè si sentono in un ghetto, senza diritti, servizi igienici, poca assistenza medica. Uomini, donne, ragazzi distrutti dalla guerra, soli, abbandonati a sè stessi, che spesso hanno subito torture e che ora vengono considerati come un peso per l’Europa. Nella vita di alcuni sempre più ombra: la speranza è nei loro figli, per chi ancora ne ha, e per il loro futuro.

Alessandro Lauria e Miriam Petrini