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La musica dei Pinguini Tattici Nucleari e dei rovere fa urlare Villa Ada

Pinguini Tattici Nucleari

Pinguini Tattici Nucleari

Senza ombra di dubbio si può dire essere stato un successone il concerto dei Pinguini Tattici Nucleari, tenutosi martedì 10 luglio a Villa Ada in occasione della venticinquesima edizione di Roma incontra il mondo. L’ormai nota band della scena musicale indie italiana, è stata preceduta dall’esibizione di un altro gruppo molto più recente, che in pochissimo tempo è riuscita a guadagnarsi un numero di fan non indifferente: i rovere.

I rovere sono una neo band bolognese, formata da Nelson Venceslai, che forse alcuni di voi lo conosceranno più come Nels, nome che usa su youtube nei suoi daily vlog, o prima ancora per esser stato uno dei membri del canale youtube Relative, Luca Lambertini e Lorenzo Stivani. Il loro primo singolo – la pioggia che non sapevo, uscì su youtube il 31 maggio 2017, mentre il secondo e ultimo singolo – caccia militare – è stato pubblicato lo scorso 13 dicembre, e nonostante sia poco tempo passato da allora, oggi questi ragazzi possono contare su youtube più di 300mila visualizzazioni a canzone. Quale occasione migliore allora per presentare ai loro fan per la prima volta 3 inediti live, uno dei quali scritto in collaborazione con Riccardo Zanotti, voce e principale compositore dei Pinguini Tattici Nucleari. A Villa Ada i rovere sono riusciti a ritagliarsi all’inizio del concerto uno spazio tutto loro, dove con la loro musica e con la grande simpatia che li caratterizza, sono riusciti a far urlare tutto il loro pubblico già dalla prima canzone.

Ma ora passiamo ai protagonisti indiscussi della serata: i Pinguini Tattici Nucleari . Il nome geniale è stato rubato alla birra scozzese “Tactical Nuclear Penguins”, che nell’ormai lontano 2012 in un bar bergamasco ha colpito particolarmente i membri fondatori. Oggi i componenti della band, oltre al sopracitato cantante Riccardo Zanotti, sono Elio Biffi alle tastiere, Lorenzo Pasini e Nicola Buttafuoco alla chitarra, Matteo Locati alla batteria e Simone Pagani al basso.

Gioventù Brucata è il nome del loro nuovo album, nome che lascia intendere come l’ironia sia la chiave di lettura dei loro testi; lo recita anche uno dei loro nuovi brani “Irene non fidarti mai dei testi delle mie canzoni, soprattutto di quelle da parafrasare che sono le peggiori”.
“Come recita la canzone che dà il titolo all’album, i nostri nonni si identificavano nella cosiddetta “gioventù bruciata”, quella dei ribelli senza un motivo. I nostri padri in quella bucata, quella delle droghe pesanti e delle morti per overdose. Mentre noi non sappiamo fare altro che brucare nell’attesa di essere definiti.” Questa è la definizione che danno i membri della band indie al titolo di quello che è l’album che li ha definiti musicalmente. Con “Gioventù Brucata” si intende quel costante conflitto interiore tra l’affrontare i propri doveri e la più comoda e meno stressante scelta del fallimento come stile di vitache caratterizza i giovani del XXI secolo, protagonisti in una società in cui la possibilità di fallire non solo è all’ordine del giorno ma fa così paura che sembra più facile velocizzare questo processo rendendola una scelta.

Il tema del fallimento rimane evidente nel corso dell’intero album. Lo è in 79, storia autobiografica dell’esame di maturità di Riccardo, che avrebbe dovuto prendere almeno 80 per entrare in un’università londinese; in Sciare, che parla di un ragazzo che amava lo sport invernale ma che probabilmente si sarebbe rivelato più capace nel basket; e lo era anche in alcuni dei loro brani precedenti, come per esempio Le Gentil.

Anche i due brani più romantici trattano del sentimento in maniera non convenzionale. Tetris è una dichiarazione romantica a quella che, come lasciano intendere i verbi al passato, è una ex ragazza accompagnata da una ritmica folk che ti fa venire voglia di ballare. Irene, invece, è “una storia come se ne sono già viste, con una ragazza se ne sono già viste, che sognava un futuro come come se ne sono già visti.”

Che il legame che unisce i sei ragazzi vada oltre semplice rapporto lavorativo è evidente guardandoli interagire sul palco. Probabilmente, questo è uno dei loro maggiori punti di forza, insieme all’innata simpatia e alle strisce di liquirizia che mangiano a tonnellate prima di salire sul palco, grazie ai quali sono stati in grado di trasformare un semplice concerto in un’esperienza irripetibile e divertentissima.
Il concerto si è concluso tra risate e applausi del pubblico con La Canzone dell’Arrivederci, tormentone dal cartone L’Orso Bear della Casa Blu, a dimostrare ancora una volta l’ironia e la sagacia di questa band geniale.

Daniele Valentino e Marina Taliercio