In ambito artistico alla parola Rinascimento i primi nomi a cui pensare sono quelli di Michelangelo, Raffaello e tanti altri. Pochi penserebbero a un artista poco conosciuto dai non addetti ai lavori come Luca Signorelli: secondo il Vasari mentre è ancora in vita raggiunge una fama mai vista prima, ma l’ascesa di artisti successivi quali i due di cui sopra oscurano il suo successo, relegandolo nell’oblio.
Proprio questo termine è usato per intitolare la mostra dedicatagli ai Musei Capitolini, “Luca Signorelli e Roma. Oblio e riscoperte“, in esposizione dal 5 novembre fino al 12 gennaio 2020 a cura di Federica Papi e Claudio Parisi Presicce. Composta da 60 pezzi provenienti da collezioni nostrane ed estere, è la prima volta che un museo propone una rassegna basata sulle opere dell’artista cortonese nella capitale.
Scopo dell’esposizione è far risaltare il contesto storico artistico del suo primo soggiorno nella città eterna e dare nuove letture del rapporto diretto e indiretto tra Roma e il Signorelli, proponendo anche opere che la città vede per la prima volta.
Il percorso espositivo è costituito in sette sezioni, iniziando dall’errore del Vasari sul vero volto dell’artista, rappresentato con diversi connotati sui due Busti realizzati da Tenerani e Pierantoni. Si giunge poi alla Roma quattrocentesca di Sisto IV: al tempo Roma non riconobbe le qualità dell’artista, il quale proprio dopo l’unico lavoro romano (affresco del Testamento e morte di Mosè, Cappella Sistina) sviluppò il suo specifico linguaggio pittorico, considerato il perfetto punto d’incontro tra tradizione classica e latina.
Vengono quindi mostrate opere che rievocano i monumenti capitolini: dal repertorio scultoreo della capitale impara moltissimo, entrando in un processo evolutivo che porterà al suo riconosciuto capolavoro, l’affrescatura della Cappela Novo di Orvieto terminata nel 1504: sarà di grande influenza per i più grandi artisti rinascimentali, gli stessi che supereranno il Signorelli e lo costringeranno a un ruolo minore nella storia dell’arte post-rinascimentale.
Tale Cappella è ricostruita nel museo attraverso riproduzioni retroilluminate, e precede alcuni capolavori del Signorelli come la Vergine col Bambino del Met di New York. Successivamente vi è una sezione dedicata al soggiorno sotto Leone X e i rapporti con Bramante e Michelangelo, e a chiudere l’esposizione c’è un approfondimento sulla riscoperta tra ‘800 e ‘900: la seria riscoperta di Luca Signorelli inizia nel XIX secolo, e la critica lo considererà un precursore della più alta stagione rinascimentale. Anche nella pittura novecentesca si notano influenze signorelliane, e questo secolo vedrà la prima monografia scientifica degna di nota (Mancini, Vita di Luca Signorelli)