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Una lezione sul vitalismo a Villa Mirafiori

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Lunedì 24 febbraio alle ore 15.30, presso l’Aula XI di Villa Mirafiori, suggestiva sede del Dipartimento di Filosofia, il professor Charles Wolfe, docente dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha tenuto la lezione “Vitalismo e metafisica della vita: il fascino discreto del vitalismo settecentesco”. L’intervento è stato seguito da un vivace e proficuo dibattito tra cultori della materia, specie sull’opportunità di dividere nettamente tra vitalismo e materialismo prima della comparsa ufficiale del primo termine nel XIX secolo.

In primo luogo, il professor Wolfe ha chiarito la somiglianza di famiglia della parola “vitalismo”, che racchiude categorie ambigue, e ha messo in luce come il termine sia stato abusato nel tempo, arrivando a essere ridotto alla sola presenza della mente nella materia e a definire un “pantano concettuale” di materialismo e vitalismo.

Il docente, quindi, ha proposto una prima distinzione tra vitalismo cosmico e vitalismo immanente: nel primo caso, si presuppone uno spirito universale che permea e ravviva tutte le cose del cosmo; nel secondo caso, si parla di un seme di vita impiantato nella materia.

Inoltre, si è suggerito di limitare il termine ai pensatori impegnati nel discernere tra vita e non vita, rispondendo alla domanda “perché i corpi viventi sono diversi dalle macchine di base?”. Come esempio di dibattito sull’opposizione tra materia viva e morta, è stata portata la diatriba tra Leibniz e Stahl su ciò che discrimina un organismo da un meccanismo – per Leibniz la composizione, per Stahl l’anima.

In ultimo, è stata analizzata la possibile componente metafisica del vitalismo e le relative problematiche, con particolare riferimento al vitalismo di Montpellier del XVIII secolo e agli sviluppi recenti. Il professor ha notato come la metafisica sia stata ritenuta una macchia fastidiosa da eliminare nel discorso vitalista, al fine di provare l’essere naturale degli studi, e che l’esistenza del principio vitale sia stata criticata dal fisiologo Paul Joseph Barthez, sebbene lo stesso l’avesse postulata durante la prima stesura del suo pensiero.