Salutato con il caloroso applauso di Palazzo Chigi, l’ex primo ministro sembrava pronto a ritornare nuovamente alla sua professione accademica. Ma pochi giorni fa, un post pubblicato sul profilo facebook del M5S ha ribaltato ogni previsione, annunciando che “Giuseppe Conte ha raccolto l’invito a elaborare nei prossimi giorni un progetto rifondativo con il Movimento 5 stelle”. Dopo una riunione pentastellata, a cui ha partecipato anche Beppe Grillo, si è quindi decisa “una sfida cruciale per il Movimento, una ristrutturazione integrale per trasformarlo in una forza politica sempre più aperta alla società civile, capace di diventare punto centrale di riferimento nell’attuale quadro politico e di avere un ruolo determinante da qui al 2050“. Nello stesso post sono poi ribaditi i tradizionali obiettivi firmati cinque stelle, quali la transizione ecologica e digitale, “la tutela dell’ambiente, l’importanza dell’etica pubblica e della lotta alla corruzione, il contrasto delle diseguaglianze di genere, intergenerazionali, territoriali, la lotta contro le rendite di posizione e i privilegi, la più ampia partecipazione dei cittadini alla vita democratica attraverso il rafforzamento degli istituti di democrazia diretta”.
L’annuncio riceve il sostegno del ministro Luigi Di Maio che nel nuovo progetto pentastellato vede la costruzione delle “basi per guardare avanti con una nuova visione, sempre più a contatto con la realtà e vicina alle esigenze degli italiani”, e ancora si legge “Abbiamo dimostrato di saper crescere e maturare. Ve lo dico con convinzione: questa è la strada da seguire. Continueremo a lavorare per il bene dei cittadini, l’unica cosa che conta per tutti noi. (…) E’ morto il movimento, evviva il movimento!”. Anche la sindaca Virginia Raggi si è pronunciata positivamente con un tweet: “Accolgo con entusiasmo la decisione di Giuseppe Conte di entrare ufficialmente nel Movimento Cinque Stelle. Le sfide sono tante e necessitano del lavoro di tutti. Insieme andiamo avanti e lontano. Benvenuto Giuseppe”.
Non serve l’analisi di politologi di esperienza per concludere che la missione affidata a Giuseppe Conte è particolarmente ardua. Le argomentazioni a sostegno di tanto scetticismo non sono difficili da mettere insieme. Il movimento 5 stelle, in uno dei suoi momenti più critici, non ha ancora trovato un accordo sulla sua leadership. Dopo il passaggio di cravatta tra Di Maio e Crimi, quella che era stata inaugurata come una fase provvisoria, è rimasta tale fino ad oggi. Per Beppe Grillo, contrario all’ipotesi di una guida collegiale, l’incarico di Conte ha proprio lo scopo di colmare questa lacuna che smarrisce la fiducia degli elettori e lascia in balia di sé stesso un movimento in cui defezioni ed espulsioni sono all’ordine del giorno. L’armoniosa collaborazione tra il profilo istituzionale di Luigi Di Maio e il trascinatore di folle Alessandro Di Battista, è ormai storia passata. Se il primo prosegue la sua carriera ministeriale, il secondo si è tirato fuori da un movimento in cui non si riconosce più. Non sono pochi gli ex-colleghi che, dopo l’appoggio al governo Draghi, condividono questo sentimento di delusione per l’ennesima contraddizione targata cinque stelle. Per quanto Grillo abbia sperato che un ministero della transizione ecologica fosse abbastanza, è ormai evidente che le premesse ideologiche del movimento sono compromesse.
Forse è proprio in tale frangente che si gioca la riuscita della scommessa Conte: definire un’identità politica coerente, che superi gli slanci utopici originari e non cada in continui e brucianti accomodamenti. Ovviamente mantenendo l’unità del movimento. Resta da vedere se tutto ciò sia fattibile.
Giulia Di Censi