Il 25 settembre ricorre l’anniversario di nascita di Sandro Pertini. Tutti noi ricordiamo Pertini come il Presidente più amato nella storia della Repubblica italiana, ma la grandezza di questo uomo può essere quantificata solo conoscendo la sua storia.
Sandro Pertini sin da giovane fu una persona idealista e portatrice di valori di libertà e di uguaglianza. Ventenne durante la Grande Guerra, si distinse per la sua militanza, una caratteristica che lo accompagnerà durante tutta la sua vita. Pur avendo la possibilità di diventare un giovane balilla, decise comunque di opporsi al sistema liberticida e aberrante portato avanti dal duce Benito Mussolini: un’opposizione che lo costringerà all’esilio nel 1925.
Dopo la caduta del regime fascista fu liberato e divenne una figura di spicco nella resistenza italiana contro l’invasione tedesca. Portatore del colore rosso partigiano – nella sua dedizione militante e militare – decise di impegnarsi nella sfera politica e sociale. Insieme a Pietro Nenni e Livio Bassi, contribuì alla ricostruzione di uno dei più importanti partiti italiani di sinistra, ossia il PSI, con la fondazione del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria. Da lì a poco, seppur con un “profilo basso”, Pertini si fece strada nel mondo della politica e delle istituzioni. Dopo aver rivestito ruoli importanti come deputato socialista dell’assemblea costituente e senatore della prima legislatura, nel 1978 venne eletto come ottavo Presidente della Repubblica italiana.
Pertini ancora oggi, a trent’anni dalla sua morte, viene ricordato come il Presidente degli italiani e il presidente «più amato dagli italiani». I profondi valori e i grandi ideali che lo hanno fatto diventare forte durante la gioventù, lo hanno reso saggio nella vecchiaia.
Da Presidente, non smise mai di vedere nei giovani la linfa vitale della società e dello Stato. Questo perché credeva molto nella possibilità che loro potessero cambiare le cose. D’altronde lui, durante la sua vita, l’aveva fatto: aveva deciso di cambiare e opporsi a un sistema che non lo rappresentava, decidendo di lottare, a rischio della propria vita, per gli ideali in cui credeva fortemente.
Pertini credeva che i giovani fossero «l’avvenire del popolo italiano». La libertà e la giustizia sociale sono due valori per cui bisogna lottare: «binomio inscindibile» a cui i giovani devono aspirare. Da uomo della Resistenza contro il regime a uomo che vestiva la più alta carica dello Stato italiano, Pertini invitava alla fermezza in una lotta che potesse dare una prospettiva all’avvenire di ogni individuo. Essere tolleranti è il segreto per non lenire la libertà dell’altro, nonostante non condivida i tuoi stessi valori o principi. Infatti, durante il suo appello ai giovani, guardando con franchezza la telecamera, riportò le parole di Voltaire, che ancora oggi riecheggiano nella memoria di chi le ascoltò: «dico al mio avversario: io combatto la tua idea che è contraria alla mia, ma sono pronto a battermi sino al prezzo della mia vita perché tu la tua idea possa esprimerla sempre liberamente!»
Oggi, però, le parole di Pertini sono figlie di un ideale che ormai non esiste più. I giovani si ritrovano in una società che non li rispecchia, in una politica e in delle istituzioni che non li rappresentano. Ci troviamo in un mondo e in una società priva di valori. La politica e le istituzioni sono diventati compartimenti stagni, quando invece dovrebbe esserci una visione unitaria. Riflesso di questo sistema è la società, ormai individualista e priva di qualsiasi militanza.
Le generazioni definita dai sociologi e psicologi come millennials, è stata cresciuta ed educata con grandi valori di «libertà e di giustizia sociale». Oggi però quella stessa generazione si ritrova catapultata in mondo dove la società capitalista – estremizzata nei suoi aspetti consumistici, che macchiano quei valori morali ed etici – snatura l’individuo nella sua essenza, rendendolo omologato e simile a un prodotto seriale.
Siamo vittime di un sistema che crediamo egualitario e libero, in cui la lotta per i propri ideali può farci sentire ancora liberi di scegliere, ma in realtà non è così. Dall’altro canto, invece, le generazioni successive, come la generazione Z, si fanno strada con la consapevolezza di essere portatrici del cambiamento.
Nonostante questo, ancora oggi ci troviamo a lottare per degli ideali che dovrebbero essere ormai intriseci a una società che si professa libera. La diversità è ancora oppugnata da finti perbenismi che ostacolano i diritti dell’individuo. Il sistema politico si presenta come ostruzionista: ancora legato e incatenato a un’obsoleta visione di moralità ed eticità, che non può più appartenere a un mondo cosmopolita, multietnico e multiculturale.
Bisogna non demordere e non arrendersi difronte a tali ostilità. La lotta contro il sistema è un qualcosa che ancora oggi può funzionare. Credere che il cambiamento sia possibile è ciò che deve motivare le nuove generazioni di giovani al progresso, all’evoluzione e alla rivoluzione.