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La Scuola Superiore di studi avanzati della Sapienza (SSAS) compie 10 anni: l’interdisciplinarietà come chiave per la complessità

decennale della Ssas - Scuola superiore di studi avanzati

Screenshot da Youtube dell’evento “10 volte Sass”, 15/11/2021 aula magna del Rettorato. a sinistra l’ex presidente del Consiglio e vi direttore della Corte Costituzionale Giuliano Amato, a destra presidente della Ssas - Scuola superiore di studi avanzati

Lunedì 15 novembre 2021 si è tenuto nell’aula magna del Rettorato l’incontro “10 volte Ssas”, dedicato al decimo compleanno della scuola superiore di studi avanzati della Sapienza. La parola chiave fondamentale dell’incontro è stata “interdisciplinarietà”, fondamentale per affrontare la crescente complessità del mondo moderno. Molti gli interventi (l’incontro è durato ben tre ore), l’emozione e la soddisfazione verso quella che sembra affermarsi come una realtà sempre più rilevante all’interno della Sapienza e che punta a competere per essere tra i migliori atenei a livello europeo.

Dopo l’introduzione della rettrice della Sapienza Antonella Polimeni e del presidente della Sass Andrea Lenzi, ha preso parola l’ex presidente del consiglio, attualmente vicepresidente della Corte Costituzionale, Giuliano Amato, il cui intervento è stato centrale nell’evento per mettere le basi del discorso sullo stato dell’istruzione in Italia e sull’importanza di istituti superiori come quello della Ssas.

Il lungo intervento dell’ex premier 83enne parte dalla sua esperienza personale presso il collegio medico giuridico di Sant’Anna annesso alla Normale superiore di Pisa, raccontando anche un divertente aneddoto su un libro di Schiller tradotto dal tedesco trovato per caso in un mercatino e un finto svenimento grazie ai quali riuscì a superare un esame di tedesco particolarmente difficile. 

Dalla sua esperienza Giuliano Amato racconta quindi come la crescente complessità del mondo moderno renda sempre più fondamentale la componente interdisciplinare dei corsi di studio, invitando all’ibridazione tra le discipline che non devono essere divise tra loro in compartimenti stagni, ma che dovrebbero dialogare tra loro. Le parole chiave delineate, oltre a  interdisciplinarietà, sono state specializzazione, collegialità e mobilità sociale.

Per Giuliano Amato gli istituti superiori riescono infatti a coniugare al loro interno l’ibridazione tra le discipline e la specializzazione e l’approfondimento verso temi specifici contemporaneamente. Altro tema è stato quello della collegialità e dei rapporti che si creano tra gli studenti, raccontando di come la sera si parlava con tutti di tutto, il fisico con il letterato a e il giurista con lo scienziato. Infine, Amato ha sottolineato il tema della mobilità sociale che gli istituti superiori dovrebbero garantire.

In seguito  nell’incontro si parlerà infatti del “the missing Einstein problem” secondo cui non consentendo a ragazzi di famiglie meno abbienti di proseguire negli studi, la società rischia di perdere nuovi einstein. Per Amato però Nonostante spesso ci sia una idea di élitarietà associata alle scuole di studi superiori, in realtà uno degli obiettivi di questi istituti è anche riuscire a poter proporre un modello di mobilità, dato che le possibilità offerte e e la valutazione del merito come unico discriminante di accesso, porta differenziazione sociale nei massimi livelli della società.

Dopo l’intervento del vicepresidente della Corte Costituzionale Amato, sono stati a chiamare i 3 precedenti rettori della Sass negli ultimi 10 anni: Alessandro Schiesaro, Irene Bozzoni e Giuseppe Ciccaroni, poi seguiti dall’attuale direttore Mattia Crespi.

Alessandro Schiesaro, oltre a ricordare il ruolo del premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi nella nascita della Ssas si concentra in particolare sulla necessità di scavalcare le barriere tra facoltà per sviluppare lo spirito critico degli allievi, che dovrebbe essere il vero e principale obiettivo delle scuole, citando il pensiero di Martha Nussbaum secondo cui la principale crisi oggi non sia tanto quella economica o climatica ma quella del modello educativo, tra quello fondato sullo sviluppo dello spirito critico contro quello basato sulla mera acquisizione di nozioni.

Irene Bozzoni sottolinea nel suo discorso il senso di appartenenza e il senso di familiarità che si crea attraverso la collegialità, sottolineando l’importanza del lavoro di gruppo e della interdisciplinarietà dei corsi di studio, citando come le nuove scoperte in ambito ingegneristico abbiano avuto un forte impatto sulla medicina, portando ad un processo di riconversione industriale che mostra come nel mondo moderno le discipline non siano più mondi e linguaggi a sé stanti ma in continuo dialogo l’una con l’altra.

Il discorso dell’ex direttore Giuseppe Ciccarone si concentra invece su ciò che lui ha imparato dalla Ssas e su come si potrebbe ancora migliorare l’offerta formativa, sottolineando l’impegno degli insegnanti nell’ascolto degli studenti, tanto da modificare sensibilmente i corsi in base alla discussione con gli allievi, i quali hanno richiesto un maggior grado di interazione e di partecipazione in gruppo

L’ultimo e attuale direttore della Ssas Mattia Crespi ha poi preso la parola, sottolineando l’importanza del tema dell’inclusione, della partecipazione e dello sviluppo dello spirito critico.

Hanno poi parlato altri “fellow” della Sass, tra cui Daniela De Leo, prorettrice al Public Engagement, che ha parlato dell’importanza del coinvolgimento degli allievi; Fabio Sciarrino, prorettore alle Strategie competitive, che ha parlato dell’ambizione che la Ssas diventi un incubatole di eventi europei a matrice interdisciplinare; e Silvia Ferrara, che ha ribadito l’importanza per la Sass di espandersi ulteriormente  rendendola un un centro di studio internazionale in grado di attrarre studenti dall’estero.

Dopo aver sentito le voci di esperti, direttori e professori della Ssas è arrivato quindi il momento di ascoltare ance la voce di due studenti e due ex studenti.

A rappresentare gli studenti sono stati Chiara Cataldi e Giovanni Tuorto, che si sono concentrati nei loro discorsi sui punti di forza del metodo di studio offerto dalla Ssas che favorisce la interdisciplinarietà e la specializzazione, sottolineando la ricchezza dei rapporti umani che si creano nella comunità, trasformando la scuola in una seconda casa e in una seconda famiglia.

Infine Francesco Cassini e Silvia Pappalardo hanno concluso l’incontro concentrandosi su alcuni dati riguardo gli studenti, sulle prospettive lavorative e di ulteriore studio, sulle località di provenienza degli studenti, ancora molto legata a Roma ma che ambisce a espandersi ulteriormente, e sul divario di genere all’interno degli iscritti, che negli istituti superiori si nota ancora di più che nelle facoltà standard.

L’evento è stato quindi prevalentemente celebrativo, ma questo non significa che ci si accontenti dei risultati raggiunti: l’obiettivo è ben chiaro in mente a tutti quelli che sono intervenuti nell’evento, ed è finalizzato al cercare di migliorarsi ed espandersi sempre di più, per affermarsi come uno dei centri di studio più importanti d’Europa per formare nuove generazioni di studenti pronti per affrontare le difficoltà di un mondo sempre più complesso e interconnesso.