Ci sono giorni in cui ci sembra che il ruolo e la funzione dell’accademia vengano messi in discussione nel tentativo di risolvere quella coesistenza complessa tra teorico e pratico, tra acquisizione di conoscenza e applicazione della stessa; spesso si può rilevare un’ambiguità tra queste pulsioni che comporta tristemente lo sbilanciamento di una componente; altre volte, però, c’è chi dimostra che una sintesi è possibile: ci sono coloro che acquisiscono sapere, lo coltivano e, mettendolo a disposizione, lo rendono fecondo per gli individui che compongono la società. Siamo abituati a chiamare queste figure, dedite al loro magistero come missione, maestri. Quando un professore diventa maestro, certamente, intorno a lui e insieme a lui cresce una comunità salda sui legami dell’esperienza scientifica e personale.
Giovedì 27 ottobre, una comunità di professori, ricercatori, dottorandi si è riunita intorno alla figura del Professor Gianluigi Rossi, docente emerito di Storia delle Relazioni Internazionali dell’università La Sapienza, per la presentazione del volume di scritto in suo onore: Tra Storia Internazionale e Diplomazia Parallela, organizzata dalla Fondazione Roma Sapienza presso Rettorato. Dopo l’introduzione del Presidente Gaudio, il Professor Silvio Berardi ha coordinato i relatori, Paolo De Nardis e Luca Micheletta, e gli altri curatori del libro, Giuliano Caroli e Giampaolo Malgeri, per offrire una ricostruzione dell’attività del maestro e della cattedra di Storia delle relazioni internazionali in Sapienza.
L’incontro ha posto temi validi di riflessione, in particolare, sulla materia e, in generale, sulla funzione dell’università, veicolati attraverso devoti ricordi di docenti, un tempo alunni. Nel merito, le riflessioni dei relatori sono confluite su un modello di scienza multidisciplinare e concreta: gli sviluppi che lo studio delle relazioni internazionali, liberate dal dogmatismo della teoria e della deduzione, hanno ottenuto attraverso una contaminazione con altre discipline, come la sociologia, e un’apertura all’osservazione dell’ambiente esterno e dei suoi condizionamenti, sono notevoli. Pertanto, il modello di scienza moderna consiste nel partire dal contingente per arrivare ad altro, che di quello stesso sia prodotto.
Ma oltre che valido accademico, il Professor Rossi è stato ricordato per la sua esperienza fuori dall’università; le memorie hanno espresso la figura di un uomo attivo nella realtà circostante, che attraverso le sue conoscenze è riuscito a svolgere un servizio per la comunità-nazione o come consulente del ministero degli esteri o come animatore di iniziative culturali.
Lo stesso professore che crede ad un modello di sapere comune, ha supportato il dialogo tra le nazioni, affrontando concretamente il non facile tema dei rapporti tra l’Italia e la sua precedente dimensione coloniale fino al risultato del primo trattato italo-libico. La ricerca culturale, realizzata in collaborazione tra i due Paesi, è stato lo strumento di facilitazione dell’accordo proprio perché ha permesso una migliore elaborazione storico-concettuale delle memorie nazionali.
Dopo le dissertazioni dei relatori, dalla platea, spontaneamente, una lettera di una giovane dottoressa di ricerca ha colpito i presenti: ha voluto ringraziare il suo Professore per il percorso per aver saputo coltivare le anime degli allievi e la sua università, La Sapienza, per essere stata laboratorio di conoscenza che permette di affrontare la sofferenza e di non sentirsi stranieri, nonostante i quattordici anni per diventare ufficialmente cittadina italiana. Dopo queste parole, ha ringraziato ancora la nazione e il suo meraviglioso articolo 34, chiudendo con l’idea, malgrado le ombre della precarietà, di una vita come arte dell’incontro.
Il modello di università che è stato mostrato in quell’aula di docenti dal lungo corso è quello di una trasmissione del sapere internazionale e interconnesso che si accumula negli anni e si propaga. Queste belle parole, in questo momento, fanno riflettere sulla loro realtà, possibilità e attuazione. La costruzione di quell’equilibrio è oggi la missione congiunta della comunità Sapienza, degli studenti, dei professori e degli amministratori.