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Presentato al CoRiS il libro “Radio Vox Populi”

      Intervista a Marta Perrotta

Con il Professore Ruggiero, Peter Laufer e altri professionisti del settore radiofonico si discute sul ruolo della Talk Radio

Si è concluso nel tardo pomeriggio di ieri, lunedì 5 dicembre, l’evento promosso dal Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale dell’Università La Sapienza di Roma, volto a promuovere il volume dal titolo “Radio Vox Populi” appena dato alle stampe. Hanno preso parte alla presentazione i due autori primari, Christian Ruggiero, Professore Associato in Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi e Peter Laufer, giornalista e documentarista americano in videoconferenza dall’Oregon; oltre che, Marta Perrotta, docente di Culture e formati della televisione e della Radio presso l’Università Roma Tre e Giorgio Simonelli, docente di Giornalismo radiofonico e televisivo dell’Università Cattolica di Genova e di Milano, che hanno collaborato alla stesura di qualche capitolo del testo.

La conferenza ha dato modo di riflettere sull’onnipresenza della talk radio, dalla sua nascita al suo attuale potere sociale, tessendo un confronto tra la declinazione italiana del mezzo e quella statunitense.
Grazie al contributo offerto dagli studiosi del settore radiofonico ivi presenti si è potuto indagare sugli elementi che hanno dato fortuna al mezzo: sulle strategie di sostenibilità economica che investono il settore pubblico e privato, ma anche il contesto comunitario e universitario della talk radio; oltre che sul ruolo del conduttore nel costruire una vera e propria interazione parasociale con il suo pubblico e sulla capacità del format di costruire comunità ma anche di fomentare la polarizzazione.

In apertura, Ruggiero e Laufer, hanno disquisito circa il ruolo della radio come mezzo di comunicazione di massa, ponendo particolare attenzione alla relazione che il conduttore dei talk show istaura con il proprio pubblico di riferimento: si è parlato della capacità low cost della radio di creare affezione e audience presso una platea di ascoltatori vasta e diversificata; nonché delle caratteristiche del mezzo sotto un punto di vista comunicativo. Quando la Talk Radio si è affermata (nei primi decenni del Novecento in contesto statunitense) il linguaggio utilizzato era fortemente controllato dalla normativa vigente – “bisognava stare tremendamente attendi alle parole che si usavano” afferma Peter Laufer –  quanto comunicato, veniva prima di tutto scritto, poi letto e recitato per risultare il più spontaneo possibile.
Quando poi ci si rende conto che la spontaneità non poteva risultata tale attraverso un programma totalmente scritto, si è passato a nuovi stratagemmi meno controllati fino ad arrivare al “lasciar condurre” di ora.

Dopo questa riflessione, prende la parola la Professoressa Marta Perrotta e si ferma ad analizzare una Talk Radio locale, unica nel suo genere: la radio sportiva di Roma con particolare riferimento al Centro Suono Sport e al suo direttore, Mario Corsi, comunemente noto come “Marione”.
La studiosa ha approfondito il modo di condurre i programmi sportivi di un personaggio che ha conosciuto una storia particolare: un militante neofascista prima, capo dei Boys della Curva Sud poi, e infine direttore del programma radio romano dagli anni 70.

Dal pubblico, ci si è chiesti, quanto questa Radio fosse diretta espressione della “Vox Populi” e ci si è resi conto che – sebbene non esistano al mondo radio come quelle romane che si occupano di calcio per 4 ore al giorno ogni giorno della settimana, attraendo a sé una marea di appassionati che ascoltano commenti, analisi, previsioni – si tratta di una conversazione a senso unico. Nonostante il famigerato “Marione” si circondi di voci che sembrano delineare una diretta partecipazione del pubblico, in realtà le voci che parlano sono sempre le stesse.
Il caso della radio calcistica romana appare dunque, non come un caso isolato ma come la “triste” realtà: lo stile produttivo come a tutte le Talk radio non è propriamente espressione della Vox Populi.

La domanda a questo punto sorge spontanea, e a rispondere è ancora la Professoressa Perrotta: “esistono Talk Radio basate su una vera interazione con il pubblico ascoltatore?”
“Si” – risponde Marta – “La radio comunitaria”.
Nata dal bisogno di soddisfare gli interessi di una comunità, tenta di sancire una vera relazione con il pubblico di riferimento.
Un esempio di radio comunitaria (per caratteristiche) è la radio universitaria. Nasce su modello statunitense; si afferma in Italia a partire dal nuovo millennio con l’apertura di Radio facoltà di frequenza a Siena (attualmente non operante) per raggiungere ogni contesto universitario italiano.
Il problema che viene sottolineato è la mancanza di una legislazione ad hoc e di finanziamenti cospicui e stabili affinché queste radio continuino a sopravvivere. Ogni anno, sono numerose le richieste che vengono fatte al Ministero dello Sviluppo Economico per sostenere le radio comunitarie così come altre emittenti, quelle religiose, quelle che intendono riflettere la realtà particolareggiata di etnie e gruppi sociali, ma poche di queste richieste vengono accolte.
Difficile appare quindi, secondo l’analisi della Perrotta, la lotta che la Talk Radio deve fare per mantenersi in vita, tenendo in considerazione anche i continui sviluppi tecnologici che vedono proporre palinsesti sempre più innovativi e attrattivi.

Partendo da questo presupposto si è tentato di porre un confronti finale tra la Radio e un mezzo comunicativo attualmente accattivante: quello del Podcast.
Ne ha parlato il Professore Giorgio Simonelli, in collegamento telefonico, affermando che esistono delle differenze tra i due mezzi che li rendono inconciliabili e li destinano a rimanere separati. La radio sfrutta un tipo di linguaggio spontaneo e diverso da quello narrativo e controllato di cui si serve il Podcast, inoltre si basa su un modello attivo e simultaneo che permette una reazione immediata del pubblico; il Podcast invece, funziona senza simultaneità, sancisce un confronto ma che si basa su tempi e modi di ricezione differenti.

Di opposta opinione è invece la Professore Perrotta, insieme all’autore del testo Peter Laufer.
Sebbene le differenze tra i due mezzi sia pressapoco inconciliabili, è possibile che nel futuro si mescolino e questo permetterebbe alla Talk Radio di riaffermarsi e sussistere e al Podcast di continuare ad essere imperante in termini di “consenso” come lo è ora, in fase di primissima affermazione.

La conferenza termina dunque, lasciando aperta la possibilità (o la speranza) che Radio e Podcast mettano insieme le proprie forze e continuino ad essere strumenti di comunicazione di un certo spessore.
Aspettiamo quindi, un futuro fatto di dialogo simultaneo su contenuti di nicchia e quanto più attrattivi per un pubblico giovane, e non solo!