Dalla Normale di Pisa a Villa Mirafiori per una lezione di Storia della Filosofia
Si è conclusa nel tardo pomeriggio di ieri, lunedì 12 dicembre, la presentazione del volume di Giuseppe Cambiano dal titolo “Filosofia greca e identità dell’Occidente. Le avventure di una tradizione” tenuto presso la Cappelletta del Dipartimento di Filosofia a Villa Mirafiori.
L’evento è stato organizzato dall’Università La Sapienza di Roma con il patrocinio di Syzetesis, un’associazione volta a promuovere iniziative culturali concernenti il pensiero filosofico.
Dopo i saluti iniziali da parte del ricercatore Fabio Sterpetti, hanno mediato la discussione alla presenza dell’autore, la Professoressa dell’Università degli Studi della Tuscia, Antonella Del Prete e il Professore dell’Università La Sapienza Emidio Spinelli.
Autore del testo nonché ospite d’onore, il Professore Giuseppe Cambiano, storico della filosofia italiana, professore ordinario di Storia della Filosofia Antica all’Università degli Studi di Torino e attualmente professore emerito della stessa disciplina presso la Scuola normale superiore di Pisa.
L’evento ha dato modo di riflettere sulle tematiche lungamente analizzate dall’autore nel testo; un testo di 798 pagine che guida il lettore attraverso i secoli, facendogli conoscere le personalità più o meno illustri che hanno fatto la storia della filosofia e del pensiero greco. Si inizia con Cicerone e si approda a Nietzsche destrutturando l’idea secondo cui il pensiero greco sia il principale costruttore dell’identità occidentale.
L’obbiettivo del testo è quindi quello di smontare l’assunto di chi ritiene la filosofia greca la radice, l’origine, la sola linea di trasmissione da cui è scaturita l’idea di Occidente, per andare ad affermare come la nostra traduzione sia invece il frutto molteplici avventure – non a caso il sottotitolo del testo è “Le avventure di una tradizione” – di continui innesti inaspettati e imprevedibili.
Secondo la lettura proposta dall’autore e analizzata dagli interpreti, l’Occidente è un meticcio, il frutto di una pluralità di esperienze e la filosofia greca non è (come a lungo si è pensato) la fonte monolitica della sua costruzione.
Questo ci insegna a concepire la nostra storia culturale in maniera diversa da quello a cui siamo abituati. L’Occidente è stato spesso visto come una scatola chiusa, fatta di tradizioni, usi e costumi plasmate su modello greco, che la rendevano diversa e in qualche modo “speciale” rispetto a ciò che Occidente non era.
Questa concezione, che è frutto di una tradizione lunghissima – pensiamo al fatto che già gli antichi Grechi e Romani usavano il termine ‘barbaro’ per indicare chi apparteneva ad una civiltà diversa – ha nel tempo giustificato atteggiamenti dispotici che hanno occupato pagine e pagine buie della nostra storia: il colonialismo ottocentesco, l’avvento dei nazionalismi, la ghettizzazione prima e gli stermini di massa poi.
Quindi, lo sforzo poco utilitaristico di trovare un origine che stia alla base di ogni cosa, per spiegare un risultato o giustificare un processo è ciò che di più sbagliato ci sia.
Le parole di Cambiano lo spiegano forte e chiaro: “Non dimentichiamoci che Hitler era colui che diceva ai suoi soldati – se vi chiedono da dove venite, rispondete che siete discendenti dei greci!” –
Nessuna esemplificazione più tagliente poteva essere usata al termine della conferenza, che appare come un’invito ad attraversare le pagine di questo volume vestendo i panni dello storico che con fare oggettivo analizza gli eventi e abbandona la pretesa di trovare un origine per giustificare gli avvenimenti.