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La ligne – La linea invisibile di Ursula Maiere arriva a commuovere l’Italia

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La ligne: la linea. Una linea invisibile, intangibile, inesistente. Una linea verniciata, visibile, vera. La linea che separa Margaret dalla sua famiglia per mano della sua stessa violenza e fragilità.

Questa l’essenza dell’ultimo successo di Ursula Meier “La Ligne – La Linea invisibile”, che verrà presentato a Roma venerdì 20 gennaio alle ore 21.00 presso il Cinema Quattro Fontane in via delle Quattro Fontane, 23. La serata evento dedicata al film vedrà la presenza in sala della regista e delle attrici protagoniste Stéphanie Blanchoud e Valeria Bruni Tedeschi a cui seguirà un Q&A del cast con il pubblico moderato dalla critica cinematografica Anna Maria Pasetti.

Già ampiamente acclamata per le pellicole Home e Sister, per i quali aveva ricevuto diversi riconoscimenti, la regista e sceneggiatrice svizzera è stata insignita del Premio FICE del Cinema Europeo lo scorso anno.

La sua ultima opera è stata presentata alla 72° edizione del Festival di Berlino, alla 23° edizione del Napoli Film Festival e al Longtake Interactive Film Festival 2022 e arriverà nelle sale italiane il 19 gennaio 2023 distribuito da Satine Film.

Cuore pulsante del film non possono non essere le due attrici protagoniste Stéphanie Blanchoud, attrice ma anche cantante e drammaturga, e Valeria Bruni Tedeschi, definita “impressionante” dal Guardian. La loro scelta, ha dichiarato la regista, è stata attentamente studiata per restituire al meglio la complessità del rapporto tra le due donne.

Lo scopo era quello di trasmettere quella rottura insanabile tra una madre e sua figlia, tra una donna e la sua famiglia. La rottura che si trasforma in linea blu dipinta sull’asfalto e che solo la musica, forse, è capace di cancellare. Quest’ultima, infatti, sembra dare a Margaret, la protagonista, la capacità di comunicare, soprattutto con la madre con cui condivide questo linguaggio.

La necessità di una presenza geometrica vera e tangibile, che è la linea, nasce dalla volontà della stessa Ursula Maier di “disegnare una mappa immaginaria dei luoghi, per delimitare il territorio del film” (gli stessi Home e Sister avevano una loro propria topografia).

La fotografia di Agnès Godard riesce a restituire questo concetto, insieme ai luoghi della Svizzera della stessa autrice.

“Una storia avvincente di disarmonia familiare che eccelle sia visivamente sia a livello tematico” la definisce Deadline. Capace dunque di raggiungere le più profonde corde emotive degli spettatori, con la sua musica, il suo dolore, la sua crude dolcezza