Si è tenuto il 15 Maggio la giornata di workshop dedicata all’analisi del Crimine ambientale ed agroalimentare. Marcella Trombetta, preside della facoltà dipartimentale di Scienze delle Tecnologie per lo Sviluppo Sostenibile e One Health presso l’Università Campus Biomedico di Roma, durante l’incontro avvenuto nell’auditorium “Prefetto Carlo Mosca” presso la Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia, ha introdotto e presentato l’argomento del convegno: criminalità ambientale e sviluppo sostenibile. La presentazione della professoressa ha evidenziato come negli anni ’50 e ’60 ci sia stato un grande sviluppo e un benessere diffuso in tutta Italia, ottenuto però a scapito dell’ambiente. Il DDT, ad esempio, un insetticida sintetico, ha consentito di debellare la malaria ma, successivamente, è stato dimostrato che questo era nocivo per la salute umana e per l’ambiente.
Nel 1962, il libro “Primavera Silenziosa” di Rachel Carson ha raccolto tutti gli articoli scientifici che dimostrano la pericolosità del DDT. Tuttavia, negli anni ’90, dopo numerose conferenze e rapporti da parte delle Nazioni Unite a tutela dell’ambiente, si è assistito ad una crescita esponenziale della criminalità ambientale.
Tra i casi più noti di disastri ambientali in Italia, Trombetta ha citato la Val di Stava, Cogoleto, Cengio, Taranto (Ilva) e Casale Monferrato (Eternit, società svizzera). La relatrice ha anche evidenziato come fertilizzanti e fitofarmaci siano utilizzati dalla criminalità tramite l’uso illecito nell’agricoltura e il traffico illecito via mare. Anche il filetto di pesce è stato citato come un prodotto spesso finito nel traffico illegale, di fatti, spesso viene sostituito con il pangasio, importato da allevamenti non sicuri in Vietnam. “La criminalità ambientale si sta diffondendo sempre più in tutto il mondo” – ha sostenuto la professoressa Trombetta – Paesi lontani da noi, stanno diventando le “nuove terre dei fuochi”, stanno “italianizzandosi”.
Le organizzazioni criminali sfruttano le aziende per massimizzare i profitti, riducendo al minimo i costi. Anche il COVID-19 è stato un esempio di come la criminalità ambientale possa avere effetti disastrosi sulla salute umana e sull’ambiente. A causa del virus, generatosi dal mercato di Wuhan in condizioni non ben definite, i rifiuti ospedalieri sono aumentati del 500%. In conclusione, la presentazione di Marcella Trombetta ha evidenziato come la criminalità ambientale sia un problema globale che sta diventando sempre più diffuso. È necessario adottare misure concrete per proteggere l’ambiente e la salute umana. Come ha sottolineato la Direttrice, riprendendo una famosa citazione, dobbiamo tenere a mente che “Solo quando l’ultimo albero sarà abbattuto e l’ultimo fiume avvelenato e l’ultimo pesce pescato ci renderemo conto che non possiamo mangiare il denaro”.
Qualità e legalità della produzione: l’intervento del Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida
Caloroso il saluto rivolto dal Generale Giuseppe La Gala, Direttore della Scuola, al ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida. Elogiando il lavoro svolto dalla Scuola di Perfezionamento in particolare, ma delle forze armate tutte, l’Onorevole presenta immediatamente il nodo essenziale relativo alla tutela dei settori alimentari ed agroalimentari: istituzione e collaborazione di reparti all’avanguardia capaci di una collaborazione fluida ed efficace.
“Un attento controllo, un’attenta verifica che le nostre forze di Polizia hanno saputo fare spesso meglio degli altri. Ringrazio l’Arma dei Carabinieri, la Polizia di Stato, la Polizia Penitenziaria, la Guardia di Finanza, che sono eccellenze indiscusse della nostra Organizzazione e che sanno confrontarsi con tutti gli altri elementi che garantiscono il controllo della qualità nella nostra Nazione. Abbiamo, per esempio, nel nostro Ministero l’Ispettorato per il controllo della qualità e repressione frodi, abbiamo altri ambiti nei quali si evolve questo tipo di modello e di indirizzo cercando di trovare il modo di arginare le vecchie e nuove criticità che aggrediscono questo comparto, in particolare del settore che protempore ho l’onore di rappresentare” afferma il Ministro richiamando a gran voce la necessità di soluzioni omogenee seppur calate in quadri peculiari e distanti caratterizzanti il Bel Paese.
Globalizzazione, rapido mutamento, concorrenza interplanetaria allontanano l’Italia dal ricordo rurale e la inseriscono in un quadro commerciale complesso, internazionale e fortemente interessato al Made in Italy, elemento da difendere a tutti i costi nella recente politica italiana. Da qui l’abilità del Legislatore nel redigere norme chiare che riducano al minimo i “rischi di interpretazione”, facilitandone l’applicazione. Una volta affiancate alla formazione ed al lavoro concertativo delle forze di controllo i mezzi e le risorse necessarie, lo Stato potrà sviluppare l’intenso potenziale che contraddistingue la Penisola: “L’Italia è la Nazione della biodiversità per eccellenza, a mio avviso, in un quadro che inverte le proporzioni del nostro territorio: così piccolo a guardarlo sul planisfero così grande per le sue potenzialità all’interno”.
La visione organicistica del complesso Statale fornita dall’On. Lollobrigida sottolinea l’interdipendenza, in particolare, tra il settore agro-alimentare e quello ambientale e richiama la necessità di “un quadro sistemico in grado di integrare Ambiente, Beni Culturali, trasformazione e produzione” ed orientare il consumatore al libero esercizio della “capacità di discernimento” virtù degli esseri umani.
Evidente il desiderio di “un’aggressione positiva al mercato riuscendo sempre più ad imporre il meccanismo della qualità come elemento di benessere, da una parte, per le persone ma anche per le imprese che agiscono in modo sano rispetto anche alla concorrenza sleale che spesso è divenuta una criticità da affrontare”.
Il Ministro dell’Ambiente dipinge, sullo sfondo di un Diritto del Lavoro rinnovato e di una politica di contrasto al modello del caporalato, una ri-collocazione dell’Italia nel mercato estero guidata da investimenti nelle imprese e nelle peculiarità territoriali, affinché essa possa tornare “Nazione della qualità, Nazione che può ancora svolgere un ruolo a livello internazionale che per Storia ha avuto per tanti secoli”, conclude Lollobrigida.
L’agroalimentare: un problema forse sottovalutato
La parola al Generale Melis in attività di tutela agroalimentare, settore forse sottovalutato non essendo ancora considerato infrastruttura critica. Nonostante ciò, essa garantisce le funzioni vitali per la società e rappresenta un terzo del prodotto interno lordo italiano.
Questo aspetto allo stesso tempo necessita di un’adeguata protezione, con norme inerenti. L’eccellenza italiana deve essere soggetta a grande difesa e sicurezza, essendo essa il marchio più importante e allo stesso modo contraffatto al mondo. Bisogna proteggere le tradizioni alimentari, nella speranza che non vengano dimenticate o si mischino nel grande oceano della contraffazione, dove diventa poi difficile individuare l’originale.
E come è possibile tutelare? L’Italia, come l’Europa, si difende mediante l’uso di marchi.
I prodotti agroalimentari di qualità sono infatti patrimonio culturale europeo, per questo vengono emesse certificazioni atte esclusivamente per la tutela. Marchi come DOP (Denominazione di origine protetta), IGP (Indicazione Geografica Protetta) e STG (Specialità Tradizionale garantita). Grandi aiuti per un paese come l’Italia, invasa da prodotti extraeuropei che mettono a duro rischio l’eccellenza dei prodotti locali e in più la salute del cittadino. Ma qual è il rischio? Essendo il sintetico una cosa meno costosa da produrre, si può verificare un ribaltamento d’asse, più cibo sintetico e meno naturale. Si avvierebbe così un meccanismo di colonialismo alimentare, un processo di manipolazione chimicamente non distinguibile.
La Tutela al Diritto ambientale e l’assenza di una definizione globale di Crimine ambientale
Sebbene ancora non vi sia una definizione giuridica di crimine ambientale, questo tipo di reato è tra i più pericolosi per la vita dell’uomo sul pianeta. La distruzione o il danneggiamento volontario e programmato dell’ambiente rischia di compromettere irrimediabilmente la vita animale e vegetale. Sfruttamento illecito della fauna selvatica, cattivo smaltimento dei rifiuti, disboscamento illegale, sversamento nelle falde acquifere sono solo alcuni dei crimini maggiormente diffusi e dannosi non solo per l’ambiente, ma anche e soprattutto per la salute umana. Incidenti terribili, come quello avvenuto nel 1984 a Bhopal, o azioni volontarie, come il caso de “la Terra dei fuochi”, ci mettono in guardia su quanto catastrofiche possano essere le conseguenze di tali eventi. Nonostante ciò, “il crimine ambientale è inteso, dalle unità specializzate, come mezzo per il raggiungimento di un fine puramente economico-finanziario“, ha sostenuto il Comandante dell’Arma dei Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Transizione Ecologica, Valerio Giardina.
Di fatto, i crimini contro la natura sono una delle attività criminali transnazionali più redditizie al mondo, generando, secondo il rapporto INTERPOL 2014, entrate per 280 miliardi di dollari e rappresentando un settore criminale in continua crescita. Una chiara convergenza si può notare tra la criminalità economica e quella mafiosa, basata sul connubio tra controllo del territorio e gestione di imprese dall’apparente volto legale. “Le questioni ambientali, la sostenibilità dei processi produttivi e la sicurezza energetica – continua il comandante Giardina – hanno assunto un rilievo importante nell’agenda di Governo“, tale da stanziare quasi 100 miliardi a favore della transizione green. Nonostante ciò, però, “i crimini ambientali non piacciono a nessuno” – confessa il magistrato, attualmente Presidente di Sezione presso la Terza Sezione Penale della Corte Suprema di Cassazione, Luca Ramacci – “le procure della Repubblica non si interessano a questo tipo di reati“.
L’etica del sintetico
In chiusura vi è l’intervento del teologo Paolo Benati, appartenente al Terz’ordine di San Francesco, nonché professore presso la Pontificia Università Gregoriana. Il tema principale della sua dialettica è la bioetica, o nello specifico oggi, l’etica della tecnologia, ponendosi l’interrogativo sul sintetico. Da sempre l’uomo ha posto una divisione fra ciò che è naturale e ciò che è artificiale, ma oggi compare un nuovo elemento il sintetico. Ma il teologo Benati si chiede se questo tuteli l’uomo? Interrogativo derivante da una sua deformazione professionale, in quanto da uomo etico, si chiede come questa intenda la tecnologia, interrogandola. Poiché ogni artefatto tecnologico è una forma di potere e quindi è un continuo chiedersi cosa ci sia dietro un processo di innovazione, figlio ogni volta della politica, come ha sottolineato nel suo esempio dell’autostrada a dieci corsie, risultato solo di cemento armato e asfalto, fatta appositamente per macchine, e non per autobus, in un’epoca in cui le quattro ruote appartenevano ai più ricchi.
Ma come nasce la realtà sintetica? A primo impatto si direbbe “Serendipity”. Entriamo nel merito: Pasqua del 1854, a un gruppo di studenti inglesi viene chiesto di sintetizzare l’elemento del chinino, il cui monopolio era la farmacia Gregoriana, utilizzato come ottimo strumento di pace. Uno studente, figlio di commerciante di tessuti, si mette a “giocare” pensando di ottenere qualcosa; ma fallisce miseramente. Nel momento di pulizia del piatto di reazione, il cotone si colora magicamente, è la scoperta del colorante. Il padre commerciante ne capisce il potenziale e lo brevetta. Tutto ciò ottiene notevole successo, anche grazie alla regina inglese, che per celebrare la morte del re indossa un nastro di quel colore, proclamando la sua fama.Ma c’è un problema, i tessuti causano irritazioni.
Tutto si sposta in Germania, e succede che usando lo scarto del colore rosso Congo, venduto con il nome di antifebbrina, questo cambia il mercato dei farmaci. Il medico scrive il nome brevettato, cosicché il farmacista non possa sintetizzarlo, e quello che alla fine viene fuori e la creazione dell’aspirina e successivamente dell’eroina, venduta come calmante per la tosse, ma che poco dopo diventa illegale per i suoi effetti. I tedeschi intuiscono la potenzialità della sintesi, che può intaccare altri settori, come le costruzioni industriali. Ma non sempre il potere cade nelle mani giuste, così che l’asse si inverte e la letalità verso l’uomo diventa maggiore, con un peso più elevato, rispetto alla cura di questo. Esempio predominante: vengono impiegate delle sintesi per la creazione di gas, usati poi nei campi di concentramento. Successivamente vengono fatte delle sintesi della gomma, esperimento fallito dai tedeschi ma è riuscito dagli americani per la creazione di pneumatici Jeep. In Italia la sintesi arriva sotto forma di plastica con il moplen. Arrivando ai giorni nostri, uno dei fatti più eclatanti è quello che è successo a Londra nel 2013. Viene prodotto il primo hamburger non derivato da animale ma prodotto sinteticamente. Il sintetico si sposta nel cibo, qui nessuno nota la differenza. Ma qual è il rischio? Essendo il sintetico una cosa meno costosa da produrre, si può verificare un ribaltamento d’asse, più cibo sintetico e meno naturale. Si avvierebbe così un meccanismo di colonialismo alimentare, un processo di manipolazione chimicamente non distinguibile.
Nuova Criminalità, vecchie normative: il piano di azione dell’Europol e i tentativi di contrasto ai reati ambientali
Nuove forme di criminalità attanagliano il mercato, la tecnologia avanza e le normative devono tenere il passo con mutamenti e rivoluzioni dalla cadenza quotidiana. Necessaria quindi l’istituzione di commissioni dedite al controllo ed al monitoraggio dei traffici illeciti globalizzati come in nessun’ epoca prima, ricorda il Tenente Colonnello Sergio Tirrò, volto noto nell’Arma (in particolare per il lavoro svolto nei NAS) ed oggi Head Team della sezione IP crime dell’Europol. A seguito di una panoramica generale sull’azione dell’Europol, impegnata in attività di supporto ed Intelligence, e dopo aver esemplificato le procedure di analisi condotte per rintracciare e contrastare movimenti criminali (agire delinquenziale che si verifica sia online che offline), il Tenente si concentra sul modello italiano auspicando in una sua esportazione a livello intra ed extra continentale: le politiche all’avanguardia circa il riconoscimento dei reati ambientali, e quindi delle corrispondenti sanzioni, di fatto, non permeano le strutture giudiziarie estere che spesso prevedono pene amministrative con forza dissuasiva nulla per attività criminali dai guadagni milionari. Appare evidente, inoltre, che l’assenza di commissioni omologhe all’ estero renda il lavoro di indagine tortuoso e complesso, non orientato dalla possibilità di dialogo e collaborazione con forze aventi strumenti ed obiettivi simili.
La chiave risolutiva, quindi, risiede nella concertazione delle politiche nazionali cooperanti e caratterizzate da normative attuali ed abili a gestire l’esponenziale crescita dei nuovi reati ambientali-alimentari che si insinuano prepotentemente nei contesti più variegati: recente è infatti l’individuazione di laboratori clandestini operanti nella produzione illecita, non in Paesi del Terzo Mondo come l’immaginario comune spesso pregiudizialmente suggerisce, bensì all’interno dei territori dell’Unione Europea. Pesca illegale, circolazione di prodotti contraffatti rappresentano piccole tessere di un puzzle ben più esteso e complesso, le organizzazioni, sottolinea il Dottor Tirrò, utilizzano “Il crimine ambientale o il crimine delle frodi alimentari come parti di altre criminalità, […] corruzione, riciclaggio di denaro [..]”, l’avanzamento tecnologico sembra efficientare non solo il ciclo di produzione e consumo regolamentato, di fatto, allo stesso tempo, apre nuove prospettive di devianza sempre meno riconoscibili, la nuova contraffazione ammala il tanto narrato Made in Italy e lo emula magistralmente, rende impossibile ad occhi poco esperti scovare eventuali anomalie favorendo la circolazione di merci dannose non solo all’economia, ma fatali per la salute dell’Uomo, degli animali e del Pianeta tutto.
Ai nostri microfoni hanno approfondito le tematiche emerse durante il convegno la professoressa Marcella Trombetta e il Tenente Colonnello Sergio Tirrò
Articolo, interviste e foto di Veronica Brunetti, Fernardo Forti, Luigi Loperfido, Pamela Macchia