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Al Dipartimento CoRis Sapienza la lezione-incontro “Raccontare le migrazioni: il giornalismo tra crisi umanitarie e propaganda” con la giornalista Eleonora Camilli

Nella mattina di lunedì 22 maggio presso il Dipartimento CoRiS Sapienza, sito in via Salaria 113, il professor Andrea Cerase ha aperto le porte del suo corso “Comunicazione umanitaria del rischio e dell’emergenza” a tutti gli studenti della facoltà per una lezione-incontro dal titolo “Raccontare le migrazioni: Il giornalismo tra crisi umanitarie e propaganda”, tenuta insieme alla giornalista Eleonora Camilli.

Professionista attenta e sensibile alle tematiche sociali, Eleonora Camilli scrive per testate lontane dal giornalismo mainstream; dal 2007, ad esempio, collabora con il quotidiano di informazione Redattore Sociale, nato nel 2001 in risposta al dibattito circa le modalità di narrazione delle crisi umanitarie permeante gli anni Novanta a seguito delle prime ondate migratorie dall’Albania e alla conseguente narrazione criminalizzante fornita da movimenti attivi sulla scena politica dell’epoca. Sin dalla prima pubblicazione Redattore Sociale presenta giornalmente un’agenda diversa dai quotidiani nazionali, perseguendo l’obiettivo di fornire notizie chiare agli utenti e di essere fonte di informazione specializzata su tematiche sociali per altri notiziari.  Ne deriva un attento uso del linguaggio ed una consapevole scelta dei termini adeguati, in aderenza alla sottoscrizione della Carta di Roma, protocollo deontologico siglato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti (CNOG) e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI) nel giugno del 2008, composto da linee guida utili per una rappresentazione prossima alla realtà lontana da mistificazioni e speculazioni propagandistiche e, soprattutto, per la tutela dei diritti dei rifugiati.

Utilizzare termini non giuridici dalla portata politica e simbolica ingente rischia di perpetrare narrative qualunquiste e ad elevato rischio sociale: strumento utile per contrastare l’hate speech, il radicamento di discorsi discriminatori e disinformazione è rappresentato non solo dalla conoscenza del lemma nel suo significato letterale ma anche dal riconoscimento della componente emotiva legata allo stesso termine per il soggetto/ i soggetti al centro della notizia. Da tale esigenza, grazie alla collaborazione tra RS e PARSEC, nel 2013 nasce Parlare Civile, in origine libro contenente “200 schede su parole chiave redatte alla luce dell’etimologia, dell’uso corrente, dei dati, di innumerevoli esempi di buono o cattivo uso nella comunicazione, di alternative praticabili”, ad oggi sito web “volto a fornire un aiuto pratico a giornalisti e comunicatori per trattare con linguaggio corretto temi sensibili e a rischio di discriminazione” composto da significati, esempi e occasioni di utilizzo dei vari concetti utili anche al lettore nella comunicazione quotidiana.

Tematiche quali emergenze umanitarie e naufragi lungo le coste riecheggiano in discussioni politiche, nei salotti televisivi, lungo le pagine di giornali e coinvolgono spesso letture criminalizzanti del fenomeno migratorio, accompagnate da slogan propagandistici sorretti da elementi lontani dalla realtà, oppure al contrario interpretazioni dello stesso marcatamente paternalistiche, inscritte nel frame del white savior e dell’impotenza dei rifugiati. Tra gli esempi più affascinanti riportati dalla Camilli spicca il confronto proposto tra due donne tradotto simbolo della lotta per la vita in mare, seppur in periodi differenti, Catia Pellegrino e Carola Rackete, esemplificativo del mutamento dell’atteggiamento della classe politica italiana, e dell’opinione pubblica, nei confronti degli sbarchi e degli aiuti umanitari nel corso di pochi anni (Mare Nostrum 2014, Sea Watch 2019).

A Catia Pellegrino, Comandante di una delle navi della Marina Militare Italiana impegnata nell’operazione Mare Nostrum, vengono dedicati articoli di elogio per coraggio e magnanimità, la Rai assieme al Corriere della Sera dedicano una miniserie “La Scelta di Catia”, gli operatori della Guardia Costiera e della Guardia Marina vengono chiamati “Angeli del mare” e le immagini proposte dai mass media raccontano di sacrificio e umanità, degli Angeli sia chiaro, poiché i migranti restano ai margini, oggetto di un racconto che li vede in realtà tristemente protagonisti, svuotati di ogni identità, desoggettivizzati, ridotti a sfondo e privati di ogni carattere di umanità. Accedere ai racconti di vita dei rifugiati, racconta la giornalista, si rivela spesso un compito complesso, specialmente a causa delle politiche interne ai modelli hotspot che negano visite da parte di inviati, ed anche quando si riesce a raggiungere il soggetto è necessario spogliarsi di pregiudizi e preconcetti e lasciare che a raccontare sia il rifugiato, sempre nel rispetto dei punti della Carta di Roma per garantirne la tutela.

Al contrario il trattamento riservato a Carola Rackete è ostile, lontano da encomi e gratitudine, alimentato anche dalla campagna d’odio virale sui social lanciata dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini; le ONG e gli sbarchi divengono elemento centrale delle politiche elettorali in grado di orientare il consenso a seconda della strumentalizzazione del fenomeno. Nelle odierne politiche di destra l’attacco alle ONG è risultato essere un fattore propagandistico chiave, si ipotizzano legami con trafficanti, connessioni tra presenza di organizzazioni umanitarie e tasso di rifugiati tirando in causa il già empiricamente smentito “pull-factor”, secondo il quale sarebbe lo stanziare delle ONG a richiamare onde migratorie in loco, teorie e mistificazioni raggiungono lo strato ultimo della popolazione e permeano nell’immaginario comune attraverso notizie parziali, distorte o, nel peggiore dei casi, fake news fruite in rete.

“C’è un doppio problema secondo me nei media, non c’è solo a volte la volontà di seguire una propaganda […] l’altro problema è anche la poca conoscenza del tema, nel momento in cui il tema migratorio è diventato tematica di dibattito pubblico e quasi quotidiano, tutti, anche forzatamente si sono dovuti occupare del tema, alle volte, anche non avendo gli strumenti per decifrare alcune cose” conclude Eleonora Camilli. La natura stessa della rete richiede costanti operazioni di debunking da parte dei redattori intenti a pubblicare un articolo come anche dei lettori, attraverso la consultazione di fonti accreditate e confronto con testate largamente riconosciute.

Approfondiamo il tema del pericolo delle fake news e delle armi per difendersi con Eleonora Camilli nell’intervista rilasciata a RadioSapienza al termine della lezione.

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