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Videocittà giorno 3: musica, talk ed esperienze immersive nel cuore di Roma

The Blaze, live A/V a Videocittà Festival. Foto di Mario Monopoli

The Blaze, live A/V a Videocittà Festival. Foto di Mario Monopoli

Nella calda serata del 15 luglio 2023, Videocittà festival ha trasformato l’area del gazometro nel cuore del quartiere Ostiense nel centro dell’innovazione e dell’arte digitale, con grandi ospiti nazionali e internazionali. The Blaze, Piove., None Collective, moltissimi i live set e le esperienze immersive, che si sono intervallate a talk sulle nuove tecnologie e come queste stanno cambiando le nostre abitudini.

La varietà dell’offerta del festival rende infatti necessario fare qualche scelta sugli eventi da seguire e le installazioni da vedere. Arrivato sulle 20.00, un’ora dopo l’apertura delle porte, ho visitato subito la sezione Agorà, al piano terra del gazometro G3. Qui aziende e installazioni artistiche presentano progetti dallo sguardo futuristico, interattivo ed immersivo. Deodato.io, Meta, Rai Cinema VR, Naba, Artscloud, Fondazione Mondo Digitale, Solares, Kineticshow, SAE Institute, Istituto Cine-TV Rossellini e molte altre imprese offrono stand in cui si possono approfondire i temi legati alle arti digitali, oltre che provare esperienze immersive di vario tipo.

Nella sala VR di Rai Cinema ad esempio si può scegliere di vedere quattro tipi di esperienza diversa: “La Divina Commedia VR: Inferno” e “La Divina Commedia VR: Purgatorio”, che riprendono l’opera di Dante, “Vulcano – La Vita che Dorme”, sull’eruzione del vulcano islandese Fagradalsfjall, e “La Bambola di Pezza”, cortometraggio prodotto da One More Pictures con Rai Cinema. Avendo già visto “Vulcano – La Vita che Dorme” al Museo del Cinema di Torino, ed avendo visto altre esperienze VR della One More Pictures, scelgo di guardare l’inferno dantesco attraverso la realtà virtuale. Una selva oscura, le parole di Dante pronunciate da Francesco Pannofino, l’entrata nell’oscurità e nelle fiamme dell’inferno, il tutto attraverso un misto di grafica digitale e riprese 360°, in una esperienza che nei suoi 8 minuti ci porta in un riassunto del viaggio di Dante, tra cherubini minacciosi, alberi sanguinanti e un gigantesco Lucifero mangia-uomini.

Tra le altre esperienze che ho provato ci sono state “Stride”, installazione di arte collaborativa tra umano e intelligenza artificiale, in cui quattro persone collaborano con degli schizzi disegnati su un tablet in 20 secondi alla realizzazione di un disegno che verrà poi trasformato dall’intelligenza artificiale in un’opera d’arte digitale in continua evoluzione, riprendendo gli schizzi fatti dai partecipanti. Altra installazione divertente e curiosa è “Sologamy” di Elena Ketra, che vi permetterà di sposare… voi stessi, con l’invio di un vero e proprio certificato di matrimonio unico e personalizzato.

Dopo questi esperimenti, sono salito quindi sulla terrazza del gazometro per assistere al talk condotto da Daniela Collu con Saverio Villirillo e Gregorio De Luca Comandini dei None Collective, collettivo artistico multimediale italiano, presente al festival con il videomapping “GIGA” proiettato sui muri dell’altoforno, nel main stage. A seguire gli studenti dello IED di Roma hanno presentato “Forme: Decostruita”, terza parte del progetto “Forme”, un live set che abbina a sonorità elettroniche che vanno dall’ambient al glitch, un comparto visivo caratterizzato dalla destrutturazione di figure umane in figure geometriche fluide in continua trasformazione.

Forme: Decostruita
Forme: Decostruita – IED Roma. Foto di Mario Monopoli

Dopo il set immersivo, sono rimasto sulla terrazza per il talk condotto da Nicholas Ballario su Cultura e Metaverso, con Costanza Andreini, Public Policy Manager di Meta, e Auronda Scalera, art curator, in cui tra le cose si è discusso di come oggi in realtà non esista ancora un metaverso, ma molti metaversi sperimentali, discutendo anche della sbagliata associazione dell’arte digitale alla bolla degli NFT, quando in realtà con NFT si intende un contratto, e non un’opera.

Nicholas Ballario conduce il talk "Cultura e Metaverso" con Costanza Andreini, Public Policy Manager di Meta, e Auronda Scalera, Art Curator. Foto di Mario Monopoli
Nicholas Ballario conduce il talk “Cultura e Metaverso” con Costanza Andreini, Public Policy Manager di Meta, e Auronda Scalera, Art Curator. Foto di Mario Monopoli

A quest’ora, attorno alle 22.00, sono iniziati i vari live set. Tra la vasta scelta inizio seguendo il live di Elasi al main stage, con il suo pop con contaminazioni funk ed elettroniche, in cui l’artista italiana da sola sul palco alterna synth e chitarra in una esibizione dinamica e suggestiva. Nella sala dell’opificio 41 contemporaneamente inizia il live di Piove., dove arrivo con un po’ di ritardo. L’artista italiana, che combina hyper pop, elettronica e hip hop, accompagnata da un muro di visual che alternano figure sintetiche che ricordano “Ghost in The Shell” e “Westworld” a momenti glitch e piogge digitali, in cui il sound ibrido della musicista suona fresco e dinamico, in un live perfetto per le tematiche del festival Videocittà.

Piove. live A/V. Foto di Mario Monopoli
Piove. live A/V. Foto di Mario Monopoli

Alla fine del set, tornato sul main stage, attendo l’esibizione del duo francese The Blaze anticipato dal videotaping “GIGA” dei None Collective, che proietta sull’altoforno immagini di animali digitali che si muovono sinuosi sulle mura dell’edificio. I The Blaze infiammano subito il numerosissimo pubblico, facendolo ballare per più di un’ora e mezza, alternando alcuni dei loro pezzi più famosi come “SHE”, “TERRITORY” e molte altre, con la loro progressive house con toni malinconici che ricorda i Moderat, mentre un videomapping proietta dietro loro immagini dinamiche e fasci di luce proiettati al cielo che si fondono con quelli del Gazometro dell’esposizione di Sila Sveta e Mace.

Dopo circa 40 minuti di set mi allontano, curioso di un’altra esibizione nella sala dell’opificio 41, dove Telesonic 9000, pseudonimo di Dominick Gray, presenta E.C.H.O., esperienza che combina musica a spezzoni di uno sconfinato archivio cinematografico post bellico che ricorda l’ironia e lo stile desolato e desolante dei videogiochi di Fallout. Il batterista e produttore americano suona per tutta la durata del set una batteria analogica accompagnato da suoni sintetici, in una combinazione tra uomo e macchina che suona un po’ come se Aphex Twin suonato da una batteria fisica al posto di una drum machine.

La serata è poi continuata nel main stage con il DJ Set di Bawrut, tra i nomi più interessanti del clubbing italiano e che combina sperimentazioni underground a un sound dance apprezzabile anche da un pubblico più mainstream, accompagnando il festival fino alla chiusura, prevista per le due di notte, chiudendo la terza giornata di videocittà festival.  Innovazione, contaminazione e futuro le tre parole chiave per descrivere la serata di sabato 15 luglio, e che sicuramente si ritroveranno anche nella serata conclusiva di domenica 16 luglio, per cui ancora una volta non ci resta altro che darci nuovamente appuntamento sotto al gazometro per la quarta serata di festa e cultura consecutiva.