Dopo l’anticipazione di ieri giovedì 7 settembre in cui è stata protagonista l’Università degli Studi di Milano, nella giornata di oggi venerdì 8 settembre viene inaugurata alla Triennale, uno dei più importanti musei del Design al mondo, la festa-festival “il TEMPO delle DONNE” del Corriere della Sera, che proseguirà in una triade di giornate arricchite da convegni, interviste e figure di spessore, dialoghi, workshop e laboratori formativi fino a domenica 10 settembre.
Nel TEMPO delle DONNE la libertà è duplice e solidale
La particolarità del Il TEMPO delle DONNE, rispetto ad altri festival consiste non soltanto nel convergere pensieri e temi al femminile, ma è quella di individuare un fil rouge attraverso il quale percorrere e istaurare momenti di dialogo e confronto in diversi ambiti del sapere.
Per quanto concerne l’edizione 2023, un’ulteriore peculiarità consiste nel fatto che il concetto di Libertà e la sua iconicità non soltanto simbolica, ma anche valoriale non vuole essere esclusivamente il tema portante di quest’edizione, ma è anche il collante di tutte l’edizioni precedenti, poiché anche quando si parla di amore, sesso, lavoro, forza e maternità (temi affrontati nelle edizioni precedenti) non si può non parlare di libertà collettive, plurali e singole.
Ad aprire le danze è stato l’evento “LA NOSTRA UNIVERSITÀ. Esiste un modello femminile di leadership. Le rettrici si raccontano”, nel quale si è avviato un dibattito e un confronto tra 5 delle 11 rettrici a capo delle più prestigiose Università nazionali, percorrendo il loro excursus accademico e lavorativo. Tra queste non è mancata la partecipazione di Antonella Polimeni, Magnifica Rettrice dell’Università di Roma La Sapienza, che ha tenuto a sottolineare l’importanza delle “pari opportunità, per pari capacità”.
La lotta per ridurre il gender gap presente in diversi settori – divario, come testimonia il Global Gender Gap Report 2023, tutt’ora incisivo nella maggior parte degli Stati europei e globali – deve partire dalla formazione e dal dibattito. Difatti, anche ragionando su concetti ormai apparentemente assodati anch’essi possono essere ancora messi in discussione. Un esempio è l’Articolo 21 che legifera la libertà d’espressione: una delle forme di libertà che rientra tra i diritti umani. Tuttavia, con i social e la creazione di piazze digitali gli spazi condivisi sono diventati luoghi di dibattito anarchici in cui sempre più spesso l’odio e l’indole predatoria degli esseri umani è prevalente, diventando luogo di hate speech e discriminazione. Ma proprio sulla promozione dei linguaggi inclusivi è stato avviato il progetto Nome dell’Università degli Studi di Milano in collaborazione con MUSA.
Libertà come cura, democrazia, partecipazione, sacrificio e opportunità
L’obiettivo di eventi come il TEMPO delle DONNE è quello di fornire gli strumenti adatti per poter interpretare la società tramite l’intervento di studiosi ed esperti del gender studies e la testimonianza di storie di successo e insuccesso che far da modello soprattutto ai più giovani. È in dubbio che le tematiche di genere, come tante altre questioni che polarizzano il dibattito pubblico, sono intergenerazionali dunque è necessario che vengano affrontate con cura, profondità e pluridimensionalità, soprattutto giacché nel caso specifico del genere le discriminazioni che lo colpiscono sono intersezionali.
Durante l’arco dell’intera giornata la libertà è stata associata alla scelta di poter amare, di poter essere ed Esserci (inteso alla Heidegger) da Barbara Stefanelli – vicedirettrice vicaria del Corriere della Sera – e Massimo Gramellini – autore della posta del cuore; dalla democrazia e alla partecipazione dalla segretaria del Partito Democratico Elly Schlein al sacrificio dal regista Pif dall’opportunità dalla regista iraniana e attivista Somayeh Haghnegahdar fino alla cura. Questo perché libertà non è una sola, ma è plurale e proprio per questo va difesa nella sua diversità.
Ciò che risulta chiaro è che le politiche e le iniziative promotrice dell’equità e delle pari opportunità hanno innescato un cambiamento che purtroppo viene spesso frenato dal sistema patriarcale e dalla cultura egemonica maschile che ancora prevale in Italia.
Una delle chiavi di lettura interessanti che vuole essere al passo coi tempi è l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per cercare di ridimensionare e correggere fenomeni come le discriminazioni e i conflitti, cercando di prospettare un futuro fluido e versatile che possa stimolare la società a prestare attenzione a parole e azioni.
Dunque, in conclusione ciò che più emerge dal TEMPO delle DONNE non è soltanto il grido di libertà, ma anche l’esigenza e la volontà di fare rete e di essere una rete, proprio perché la complessità di alcuni fenomeni non può essere affrontata da singoli, ma è necessario che sia condivisa e affrontata in maniera unita e compatta.
Foto e interviste di Cristina Accardi