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L’epilogo di Più Libri Più Liberi. L’ultima giornata della Fiera

La Nuvola di sera, Più Libri Più Liberi

La Nuvola di sera, Più Libri Più Liberi

Un’edizione da record quella di Più Libri Più Libri 2023 che si chiude con oltre 115mila presenze. Il 10 dicembre, ultimo giorno della fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria, i numerosi eventi si sono susseguiti come di consueto e hanno dato conferma dell’eccezionale direzione artistica a cura di Chiara Valerio. Organizzata dall’Associazione Italiana editori (AIE) e ospitata dal Roma convention center – La Nuvola dell’Eur, si è conclusa con la conferenza stampa dove, oltre a confermare i numeri già citati e le date dell’edizione 2024, che si svolgerà dal 4 all’8 dicembre, è stato annunciato anche il tema dell’anno: la misura del mondo. Infatti, oltre all’anniversario di morte di Marco Polo – come spiega Valerio – le storie rappresentano il modo in cui gli essere umani imparano e insegnano, ma anche il modo in cui misurano la distanza e la vicinanza con gli altri e con il circostante. Infatti, “se misurare e raccontare sono sinonimi, allora la letteratura è la carta geografica più precisa che abbiamo”.

Inizi ed epiloghi

Un mondo che cambia, insomma, e continua a girare mentre tutto si trasforma. E a parlare di trasformazioni in quest’ultima giornata sono anche Stefano Nazzi e Marino Sinibaldi al panel COSE Spiegate bene. In occasione della recente (anche se non ultimissima) uscita del numero Voltiamo decisamente pagina della rivista de Il Post, i due giornalisti conversano sul cambiamento del giornalismo nel corso del tempo. Tra la necessaria abolizione di frasi fatte e di un linguaggio che sia efficace da un lato e la modifica del ruolo del giornalista dall’altro, Nazzi dimostra come gli artefici di un cambiamento che non sta al passo con i tempi sono proprio i giornalisti. Infatti, mentre diminuiscono i lettori, i giornali non comprendono che alcune cose non abbiano più funzione. La cronaca (nera) di Nazzi è mero strumento per esporre i fatti, non è atta a ricercare soluzioni e colpevoli o a esprimere sanzioni giudiziarie.

Stefano Nazzi e Marino Sinibaldi per COSE spiegate bene
Stefano Nazzi e Marino Sinibaldi per COSE spiegate bene

Sembra necessario, dunque, trovare un modo per esorcizzare queste informazioni crude. Nel libro Funerali preparati, l’autore Marco Taddei e l’illustratore Michele Rocchetti riportano, dopo svariate esplorazioni cimiteriali, la raccolta di disposizioni post mortem di personaggi di ogni genere e grado sociale. Questa Spoon River in veste comica rappresenta la vita, sempre in bilico tra risata e tragedia e suggerisce che, con altrettanta allegria, si possa davvero alleggerire il comparto di timori e pregiudizi sul tema. In un gioco di contrasti, enfatizzati anche dai disegni, la morte diviene vicinanza e semplicità.

E mentre Gaja Cenciarelli intervista Diego Bianchi sul suo rapporto con Roma ma non solo, e Flavia Mastrella e Antonio Rezza dialogano con Valerio Lundini, Ilaria Gaspari racconta perché “Siamo tutte Circe?” a Robinson de la Repubblica. Una lunga quanto appassionante digressione racconta la storia di Ulisse e i suoi compagni quando incontrano la maga Circe che decide di trasformarli in animali: maiali, bestie feroci, cani. Una metamorfosi – come racconta Gaspari – che può essere letta anche come rivelazione. Circe fa emergere il lato più ferino degli uomini, più profondamente negativo per poi rinchiuderlo in una stalla. La solitudine della dea diviene umorismo e al contempo seduzione, dove prendono forma i contorni di un carattere ambivalente. Viene messa in rilievo, dunque, la possibilità di essere sia in un modo che nell’altro, senza rinunciare a essere né in un modo né nell’altro.

Ilaria Gaspari risponde alla domanda "Perché siamo tutte Circe?"
Ilaria Gaspari risponde alla domanda “Perché siamo tutte Circe?”

Dedicato a Michela Murgia

A conclusione della giornata e della Fiera tutta, si è svolto l’evento dedicato a Michela Murgia. Una partecipazione immensa nel pubblico che si è tinto di viola e ha fatto rumore, mentre le parole di quante la hanno conosciuta hanno donato momenti preziosi di ricordi e risate. Simonetta Bitasi ha parlato del rapporto di Murgia con la lettura, della loro continua diatriba tra saggistica e narrativa, della necessità, in ogni caso, di scrivere. Maria Luisa Frisa ha raccontato la moda di Murgia, valore sempre affermato attraverso le sue gesta e il suo essere attivista: un abito divenuto oggetto per piacere e per piacersi, per imparare ad affermarsi così come si vuole. Djarah Kan non ha parlato di Murgia e politica, ma di Murgia e degli italiani: infatti, Kan specifica che l’antipatia diffusa per le parole dell’attivista nascevano dal suo fare rumore, dal fatto che lei non avesse “un modo carino e conciliante, ma diceva le cose così come stavano per quello che erano”. Ma ciò che ora c’è è proprio il rumore e la capacità di saperlo fare, mentre questo è un paese che non tollera il rumore. Lorenzo Gasparrini illustra i femminismi di Murgia che, come diceva lei stessa, non era uno solo ma tanti e con tante forme diverse. Ma la vera forza è la pratica della gestione del conflitto e, dunque, la capacità di amministrare un qualcosa che sa generare ricchezza reciproca anche nelle divergenze, non distruzione delle stesse. Soprattutto, però, ciò che Gasparrini ricorda è l’ironia di Murgia, non nei confronti delle persone ma delle idee sbagliate. Ginevra Lamberti confronta la morte e di come anch’esso sia un tema trattato nei testi di Murgia, perché nessuna risposta può essere esaustiva e completa se non è applicabile a livello collettivo. Infatti, l’impedimento alla morte rappresenta una dittatura sul corpo altrui, a cui non viene permesso di smettere di essere.

Dedicato a Michela Murgia
Dedicato a Michela Murgia

Infine, Valentina Melis percorre nuove parole di Murgia, lasciate in sospeso per chiunque sarà e vorrà essere, parole che risuonano come echi nell’Auditorium de La Nuvola, tra silenzio e commozione.

Mia figlia diventerà ricordo prima di essere progetto, e accoglierà il presente come fosse un seme ricevuto. Le canterò una ninna nanna per stare sveglia, una ninna nanna per non chiudere gli occhi, perché abbiamo già dormito tanto e troppo, mentre altri plasmavano i nostri sogni in incubi di realtà.