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Microfoni aperti: lezione-incontro con Fabrizio Falconi

Microfoni Aperti - Fabrizio Falconi

Nel pomeriggio di martedì 26 marzo il Corso di Storia della Radio e della Televisione del CORIS Sapienza ha ospitato Fabrizio Falconi. La lezione-incontro, intitolata “Microfoni aperti”, è stata organizzata dal docente Christian Ruggiero e dalla conduttrice radiofonica di RTL 102.5 Federica Gentile e si è tenuta presso le Aule blu della Città universitaria (Piazzale Aldo Moro, 5).

Il giornalista e scrittore, protagonista fin dagli anni ottanta del panorama radiotelevisivo italiano, ha raccontato agli studenti del corso di comunicazione la propria esperienza nel campo del giornalismo e della radiofonia. Nel dare testimonianza dell’evoluzione delle reti stereofoniche della Rai e dei primi esperimenti con la radio di flusso si è soffermato in particolare sul suo periodo a Radiodue 3131, longevo programma erede di Chiamate Roma 3131 che ha avuto il merito di rendere gli ascoltatori i protagonisti principali di una trasmissione radiofonica.

Fabrizio Falconi e Federica Gentile
Fabrizio Falconi e Federica Gentile

MICROFONI APERTI

L’evento è stato presentato da Federica Gentile, conduttrice e direttrice radiofonica nonché co-docente del corso di Storia della Radio e della Televisione.

Falconi ha raccontato la sua esperienza iniziata sul finire degli anni Settanta, in un’epoca in cui il passaggio dal monopolio pubblico alle radio private contribuì a determinare una svolta cruciale nel delinearsi del nuovo sistema radiofonico italiano. La nascita delle nuove Radio Libere su scala locale ha spalancato le porte a giovani volenterosi di mettersi alla prova davanti al microfono, avviando un processo di profondo cambiamento risultato delle rivoluzioni socio-culturali del decennio precedente.

3131 fa infatti il suo primo esordio in radio il 7 gennaio 1969, nel contesto del movimento giovanile del ’68. In quegli anni si stava assistendo ad una vera e propria rivoluzione che inevitabilmente aveva coinvolto il mondo della musica e dello spettacolo. Il 1968, ricorda Falconi, è anche l’anno in cui Jimi Hendrix si esibì al Teatro Brancaccio di Roma, pochi anni dopo il celebre concerto che i Beatles tennero nella Capitale. Fu in quell’occasione che un giovanissimo Gianni Minà invitò la band al Piper.

Si viveva ancora in periodo di monopolio, in un’Italia un po’ bigotta, e all’improvviso giunse questa ventata di novità che determinò in pochi anni un salto epocale. In tale contesto storico la radio rimaneva saldamente la colonna sonora della vita quotidiana, il sottofondo che accompagnava le giornate, tuttavia si cominciava ad avvertire un’esigenza di cambiamento: “si sentiva musica sì, però si sentiva il bisogno di qualcosa di nuovo, cioè che questa radio raccontasse un po’ quello che stava succedendo fuori. Questa era la cosa molto importante, perché ancora nessuno l’aveva raccontata”. E la nascita delle radio private è il frutto anche di questo.

GLI INIZI E LA RAI

In questo panorama dinamico e denso di stimoli Falconi compie i suoi primi passi, prima ancora di compiere vent’anni, muovendosi tra varie radio romane. Per diverso tempo lavora come disk jockey per Radio Luna, in un ambiente sempre più popolato da giovani talenti che portavano nuove idee e nuove personalità.

La sua avventura in Rai inizia quasi per caso, quando riesce a consegnare un provino ad uno dei funzionari dell’emittente pubblica. In quegli anni anche nella Rai vi era una forte esigenza di cambiamento e di “svecchiamento”, nei contenuti e nel personale. Per far fronte alla concorrenza delle radio private che avevano catturato la quasi totalità del pubblico giovanile nascono tre nuove strutture: RaiStereoUno, RaiStereoDue e RaiStereoNotte. Viene passata musica per giovani e si cercano giovani conduttori. In questo frangente Falconi viene chiamato a sostituire Ronnie Jones come Disk Jockey iniziando la sua collaborazione con Rai.

Fabrizio Falconi
Fabrizio Falconi a “Microfoni Aperti”

L’ESPERIENZA A RADIODUE 3131

Falconi ha continuato a raccontare la propria esperienza spiegando come dopo la laurea e l’inizio di un lavoro da freelance, avesse deciso di allontanarsi dalla radio di flusso per dedicarsi ad un giornalismo di stampo più serio, orientato alla cronaca e alle questioni sociali. Questo lo portò ad avvicinarsi alle radio di programma e a 3131.

Il programma era nato nel 1969 con il nome di Chiamate Roma 3131 per iniziativa di Luciano Rispoli che ebbe l’idea di collegare i due mezzi di comunicazione allora più usati e diffusi: radio e telefono. Nasce una nuova forma di comunicazione contraddistinta da un flusso a due: non c’è più chi parla e chi ascolta ma gli stessi ascoltatori hanno la possibilità di raccontare. Naturalmente i rischi di questo esperimento erano tanti ma il programma riscosse fin da subito un ampio successo.

Gli ascoltatori iniziano a parlare dei propri problemi, a porre questioni e a confrontarsi su cosa succede nel mondo, in America soprattutto, ma anche fuori dalla porta di casa. “La grande intuizione di 3131 – spiega Falconi – fu proprio quella di capire la voglia delle persone di esserci”. La grandezza del programma risiedeva nella possibilità che offriva al singolo, per quei pochi minuti, di essere lui l’unico protagonista, senza mediazioni, nonostante tutti i rischi che comportava aprire i microfoni indiscriminatamente.

Negli anni Settanta, su iniziativa di Lidia Motta, il programma viene rinominato Sala F. Ne nasce una trasmissione tutta al femminile contraddistinta da un approccio più intimo e tematiche più profonde, legate a relazioni, rapporti con amanti e familiari.

Quando Falconi fa il suo ingresso nel programma, negli anni Ottanta, alla direzione vi è Corrado Guerzoni che ricopre anche il ruolo di conduttore. La sua idea era che per dirigere un programma fosse imprescindibile comprendere il pubblico a cui ci si rivolgeva e per riuscirci a pieno riteneva fondamentale toccarlo con mano, interagirci direttamente. Il suo obiettivo era far sì che a Radiodue3131 si parlasse anche di problemi politici e sociali.

Falconi decise dunque, questa volta volontariamente, di richiedere un colloquio con Lidia Motta. Di quell’incontro ha raccontato: “Andare da lei, fare un colloquio con lei, voleva dire veramente mettersi a nudo“, cioè non limitarsi ad elencare le proprie esperienze lavorative, ma raccontare sé stessi, le proprie ambizioni, i valori, il contesto familiare, i fallimenti, le paure.

Ha poi continuato: “Da lei sono passati veramente tutti, tutti quelli che contavano […] vide qualcosa che poteva essere interessante anche in una figura come la mia, anche perché a lei piaceva molto trovare i rispettivi talenti delle persone che non dovevano essere per forza quelli che lei aveva in mente. Era questa la grandezza poi di un dirigente: quella di capire ciascuno che cosa ti può dare […] perché tutti non ti possono dare le stesse cose, ciascuno ha il suo talento”.

Per undici anni Falconi lavorò come inviato notturno per il 3131 Notte, con l’incarico di recarsi in piccoli borghi poco o per nulla visitati dai giornali e dalle radio con il compito di far emergere nuove storie, con protagonista la gente comune.

Fabrizio Falconi e Federica Gentile
Fabrizio Falconi e Federica Gentile

RADIO PRESENTE E FUTURA

Nell’ultima parte dell’intervento, il giornalista ripercorre brevemente la sua esperienza in televisione confrontandola con la radiofonia ed approfondendo quelle che ritiene essere le maggiori differenze tra i due mezzi e i rispettivi mestieri. La radio – afferma – è uno strumento privilegiato: non ci sono immagini, distrazioni, tutta l’attenzione è focalizzata sulla parola.

Federica Gentile è intervenuta a tal proposito con una riflessione sulle odierne radio visuali sottolineando come nella maggior parte dei casi la radiovisione di oggi sia essenzialmente costituita da una telecamera che riprende il conduttore, ma il programma non è in alcun modo strutturato per la TV. Il codice resta quello radiofonico, il canale comunicativo principale resta la voce.

L’unicità della radio per chi lavora al suo interno risiede nella sua autenticità, nel suo configurarsi come mezzo personale, con un grado di genuinità incomparabile ad altri mezzi. “L’immagine arriva prima della parola” e pertanto costituisce un filtro per la parola stessa, per il messaggio e per la storia che si vuole raccontare. La radio esalta la parola e la mette al centro e per questo, anche a cent’anni dalla sua nascita, continuiamo ad affidarle le nostre storie seppur in forme diverse e attraverso tecnologie diverse.

Nel corso di un’intervista concessa a RadioSapienza, Falconi si è espresso sul presente e sul futuro della radio dichiarando: “Siamo in un mondo in cui l’utilizzo della radio come elettrodomestico non c’è più e non ci sarà più nel futuro ovviamente, però la radio esisterà ancora. Esiste perché si è trasformata: oggi si usufruisce del linguaggio radiofonico attraverso altri mezzi che arrivano dentro le case, attraverso web, televisioni e podcast. Credo che continuerà a vivere in forme nuove ma ci sarà sempre il bisogno di storie che vengono raccontate e non mostrate con le immagini, è una cosa, è un bisogno anche ancestrale per l’uomo che è quello di misurarsi con l’attenzione per la parola e per quello che la parola ha da offrire nei suoi contenuti, ma anche da suggerire rispetto a quello che non si vede ma che può essere però immaginato.”

Qui per ascoltare l’intervista completa:

      intervista-fabrizio-falconi

 

L’intero evento può essere recuperato sul nostro canale Youtube nella sezione Live: