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Donde los niños no sueñan di Stefano Sbrulli porta alla luce il dramma di Cerro de Pasco

Donde los niños no sueñan di Stefano Sbrulli porta alla luce il dramma di Cerro de Pasco

Nella mattinata di oggi 5 aprile, presso l’Aula Oriana del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale (Coris) de La Sapienza di Roma, si è tenuta un’intensa e significativa lezione-evento all’interno della cattedra di Entertaiment and Television Studies della Prof.ssa Mihaela Gavrila. L’incontro, intitolato “L’audiovisivo come strumento di contrasto dell’indifferenza“, ha gettato luce su una realtà devastante: il documentario “Donde los niños no sueñan” di Stefano Sbrulli ha messo in primo piano il dramma umano e ambientale vissuto a Cerro de Pasco, una comunità peruviana afflitta dall’attività estrattiva.

L’evento ha preso vita con le parole della Prof.ssa Mihaela Gavrila che durante il suo intervento ha sottolineato l’importanza fondamentale dello strumento audiovisivo nel diffondere e condividere realtà problematiche. Ha inoltre evidenziato il ruolo cruciale che i giovani hanno assunto e stanno avendo in movimenti come il Friday for Future, sottolineando come sempre più iniziative vedano le nuove generazioni coinvolte in prima linea nei dibattiti attuali. Queste riflessioni hanno aperto la strada alla presentazione del regista del cortometraggio oggetto di analisi durante la giornata.

Il documentario, prodotto e diretto da Stefano Sbrulli, ha scosso le coscienze del pubblico presente in aula con la sua cruda rappresentazione della vita quotidiana a ridosso delle miniere a cielo aperto. Attraverso immagini struggenti e testimonianze toccanti, il film ha dipinto un quadro spaventoso dell’inquinamento da metalli pesanti che avvelena non solo l’ambiente, ma gli abitanti di questa zona delle Ande (Cerro de Pasco). Il racconto si concentra su Lourdes e la sua famiglia, che vivono a pochi metri dalla gigantesca miniera di piombo di Cerro de Pasco. Il destino di Lourdes e dei suoi tre figli è segnato dalle malattie derivanti dall’inquinamento ambientale, rendendo ingente la necessità di allontanarli dalla zona contaminata. Tuttavia, questo desiderio si scontra con le dure realtà sociali ed economiche che rendono quasi impossibile immaginare un futuro altrove per la famiglia.

L'immagine riporta la città di Cerro de Pasco in Perù
Stefano Sbrulli, Donde los niños no sueñan (Cerro de Pasco, Perù)

Il Perù è uno dei paesi con il più alto numero di territori concessi alle industrie estrattive, con oltre il 15% del territorio in concessione a compagnie minerarie straniere. Cerro de Pasco, con una popolazione di oltre 70.000 abitanti, si è sviluppato attorno a una vasta miniera a cielo aperto nota come El Tajo. Questa cava, con dimensioni impressionanti, lunga e larga due chilometri e profonda quasi un chilometro, ha visto l’estrazione di enormi quantità di rame, piombo, zinco, oro e argento nel corso degli anni. Tuttavia, le conseguenze ambientali sono catastrofiche: le rocce di scarto riversate nell’ambiente hanno causato danni irreparabili agli abitanti e all’ecosistema locale.

L’inquinamento industriale ha trasformato Cerro de Pasco in uno dei luoghi più inquinati del pianeta. La mortalità infantile, con il 33% causato da malformazioni congenite, è drammaticamente alta, e l’incidenza del cancro è quattro volte superiore alla media nazionale. Nonostante i milioni di dollari generati dalla lunga storia di sfruttamento minerario, la comunità è stata abbandonata dal governo, lasciata a lottare contro le malattie e la disperazione senza alcun sostegno. Il sistema sanitario è pressoché inesistente, il sistema educativo è vicino al collasso e la popolazione non riceve alcun aiuto dal governo. Negli ultimi anni la ONG Source International e attivisti locali si sono adoperati per spingere le istituzioni internazionali a riconoscere il caso di Cerro de Pasco come un crimine contro l’umanità.

Il dibattito che ha seguito la proiezione del documentario ha evidenziato l’importanza cruciale di opere come “Donde los niños no sueñan” nel sensibilizzare le politiche locali e internazionali sulle drammatiche conseguenze dell’industria estrattiva. I relatori, tra cui lo stesso Stefano Sbrulli, il fondatore di Source International Flaviano Bianchini e il presidente del Corso di Laurea in Cooperazione Marco Cilento, hanno sottolineato l’urgente necessità di agire per contrastare l’indifferenza e proteggere la vita delle persone colpite da questa tragedia umana ed ambientale.

L'immagine riporta Benjamin, bambino malato a causa del disastro ambientale che grava sulla città di Cerro de Pasco
Stefano Sbrulli, Donde los niños no sueñan (Cerro de Pasco, Perù)

Il documentario, della durata di 20 minuti circa, ha suscitato riflessioni profonde sui linguaggi del cinema documentaristico e sul potere delle immagini nel promuovere il cambiamento sociale. Le difficoltà tecniche, i costi e i valori intrinseci del lavoro di Sbrulli sono stati al centro del dibattito, insieme agli aspetti più sociali e politici relativi alle tematiche affrontate. Con delicatezza e consapevolezza, “Donde los niños no sueñan” si pone di fronte alla cruda realtà che questa terra nasconde. È un vero e proprio grido d’allarme contro l’ingiustizia e l’indifferenza. Il documentario va oltre la semplice registrazione visiva: è una lotta per abbattere l’indifferenza, dimostrando che questa non è un male insormontabile. Al contrario, può essere sconfitta attraverso la consapevolezza. L’abitudine alla morte, la confidenza con la ritualità dei funerali, fa capire come i sogni e le speranze di questi bambini siano inevitabilmente compromessi. Queste immagini ci mettono di fronte alla dura realtà di una generazione che cresce nell’ombra di una tragedia ambientale, dove ogni giorno è segnato dalla lotta per la sopravvivenza.

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