Oggi, mercoledì 10 aprile, nella Sala Lauree dell’edificio di Scienze Politiche, si è tenuto un Convegno organizzato in collaborazione con “Economia Italiana”, riguardante la qualità istituzionale, l’efficienza e la produttività nella Pubblica Amministrazione in Italia.
La prima a prendere la parola è stata la Direttrice del DiSSE Emma Galli, la quale, dopo i saluti istituzionali, ha introdotto la genesi dell’iniziativa, presentandosi in qualità di editor della rivista, affiancata da Alberto Petrucci della Luiss Guido Carli, anch’egli presente al convegno. Emma Galli ha specificato che all’interno del volume vengono analizzate empiricamente alcune problematiche riguardanti il funzionamento del settore pubblico e, in particolare, gli effetti della qualità istituzionale e dell’efficienza della Pubblica Amministrazione sulla produttività dei fattori e sulla crescita economica, intersecando tutti i livelli di governo: nazionale, regionale e locale. È infatti necessario partire dalla consapevolezza che il benessere economico e sociale di un paese è strettamente correlato alla qualità delle istituzioni e alla proficuità della Pubblica Amministrazione. Ecco che tali aspetti assumono una maggiore rilevanza di fronte alla sfida della realizzazione del PNRR. Quest’ultimo, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, redatto dal governo Draghi e approvato nel 2021 dalla Commissione Europea, è il programma con cui il governo intende gestire i fondi del Next generation Eu. Si tratta dello strumento di ripresa e rilancio economico introdotto dall’Unione europea per risanare le perdite causate dalla pandemia.
La parola è poi passata ad Alberto Petrucci, il quale ha enunciato le principali questioni oggetto di analisi nei saggi. Ci si chiede innanzitutto quali siano gli effetti delle istituzioni sulla crescita e sulla riduzione dei divari territoriali in Italia, lasciando intendere la necessità di uno sviluppo omogeneo per uniformare le possibilità istituzionali tra nord e sud. Si tratta poi dei problemi di misurazione della performance dell’Amministrazione Pubblica, in quanto l’avanzamento della ricerca ci offre una pluralità di approcci complementari che ci consente di misurare e di considerarne l’impatto sull’economia. Ecco dunque che il ruolo delle istituzioni è importante, soprattutto nella misura in cui diviene canale di trasmissione. Nella rivista ci si interroga poi riguardo i legami tra la Pubblica Amministrazione e la produttività dei fattori delle imprese e soprattutto si riflette sulla digitalizzazione e sulla produttività del lavoro.
Inoltre, Alberto Petrucci si è soffermato sul tema del suo personale contributo al volume. In particolare, partendo dalla citazione dell’economista Paul Samuelson, secondo cui le vecchie teorie vengono smentite dai fatti, giunge a esplicitare la necessità che la figura dell’economista non si limiti al mero giudizio dell’evoluzione del paese tramite la produttività totale dei fattori e lo strumento del residuo Solow, in quanto questa analisi risulta più superficiale e si configura come una costruzione artificiale. È invece corretto considerare il divario tra prodotti marginali privati e pubblici, mettere dunque in discussione la struttura nota che attribuisce maggiore valore ai costi piuttosto che all’efficienza del prodotto in sé. È quindi inevitabile, secondo Petrucci, porre in discussione il sapere per costruire nuove cose, per dare vita a nuove idee.
A intervenire è poi Beniamino Quintieri, professore di Economia e Finanza Internazionale presso la Facoltà di Economia dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata. Quintieri ha spiegato che, affiancato da Francesco Salustri, Giovanni Stamato e Simona Mandile, ha contribuito alla rivista, trattando degli effetti della qualità istituzionale sul valore aggiunto pro capite e sulla produttività totale dei fattori delle imprese italiane. Ha inoltre introdotto il lavoro di Alessandro Natalini, professore di Scienza Politica nell’Università Lumsa, e ha passato a lui la parola. Natalini, dopo aver specificato di occuparsi nel dettaglio di Pubblica Amministrazione, ha sottolineato come secondo lui in questo settore è individuabile una forte arretratezza nel campo dell’ideazione. È invece necessario riflettere e proporre modelli che possano permeare le nuove politiche pubbliche, agendo poi nel concreto in quanto, naturalmente, non bastano riforme e grandi idee ma occorre formare una nuova classe dirigente che inserisca le innovazioni all’interno delle grandi istituzioni, sviluppando così forme di interazione tra le varie comunità di studiosi. Sarà in tal modo possibile immaginare nuove idee e comprendere come esse possano divenire pragmatiche, agendo direttamente sul mondo e incidendo sulla sua sanità.
Intervista a Emma Galli, Direttrice del DiSSE della Sapienza: