Nella giornata di mercoledì 10 aprile, presso la Facoltà di Economia dell’Università La Sapienza di Roma, si è tenuto il convegno La transizione verde dell’economia: implicazioni per l’economia e il lavoro, organizzato dal CIRET – Centro di ricerca interuniversitario ‘Ezio Tarantelli’ – in occasione del 39° anniversario dell’uccisione di Ezio Tarantelli. Ad occuparsi del coordinamento scientifico è stato Giuseppe Croce, direttore del CIRET mentre, di quello organizzativo, Dario Guarascio, ricercatore e docente presso la Facoltà di Economia della Sapienza. Successivamente ai saluti iniziali posti da Giovanni Di Bartolomeo, Preside della Facoltà di Economia, e Michele Raitano, Direttore del Dipartimento di Economia e Diritto, il seminario si è aperto con una breve presentazione iniziale, in cui sono stati esposti i principali argomenti di discussione. I punti trattati sono stati vari, come l’incognita riguardo i green jobs presenti all’interno dei vari settori lavorativi, o il fatto che la distribuzione dei lavori risultasse, ancora oggi, un problema da risolvere. Per non dimenticare inoltre che, tutti i lavoratori, prima di poter intraprendere un percorso di green jobs, dovrebbero avere la possibilità di svolgere dei training che facilitino la transizione da una posizione lavorativa ad un’altra. Da tali riflessioni è emerso che, dei campi affrontati, si conosce davvero molto poco e, proprio per questo, i relatori presenti si sono occupati di fare chiarezza tramite le loro ricerche, aprendo a discussioni e dibattiti relativi a tali problematiche. Prima di lasciare spazio agli interventi, a dare inizio al convegno è stato Giuseppe Croce, direttore del CIRET, che ha speso due parole sul significato e l’importanza del Centro di ricerca interuniversitario ‘Ezio Tarantelli’, in particolare su quale fosse il suo motore d’azione. Spirito del centro è, infatti, quello di indagare il dialogo tra la ricerca universitaria e il mondo del lavoro. La conferenza è stata divisa in due momenti: nella prima parte della giornata si è assistito agli interventi dei tre relatori, i quali sono intervenuti sugli argomenti di discussione sopracitati. Dopo un breve coffee break, il seminario ha ripreso con una tavola rotonda, coordinata da Valeria Costantini, professoressa ordinaria del Dipartimento di Economia dell’Università di Roma Tre, con gli interventi di Antonio Ceglia (UIL), Francesca Mazzolari (Confindustria), Mattia Pirulli (CISL), Francesca Re David (CGIL). Ad occuparsi di presentare ed introdurre il primo gruppo di relatori è stata Annalisa Cristini, docente al Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università di Bergamo, la quale ha fatto i nomi di: Francesco Vona, ordinario di Politica Economica all’Università degli Studi di Milano, appassionato di temi in ambito di cambiamento climatico e l’impatto che questo ha avuto sull’economia e le società; Rosaria Vega Pansini, Ufficio Parlamentare di Bilancio, interessata alla transizione verde nel campo della politica economica; Tiziano Treu, Università Cattolica del Sacro Cuore e Ex Ministro del lavoro e delle politiche sociali della Repubblica Italiana. Il primo a prendere parola è stato Francesco Vona il quale, avvalendosi del supporto di slides, è riuscito a toccare, e quindi argomentare, tutte le questioni poste, in maniera ampiamente approfondita. Alla luce delle sue ricerche, ciò che inizialmente è emerso, è stata una sorta di grande confusione, presente all’interno del dibattito politico, sul significato di “verde”. Questa, creata dal dibattito stesso, risultava problematica. Infatti, le complicazioni da questo prodotte, andavano ad oscurare i punti cruciali che, al contrario, erano necessari per dare vita a pacchetti efficienti a favore dell’economia verde. Inoltre, tale caos, vale anche per altri settori dell’economia verde, come la finanza climatica e la mobilità sostenibile. Così, nella prima parte del suo intervento, Vona delinea due nozioni di “verde”: Marrone o Brown, il cosiddetto “Verde inverso”, il cui contenuto di inquinamento è diretto di occupazioni, compiti e prodotti; Verde o Green, per cui le tecnologie riducono gli impatti ambientali e le occupazioni e i compiti associati. Spostandosi poi sulla questione in ambito lavorativo, il relatore ha evidenziato come, i lavori verdi, non fossero presenti nelle classificazioni professionali standard, e come fosse invece necessario trovare indicatori intelligenti di esposizione alle tecnologie e alle politiche verdi. Necessario è stato il contributo del programma Green Economy di O*NET, il quale identifica due categorie di lavori verdi interessati dall’economia verde: le occupazioni esistenti, che si prevede subiranno cambiamenti significativi in termini di contenuto delle attività (Green Enhanced Skills), e le nuove occupazioni che emergono nell’economia verde (Green New & Emerging), anticipando i cambiamenti nelle classificazioni occupazionali. Circa 130/1000 occupazioni sono verdi, ad esempio lavoratori dell’azione, tecnici di turbine eoliche, specialisti in regolamentazione. O’NET contiene informazioni sulle mansioni lavorative: un vettore di descrizioni testuali delle mansioni. Si occupa inoltre della suddivisione delle attività in Compiti verdi (ad esempio, salire su una turbina eolica, rimuovere l’amianto, monitorare la legislazione sul riscaldamento globale, la meteorizzazione) e Compiti non verdi (ad esempio, partecipare a audit, ispezionare i tetti per determinare la procedura di riparazione, progettare e testare gli aeromobili). Fondamentale risulta identificare le competenze importanti per i lavori verdi, al fine di valutare i costi di riallocazione e progettare programmi di riqualificazione. Vona conclude poi il suo intervento mettendo in luce il fatto che, i posti di lavoro verdi vacanti, richiedano maggiori competenze (maggiore complessità delle competenze), rispetto ad esempio ad altri posti di lavoro vacanti all’interno della stessa azienda, oltre che una maggiore formazione sul posto di lavoro. A proseguire è stata Rosaria Vega Passini, che si è occupata di trattare temi quali la vulnerabilità energetica, la transizione equa e le politiche pubbliche. Il tutto ha visto come sfondo quello di un continuo oscillare tra opportunità e rischi. L’identificazione dei rischi, infatti, viene ritenuta necessaria per la valutazione dell’efficacia delle politiche e dei relativi impatti distributivi. Secondo la ricerca della Passini, una valutazione degli effetti distributivi è riuscita a dare prova di un notevole aumento dell’inflazione e delle politiche di contrasto all’aumento dei prezzi energetici. Gli effetti distributivi del rialzo dei prezzi riguardavano la spesa delle famiglie e il tema della povertà e vulnerabilità energetica. Così, la Direttiva UE sull’Efficientamento energetico degli edifici (EPBD) ha messo in luce le prime evidenze sugli interventi di efficientamento energetico (ecabonus e superbonus). Per quanto riguarda invece la povertà energetica, essa è da tempo riconosciuta come rischio (SEN, 2017 e PNIEC, 2023) di attualità, soprattutto dopo lo shock dei prezzi dell’energia. Si auspica dunque una maggiore attenzione a queste tematiche, e maggiore impegno in termini di risorse pubbliche per misure efficaci in breve periodo. Da affrontare, anche dopo la fine dell’emergenza inflazionistica con pressioni ulteriori al potere di acquisto delle famiglie, rimane un fenomeno di natura multidimensionale. Esso è basato su bassi redditi, alta spesa e alti costi dell’energia. La necessità emersa è quella di considerare effetti distributivi e di equità, oltre agli effetti di efficienza nella valutazione complessiva degli impatti della transizione energetica. L’importanza di una migliore identificazione dei soggetti, verso i quali indirizzare le politiche di supporto alla transizione, sembra inizi a farsi sentire. Bisogna quindi, secondo la Passini, canalizzare le risorse pubbliche verso interventi strutturali, in modo tale che questi attutiscano gli impatti distributivi e limitino il rischio che possa ricadere sulle famiglie. L’ultimo ad intervenire è stato Tiziano Treu, il quale ha posto la sua attenzione ed interesse su un campo vasto e di grande importanza. La ricerca dell’Ex Ministro del lavoro e delle politiche sociali della Repubblica Italiana riguarda, infatti, le politiche di relazione e il sostegno economico che queste hanno fornito alla transizione verde. Agli occhi di Treu, il dato maggiormente riscontrabile è stato un visibile peggioramento dei dati: gli obiettivi da raggiungere sono molto alti e l’Europa sembra essere molto distante in questa tabella di marcia. Treu si è occupato quindi di esaminare le normative europee, sia sul lavoro che sulle imprese. Dai risultati ottenuti, sembra che l’Europa sia più attiva per quanto riguarda interventi in materia di lavoro. Fortunatamente, però, gli Stati hanno iniziato a contribuire positivamente per quanto riguarda il progresso degli obiettivi della transizione. Per la prima volta, infatti, questi hanno iniziato a distribuire compiti alle imprese, a favore proprio della transizione. Trau conclude però il suo intervento con una nota amara: ancora oggi, secondo l’Ex Ministro, è rinvenibile un forte squilibrio dal punto di vista delle risorse. Si auspica fortemente ad un futuro miglioramento.
Nella seconda parte del seminario, come già anticipato, si è tenuto un dibattito a mo di tavola rotonda, coordinato da Valeria Costantini. La relatrice ha posto delle domande provocatorie ai suoi colleghi, dalle cui risposte sono emersi moltissimi spunti di riflessione.
L’evento si è quindi concluso, lasciando al pubblico la possibilità di riflettere sui temi trattati e sull’importanza che, tematiche come questa, hanno nella quotidianità di tutti. La transizione verde, infatti, impatta non solo le grandi realtà, ma da queste tutti gli individui, nelle loro società e nell’economia. Ricerche del genere contribuiscono e hanno l’obiettivo di informaci massimamente sull’argomento che, per quanto non sembri, tocca ognuno di noi da molto vicino.
Abbiamo posto alcune domande a Francesco Vona, ordinario di Politica Economica all’Università degli Studi di Milano, appassionato di temi in ambito di cambiamento climatico e l’impatto che questo ha avuto sull’economia e le società. Di seguito le sue risposte.
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