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Igiene pubblica e problematiche ambientali nell’Italia del Medioevo

In data 8 maggio 2024, presso la sede della Fondazione Marco Besso in Largo di Torre Argentina, si è tenuto un evento dedicato ad attività produttive, igiene pubblica e problematiche ambientali a Roma e in Italia nel Medioevo. A presiedere l’incontro durante la prima parte della giornata è stato Luciano Palermo, il quale ha accennato lo scopo principale di tale seminario, nato da un gruppo di studiosi che dedicano le loro ricerche ad aspetti della vita quotidiana che spesso sfuggono alle indagini storiche. Ha introdotto il concetto di economia sostenibile e circolare, alla base dell’attività produttiva del Medioevo.

Ha subito passato la parola ad Andrea Fara, Professore di Storia Medievale e ricercatore affermato, il quale ha spiegato che l’economia verde ricorre spesso alla storia medievale per puntellare alcuni ragionamenti ma si parla frequentemente di Medioevo senza effettivamente conoscerlo a fondo, basandosi su studi datati e incerti. Se possiamo dire che la green economy è un modello teorico di sistema economico inteso come organizzazione sociale, è necessario considerare modi e tempi di tale sistema organizzativo. L’economia verde considera infatti il complesso rapporto tra economia, società e ambiente; è dunque evidente come tale sistema economico debba risultare sostenibile per essere in grado di soddisfare i tre pilastri. Già Marx aveva sviluppato un’analisi critica della degradazione ambientale, prospettando un campo sconfinato di indagini per gli storici, schivando il rischio di appiattirsi su un dogmatico strutturalismo. Ecco che risulta evidente l’importanza della storia per comprendere i problemi ecologici, in quanto “se siamo fuori posto nella natura, siamo anche fuori posto nel tempo”.

Oggi il Medioevo è visto negativamente perché considerato arretrato, puntellato da interventi mediocri e regolamenti insufficienti, dunque sporco. In realtà il concetto di decoro è molto soggettivo e relativo al contesto e il Medioevo non faceva eccezione, era un ambiente funzionale al suo sistema e ai suoi obiettivi. Infatti, come affermato da Fara, anche le città medievali si preoccupavano della cura della società, con le dovute prevenzioni, ovviamente il tutto riferito a quella specifica epoca, i canoni della quale non sono di certo paragonabili a quelli della contemporaneità, in cui verrebbero considerati pseudo igienico-sanitari e non scientifici. Roma tra Medioevo e Rinascimento si pone proprio su tale linea, sarebbe un’utopia pensare al Medioevo come a una società a impatto zero, in quanto non può esistere una comunità del genere ma erano di certo diffusi la pratica del riuso e il tentativo di mantenere pulita la città.

Ha poi preso la parola Anna Modigliani, Professoressa di Storia Medievale presso l’Università degli Studi della Tuscia, la quale ha trattato i problemi di igiene e decoro urbano nel Medioevo, specificando innanzitutto la necessità di tenere conto, con lo scopo di comprendere la normativa romana, della diversa struttura urbana della città rispetto ai nostri giorni. L’estensione dell’area compresa tra le mura aureliane era molto ampia a fronte della popolazione ridotta del quindicesimo secolo. Il problema della concentrazione abitativa è strettamente correlato al problema igienico e di conseguenza alle condizioni sanitarie. Roma vedeva l’addensamento di gran parte della popolazione in determinati luoghi, il resto erano soprattutto vigne, orti e spazi verdi. Il Pontefice Sisto IV prestava molta attenzione al decoro della città, affidando l’incarico della pulizia e della manutenzione stradale a un personale addetto e fornendo i fondi per sostenere i costi necessari.

È però di certo l’età di Eugenio IV a vedere il maggior sforzo in merito a tale argomento, con i decreti e le normative emanate dal Cardinale Scarampi, principalmente riguardanti i macellai e l’allontanamento dei macelli dal centro, liberando da elementi artogianali considerati spoechi e indecorosi le principali strade e piazze delle zone a maggior concentrazione mercantile.

Su questo argomento è poi intervenuto Daniele Lombardi, Dottore di ricerca a Firenze, il quale ha trattato i problemi di igiene nella Roma tardomedievale, inserendo lo sguardo nella prospettiva dei bandi a supporto degli statuti. Ha innanzitutto specificato che tra il 1447 e il 1449 le principali precauzioni prese dal comune di Roma riguardavano proprio la questione igienica, attenzionando soprattutto le categorie di macellai e pescivendoli. Ha inoltre affermato che la maggior parte dei multati erano di provenienza romana e di sesso maschile, in quanto erano gli uomini a dedicarsi alle attività produttive più inquinanti, lavorando la pelle, la carne, il legno. Le donne più attenzionate erano invece cuoche, a causa degli scarti alimentari che talvolta venivano dispersi nella città.

La parola è poi passata agli ultimi due relatori, ospiti speciali provenienti da differenti regioni italiane, con lo scopo di poter effettuare un confronto con basi solide. Il primo a intervenire è stato Giuliano Pinto, Professore di Storia Medievale all’Università di Firenze, il quale ha appunto comparato la Firenze del ‘300 con la realtà romana precedentemente descritta. Ha affermato che quasi tutte le città italiane del basso Medioevo si caratterizzavano per il difficile equilibrio tra l’aspirazione al decoro e all’igiene pubblica al livello normativo e le condizioni effettive e oggettive del tessuto urbano. Le città erano sovrappopolate e dunque colme di rifiuti, sporcizia e inquinamento causati dalle attività manifatturiere. Poche erano le case provviste di bagni, e molti inveci i vicoli ricoperti da polvere o fango. Quando a inizio ‘300 si decise di aprire nuove vie, furono presi dei provvedimenti per costruirle belle e pulite, regolari e libere da ingombri. Entrava anche in ballo l’esigenza di tutelare la salute dei cittadini, innescando una forte sensibilità ecologica. Era ad esempio vietato far entrare nella città pelli di animali da conciare, o uccidere bestie nelle piazze, così come toccare il pane nei forni. Tutte queste responsabilità erano lasciate ai cittadini, non vi erano addetti a tali mansioni stipendiati dal Comune, il quale esercitava una mera funzione di controllo.

In conclusione l’ultima relatrice è stata Rosalba Di Meglio, Professoressa di Storia Medievale presso l’univesità Federico II di Napoli, la quale ha trattato della società e del decoro urbano a Napoli tra il Medioevo e l’Età moderna. Ha spiegato come anche a Napoli fosse necessario provvedere a una serie di interventi di carattere urbanistico e assistenziale mediante la fondazione di chiese, palazzi e case, prestando dunque anche attenzione all’aspetto estetico. Soprattutto, però, il bisogno primario risiedeva nella costruzione di elementi che potessero favorire la pulizia e l’igiene, quali fontane, acquedotti e pozzi. In conclusione è stata sottolineata l’importanza di conferire alle varie città la capacità di prestare da sempre attenzione, almeno al livello normativo, all’igiene pubblica e alla economia sostenibile, sperando in una maggiore sensibilità odierna al tema.

Intervista a Rosalba Di Meglio, Professoressa di Storia Medievale presso l’univesità Federico II di Napoli:

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