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“Libertate” di Giurgiu proiettato all’inaugurazione delle Giornate del Cinema Romeno di Roma 2024

Giornate del Cinema romeno di Roma 2024

Nella serata del 5 luglio 2024 si è svolta alle ore 21 la cerimonia d’apertura delle Giornate del Cinema Romeno di Roma, che si svolgeranno nel periodo dal 5-7 luglio 2024, presso il Teatro all’Aperto Ettore Scola della Casa del Cinema di Roma.

L’iniziativa è promossa dall’Ambasciata di Romania nella Repubblica Italiana, l’Associazione Dacin Sara di Bucarest, il Centro Nazionale della Cinematografia di Bucarest e l’Accademia di Romania in Roma, in partenariato con la Casa del Cinema di Roma, la Biblioteca Europea di Roma e Digital World Printing di Roma; e con il patrocinio della Presidenza della Commissione Cultura della Camera dei Deputati e dell’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale.

Cerimonia d’apertura delle Giornate del Cinema Romeno di Roma 2024

Durante la cerimonia d’apertura è intervenuto Eugen Roșca Vice Capo Missione, Ministro consigliere dell’Ambasciata di Romania della Repubblica italiana, il quale ha sottolineato “l’importanza del cinema per diffondere la conoscenza sulla cultura della Romania, attraverso le proprie sensibilità e le proprie peculiarità.  A 35 anni dalla caduta della dittatura, il film “Libertate” di Tudor Giurgiu, è la perfetta introduzione al percorso sulla storia recente della Romania, che risulta essere anche l’obiettivo di queste cinque giornate con la proiezione di cinque film romeni.

Infatti, la pellicola di Giurgiu è “l’unica a parlare della realtà sociale per denunciare l’oppressione, mostrando anche una nuova sfaccettatura del cinema romeno”, che ormai ha intrapreso la via della consacrazione nella cultura cinematografica.

Giornate del cinema romeno
Cristian Comeaga, regista del film “A SNAGOV

In seguito, tra i saluti introduttivi ha preso la parola Cristian Comeaga, regista del film “A SNAGOV” che verrà proiettato sabato 6 luglio. “Per i cineasti romeni l’Italia è molto importante, perché l’evoluzione del cinema romeno è stata influenzata dal quello italiano”, grazie al fascino di Antonioni e Fellini. Negli anni le tematiche e i pattern che lo hanno consacrato sono cambiati, “ma tutt’oggi il cinema permane come mezzo più efficace per conoscersi e capirsi. La guerra passa, i film rimangono e noi speriamo che le nostre opere rimarranno nella memoria”, ha concluso Comeaga.

Giornate del Cinema Romeno di Roma
Iulian Postelnicu, attore romeno, Cecilia Ștefănescu sceneggiatrice romena e Oana Bosca Malin, vice-direttrice Accademia di Romania in Roma.

Infine, a dare il benvenuto all’iniziativa è stata anche Oana Bosca Malin, vice-direttrice Accademia di Romania in Roma, la quale ha affermato che “il cinema romeno si fa strada da sé, grazie a un pubblico fondamentalmente cinefilo”.

Libertate è una punta di diamante nel cinema romeno contemporaneo, in quanto ha avuto la prima al Transilvania Film Festival 2023, è stato selezionato è stato selezionato in molti festival internazionali tra cui Sarajevo, Cottbus, Salonicco e Trieste ed è vincitore di 17 premi. “La trama tratta della rivoluzione romena dell’89: temi ancora caldi e sentiti nel nostro Paese”, ha continuato la vice-direttrice Bosca Malin, infatti, “il film ha ricevuto non soltanto un premio della critica, ma anche del pubblico”. 

“Le storie sono cicliche e questo film mescola il documentario con la fiction”, ha affermato sceneggiatrice romena Cecilia Ștefănescu, anche se per noi correvano 35 anni dai fatti accaduti, ma questa lontananza non è stata percepita e non era importante, perché la storia si ripete“. Mentre, “è importante che lo studio e la ricerca ci portino a comprendere i fatti successi, affinché non vengano ripetuti gli stessi sbagli”.

“Interpretare un personaggio come Viorel, capitano della polizia, catturato e accusato di essere un terrorista, è stata una sfida, che tuttavia è stata resa piacevole grazie alla sceneggiatura del film, che seppur forte è molto bella e coinvolgente“, ha dichiarato l’attore romeno Iulian Postelnicu, presente anche lui alla cerimonia.

Trama del film di Tudor Giurgiu

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Il film entra a gamba tesa nei giorni più caotici della rivoluzione civile del dicembre 1989 che pose fine al regime comunista. La città transilvana di Sibiu era diventata un teatro di episodi sanguinari e virulenti tra i civili e le forze dell’esercito. La parola rivendicata dai manifestanti è “Libertate”. Infatti, ormai saturo delle sevizie e dalle oppressioni, il popolo attua un piano sovversivo contro i soldati e i poliziotti, in quanto simboli del regime sanguinario. I tentativi di tranquillizzare i civili e attenuare la furia dei manifestanti con parole come “l’esercito è del popolo”, “l’esercito è con il popolo” risultano vani e privi di significato. Gli scontri sono atroci e causano uno smisurato numero di vittime tra soldati, poliziotti, civili e rappresentanti della polizia segreta. Nel disperato tentativo di sfuggire all’assedio, il capitano della polizia Viorel viene catturato dall’esercito e gettato in una piscina vuota insieme a centinaia di prigionieri accusati di essere dei terroristi. Le inquadrature e il focus su alcuni personaggi, carichi di storie e sentimenti contrastanti, riescono a cogliere e trasmettere perfettamente la vacillante condizione psico-fisica e il clima di paura e terrore a cui sono sottoposti i prigionieri, ma anche l’itera popolazione romena.

Riguardo al film il regista Tudor Giurgiu ha dichiarato che “la cosiddetta rivoluzione del 1989 è, tra gli eventi della nostra storia recente, quello che più di tutti deve essere ancora compreso fino in fondo. Questa è una delle ragioni per cui ho voluto raccontare con accuratezza la confusione totale che regnava in quel periodo tra la popolazione. La verità all’epoca veniva volutamente nascosta e la manipolazione della realtà era diventata una consuetudine. La mia generazione ha sviluppato così una psicosi nei confronti dei cosiddetti terroristi: potevano essere arabi, spie russe oppure agenti della Securitate, i servizi segreti. I media convinsero la popolazione che questi ‘terroristi’ esistevano davvero ed erano diventati il nemico… Adesso, a distanza di 30 anni da quegli eventi, sappiamo che quei terroristi non esistevano…Vennero inventati nel tentativo di giustificare le inefficienze dell’esercito e le decisioni prese contro l’interesse collettivo.