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Le sportive italiane che hanno trionfato alle Olimpiadi in “Oro Rosa” di Marco Lollobrigida

10500. Per iniziare la recensione di Oro Rosa, il libro di Marco Lollobrigida uscito il 26 giugno ed edito da Rai Libri, è giusto partire da un numero. Questa cifra rappresenta il numero di atleti che parteciperanno ai Giochi olimpici di Parigi 2024. In un momento molto florido dello sport italiano, il vice direttore di Rai Sport esce con un libro attualissimo, non solo per le vittorie italiane ma anche e soprattutto per la società che cambia.

Per la prima volta nella storia delle olimpiadi moderne, questo numero sarà equamente diviso fra uomini e donne. Una vittoria conquistata ancor prima dell’inizio dei Giochi. Un oro che ha un sapore ed un colore particolare. Rosa per l’appunto. Le protagoniste del libro sono appunto le donne che hanno fatto la storia dello sport italiano, conquistando la medaglia d’oro ai Giochi Olimpici. Il libro ruota attorno a 22 protagoniste, tutte cruciali nella storia dello sport italiano. Ma non solo. I Giochi Olimpici sono figli dei tempi in cui si svolgono ed è giustissimo osservare anche come stesse cambiando la società.

In quest’opera, Marco Lollobrigida svolge un lavoro molto intimistico. Come da lui dichiarato allo Spogliatoio, ha avuto modo di parlare personalmente con grandissima parte delle protagoniste del libro. Ne sono venute fuori conversazioni molto spontanee, tutte raccolte ed incastrate perfettamente con la narrazione della storia dell’atleta.

Si deve tener conto che l’accesso alle Olimpiadi non è sempre stato così scontato. La Francia vede come sua eroina in tal senso Alice Milliat, mamma dei primi giochi olimpici femminili nel 1922 e promotrice dello sport femminile nelle moderne Olimpiadi. Milliat ha duramente lottato per l’uguaglianza di genere nello sport, tanto da influenzato le politiche future per garantire pari opportunità, come sottolineate

In Italia, la prima a prendersi la scena è Ondina Valla. Al secolo Trebisonda Valla è lei la prima medaglia d’oro femminile italiana di sempre. Vincitrice degli 80 metri alle Olimpiadi di Berlino 1936, la sua medaglia arriva in un momento dove lo sport era considerato solo un vezzo per le donne.

Se Ondina Valla fu l’apripista per un movimento che nel tempo avrebbe trovato sempre più fortuna, Irene Camber e Antonella Ragno portano l’Italia in cima al mondo. La prima, con l’oro ad Helsinki 1952 e la seconda a Monaco di Baviera 1972, nella scherma. Entrambe fondamentali per l’emancipazione femminile. Basti pensare che la Camber si laureò in chimica industriale, mentre Antonella Ragno trovò l’oro in un momento di forti disparità fra uomini e donne nelle metodologie d’allenamento.

L’Italia si dimostra una potenza mondiale in due sport: la scherma e la corsa. La scuola italiana di scherma, in particolare, fa paura al mondo grazie a campionesse come Giovanna Trillini, Valentina Vezzali, Diana Bianchedi, Arianna Errigo ed Elisa Di Francisca. Tra il 1992 e il 2016, c’è sempre stata almeno un’italiana sul podio nelle competizioni di scherma. Non a caso, la squadra italiana verrà chiamata anche Dream Team.

Nell’atletica tutto parte o, meglio dire, prosegue con Sara Simeoni. L’oro nel salto in alto nella gara di Mosca 1980, in un momento molto teso a livello politico, sarà molto importante per cambiare le cose. In un momento in cui lo sport era prettamente maschile, come racconta la stessa altista all’autore, i risultati ottenuti dalle donne fecero sì che chiunque si accorgesse dell’ampissimo pubblico che seguiva le competizioni femminili. Come spiegato nel libro, fu uno spot per lo sport.

Come nella staffetta, in quegli anni si assiste ad un grande passaggio di testimone con Gabriella Dorio campionessa olimpica nel mezzofondo a Los Angeles 1984. La sua vittoria, fuori dal campo, fu quella di essere determinata nell’abbattere i luoghi comuni e le disparità di genere assieme alle sue compagne di squadra. Se quarant’anni dopo c’è molto più equità, lo si deve anche grazie a lei e a chi prosegue questa battaglia. 37 anni dopo vediamo Antonella Palmisano trionfare ai Giochi di Tokyo nella marcia, abbattendo ancor di più il classico retaggio culturale che vorrebbe vedere la donna occuparsi solo ed esclusivamente di casa e famiglia.

L’Italia vanta un grande pregio: la capacità di essere molto competitiva in una vasta gamma di sport. La sua posizione geografica privilegiata ha favorito un rapporto indissolubile con l’acqua, rendendola eccellente in molte discipline acquatiche. Vediamo quindi l’ascesa di Josefa Idem, Alessandra Sensini, Federica Pellegrini, Caterina Banti e il duo Valentina Rodini/Federica Cesarini. Chi sul Kayak, chi in vela, chi in vasca e chi sul Nacra 17.

Non solo acqua però. Tra le protagoniste di “Oro Rosa” troviamo anche Paola Pezzo, che ha segnato un capitolo fondamentale nella storia del ciclismo italiano. Paola Pezzo, vincitrice di due medaglie d’oro olimpiche nel mountain bike (Atlanta 1996 e Sydney 2000), ha dimostrato che anche nel ciclismo le donne italiane possono eccellere. La sua determinazione e il suo spirito competitivo hanno ispirato molte giovani atlete a seguire le sue orme.

Il tiro a volo è un’altra disciplina in cui le atlete italiane hanno brillato. Jessica Rossi, con il suo oro olimpico a Londra 2012 nel trap, ha mostrato al mondo la sua straordinaria precisione e concentrazione. La sua vittoria, ottenuta con un punteggio record, è un esempio di eccellenza e dedizione, partendo a 20 anni e arrivando in età così giovane ad avere il mondo ai propri piedi dopo una prova quasi perfetta, con 99 piattelli colpiti su 100.

 Anche Chiara Cainero ha lasciato il segno nella storia olimpica italiana con la sua vittoria nello skeet a Pechino 2008, sotto un diluvio universale. A simboleggiare il coraggio del non farsi scalfire da agenti fuori dal nostro controllo, come 8 anni dopo a Rio de Janeiro. Lei e Diana Bacosi, altra protagonista, sono protagoniste di una storica doppietta, nonostante le macchine tarate male.

 Tutte donne vincitrici non solo ai Giochi Olimpici ma anche nella vita. Lo stile di scrittura tenuto dall’autore, molto scorrevole e senza tecnicismi, risalta appieno le imprese di queste magnifiche donne. Eppure, senza le sconfitte, gli infortuni, la dedizione e il sacrificio non staremmo parlando di queste atlete. Un’olimpionica protagonista del libro dice: “Sono pronta a sfidare i limiti. La storia li pone, gli uomini devono superarsi per generare altri ostacoli che puntualmente verranno abbattuti. E’ lo sport, come la vita”.

Andrea Delcuratolo