Il giorno sabato 19 ottobre, la Sala Lounge Arch di Villa Brasavola de Massa a Verona è stata illuminata per un evento speciale: un’intera serata di spettacolo Candlelight dedicata al cantautore Fabrizio De André.
A organizzare l’esperienza è stata Fever, una delle principali piattaforme di scoperta del live-entertainment che, da circa dieci anni, va alla ricerca di sale e luoghi storici delle città per trasformarle in intimi palchi illuminati da candele. L’atmosfera, rilassante e romantica, concilia l’immersione nella performance musicale. Artisti nazionali e internazionali, di ogni genere, colonne sonore di prodotti audiovisivi, canzoni tematiche e festive vengono così rivisitate per essere donate al pubblico attraverso una nuova luce.
4Strings per Fabrizio De André
I musicisti variano a seconda dello stile e dell’evento. Il cantautore italiano è stato rappresentato dal quartetto d’archi 4Strings, con tre violini e un violoncello.
Intervallati da commenti e descrizioni da parte del gruppo, i brani si sono susseguiti l’un l’altro dando vita a un flusso continuo di emozioni. Il repertorio includeva sia canzoni più famose che altre di nicchia, affinché la produzione deandreiana fosse quanto più possibile completa. Infatti, la maggior parte degli album ha trovato il suo spazio per essere rappresentato durante la serata.
Ad aprire le danze è proprio Vol. 1 con Via del Campo, eseguita con professionalità e precisione dal quartetto che, attraverso giochi di sguardi e sorrisi, interagisce e comunica lungo la performance. L’invito a non utilizzare il cellulare durante la serata consente di immergersi totalmente in una nuova dimensione, quella creata dai 4Strings, dalle candele con fiammelle di carta e dal segno che Faber ha lasciato nel panorama musicale italiano.
Ballata del Michè, sempre dal primo lp pubblicato, è il secondo brano eseguito, con lo stupore del pubblico per una canzone non ascoltata di frequente. Il ritmo segue quello delle canzoni originali, ma gli arrangiamenti ripercorrono le parole dei testi che sembrano riecheggiare tra le colonne dell’ambiente.
A turno, infatti, ogni componente del quartetto sembra tracciare, grazie al proprio archetto, le poesie del cantautore, e così il pubblico, timidamente, inizia a mormorare le melodie e le parole, come consigliato anche dai musicisti stessi.
L’ordine casuale e tematico
Il concerto è proseguito tra tracce più recenti come Dolcenera, tratta da Anime Salve, ultimo album di De André prima della sua morte, e più intime come Hotel Supramonte, che narra il tragico rapimento del cantautore insieme alla moglie Dori Ghezzi.
Non vi è un ordine preciso nell’esecuzione, piuttosto c’è una scelta precisa nella selezione: sembrerebbe ci sia il tentativo di riportare in auge il repertorio musicale dell’autore genovese ed esplicitarne in maniera più completa possibile la sua poetica, dove le persone ai margini della società trovano nuove possibilità.
Se non sono gigli son pur sempre figli vittime di questo mondo
Allora, Il Testamento di Tito dona dignità anche all’uomo crocifisso accanto a Gesù, e Bocca di Rosa, che conclude l’esibizione prima del bis, descrive la vita di una donna che sconvolge la vita di un paesino bigotto perché “c’è chi l’amore lo fa per noia, chi se lo sceglie per professione, Bocca di Rosa né l’uno né l’altro, lei lo faceva per passione”.
Attraverso l’esibizione musicale emerge quell’espressione testuale e sonora che ha contraddistinto la discografia di Fabrizio De André, e ogni sua sfumatura viene colta per essere poi regalata al pubblico attonito dalla possibilità di poter ascoltare tali capolavori sotto una nuova luce (in tutti i sensi).
Le storie di cronaca, come per La Canzone di Marinella, si intrecciano e si mescolano con i testi di opere già esistenti: come per Un Giudice, appartenente a Non all’amore non al denaro né al cielo, in cui De André mostra la capacità di re-interpretare facendole proprie le poesie dell’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters (trad. a cura di Fernanda Pivano).
Anche la visione politica, fondamentale per l’autore, trova il suo spazio: la Guerra di Piero denuncia la guerra come meccanismo che annichilisce l’uomo, mentre Il bombarolo, tratta da Storia di un impiegato, racconta la necessità di una lotta che sia comune e dei moti del Sessantotto.
Hanno completato la setlist canzoni in cui l’amore potrebbe essere considerato l’elemento chiave, come Amore che vieni amore che vai e Ballata dell’amore cieco o della vanità.
Il bis di Via del Campo conclude l’esibizione, insieme alla richiesta purtroppo disattesa di eseguire un altro pezzo, Amico Fragile.
La musica di Faber che, ormai, può suonare solo attraverso altre voci o, come in questo caso, altre mani, ha trovato nuovi spazi per emergere. Corde pizzicate sono state in grado di restituire quelle melodie e quelle parole grazie al gruppo complice in ogni nota e accordo. E l’amore per la musica, d’altra parte, ha dato la possibilità di percepire appieno i messaggi e le emozioni di quell’artista che “ormai canta nel vento” (Preghiera in gennaio).