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#NoExcuse evento Sapienza contro la violenza di genere: “costruiamo una cultura del rispetto”

NoExcuse

Nella giornata di martedì 26 novembre, alle ore 10.30, presso l’Aula Magna del Rettorato, si è tenuto il convegno #NoExcuse: niente giustifica la violenza. Sapienza per la costruzione di una cultura del rispetto, rivolto all’intera comunità Sapienza con l’obiettivo di fornire una cassetta degli attrezzi, utile a riconoscere le forme che può assumere la violenza di genere e promuovere una nuova cultura capace di contrastarla.

Ad aprire i lavori  è stata la Magnifica Rettrice Antonella Polimeni, la quale ha voluto prendere una posizione forte in quanto rappresentante delle istituzioni. “Le università sono chiamate a intervenire sul piano della scienza e dell’informazione: dobbiamo essere i promotori di un cambiamento culturale e sociale contro la violenza”. Quindi, va valorizzata la conoscenza e bisogna agire tramite azioni concrete.

Inoltre, la Rettrice Polimeni, nei suoi saluti istituzionali, ha tenuto a sottolineare l’impegno di Sapienza nella costruzione di una cultura del rispetto, volto a garantire la gender equality e l’eliminazione di stereotipi e pregiudizi di genere. Per farlo è stato avviato un nuovo corso transdisciplinare di 3 cfu formativi “La Cassetta degli attrezzi contro la violenza”: un progetto che vede la partecipazione di tutta la Sapienza, con i/le docenti, la comunità studentesca e il prezioso contribuito per la realizzazione di RadioSapienza, MediaLab – Laboratorio di Arti visive, radiofonia e produzione multimediale, Laboratorio Audiovisivo per lo Spettacolo (LABS).

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Fabio Lucidi, Valerio De Gioia, Loredana Segreto, Maria Cristina Pisani, Anna Maria Giannini

Di seguito, la moderatrice Anna Maria Giannini, delegata per le politiche per le Pari Opportunità per Sapienza Università di Roma, ha introdotto il primo tavolo tecnico della giornata presieduto da Loredana Segreto, direttrice generale di Sapienza Università di Roma; Maria Cristina Pisani, presidente del Consiglio nazionale giovani (CNG); Fabio Lucidi, prorettore per la Terza e Quarta missione DI Sapienza Università di Roma e Valerio De Gioia, consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio.

La direttrice generale Segreto ha sottolineato l’importanza di avere un atteggiamento corale nell’affrontare un tema così importante, e da questo si evince il ruolo fondamentale che deve avere l’Università. “Sapienza ha dimostrato un’attenzione diffusa contro un fenomeno così pervasivo e continuerà a portare avanti progetti per fornire gli strumenti utili contro la violenza di genere”.

Sulla stessa linea si è espressa la presidente del CNG Pisani, affermando anche l’importanza che i giovani hanno nello scardinare la cultura patriarcale, perché “la violenza non nasce dal nulla ma è un fattore culturale”. Quindi “è necessario generare il cambiamento. Dare un contributo può fare la differenza. I processi collettivi nascono dall’azione individuale e lo possiamo fare guardando a istituzioni pubbliche che sono al nostro fianco”.

A confermare la crescita del fenomeno è stato il consulente De Gioia, che ha parlato della crescita dei cosiddetti reati spia. “Questo è un chiaro segnale di un accrescimento della fiducia nelle istituzioni. La commissione bicamerale d’inchiesta contro il femminicidio serve a fotografare la situazione esistente. Anche se abbiamo le leggi al riguardo, non vediamo grandissimi risultati, quindi la commissione ha il ruolo di analizzare e monitorare il fenomeno dei femminicidi”. Ad oggi manca ancora la consapevolezza sulla violenza di genere, infatti, la violenza psicologica come quella economica non vengono ancora considerate a pari livello di quella fisica.

Infine, a concludere il giro di interventi del primo tavolo è stato il Prorettore Lucidi, che ha riportato l’impegno di Sapienza nel elaborare il Piano per l’uguaglianza di genere – Gender equality plan GEP. “Dentro il nostro GEP c’è un quadro generale che interseca più piani e che ci permette di lavorare sulla prevenzione del rischio, aumentare le risorse e avviare nuove iniziative che possano essere a vantaggio dei singoli e di tutta la comunità”. 

Un pensiero unanime da parte dei relatori è che la lotta per il contrasto alla violenza di genere non è di donne o di uomini, ma deve essere assunta come una battaglia di tutti. Per questo, la cultura del rispetto deve partire dalla riflessione, l’informazione e la formazione.

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Gemma Gentile, Fabrizia Giuliani, Flaminia Saccà, Anna Maria Giannini

Nel secondo tavolo, invece, sono intervenute Fabrizia Giuliani, coordinatrice del Comitato tecnico scientifico dell’Osservatorio nazionale contro la violenza sulle donne; Flaminia Saccà, presidente dell’Osservatorio Step; Gemma Gentile, studentessa di Gender studies, culture e politiche per i media e la comunicazione e Eleonora Tolu, psicologa responsabile del Centro antiviolenza sapienza.

Nel suo intervento la coordinatrice del Comitato tecnico scientifico dell’Osservatorio nazionale contro la violenza sulle donne Giuliani ha menzionato il Libro bianco per la formazione sulla violenza contro le donne – presentato il 22 novembre dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri in cui la prima parte affronta la tipizzazione del fenomeno, con un focus anche sulla violenza assistita, che è la seconda forma di maltrattamento sui minori. “La violenza ancora oggi non è stata riconosciuta né da chi la esercita né da chi l’ha subita. Per questo è essenziale creare un alfabeto condiviso”, per spiegare alle istituzioni come cambiare rotta e dare gli strumenti per affrontare anche i tempi di crisi all’interno dei nuclei familiari. Inoltre, Giuliani ha tenuto a sottolineare che il nostro stato ancora non si schierato dalla parte delle donne che subiscono violenza.

A confermare l’importanza delle parole e di un alfabeto condiviso è stata anche la professoressa Saccà, che attraverso le ricerche dell’Osservatorio STEP mette in luce la vittimizzazione secondaria presente nei giornali e quella terziaria negli atti giudiziari, in cui la vittima viene considerata colpevole della sua stessa violenza, deresponsabilizzando l’aggressore. “Il racconto giornalistico mette in luce quanto ancora è faticoso riconoscere la violenza anche quando c’è un caso di studio o un atto incontestabile di femminicidio”.

L’importanza della formazione su questi temi viene anche riportato dalla studentessa Gemma Gentile di Gender studies, culture e politiche per i media e la comunicazione, che evidenzia i numeri ancora allarmanti sulla violenza contro le donne e l’incapacità di agire in modo concreto per contrastare il fenomeno. Il corso fornisce una visione più analitica delle questioni di genere nella loro totalità, con un particolare accento sulla violenza, le discriminazioni, gli stereotipi e i pregiudizi di genere.

Infine, conclude il giro di interventi la psicologa Tolu. “Nell’arco di questi due anni si sono rivolte al centro oltre duecento donne, molto giovani. Ciò dimostra come le nuove generazioni abbiano sempre più consapevolezza della violenza. Un traguardo difficile da raggiungere in particolare nei rapporti duraturi coi partner e in famiglia”.

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EtnoMusa

A concludere l’importante giornata di confronto è stata l’orchestra EtnoMusa (anche laboratorio di musica di tradizione popolare – memoria delle cosiddette “culture subalterne” – di musica etnica e sociale) che ha presentato un estratto del progetto “Paura non abbiamo! Quando la musica popolare racconta le lotte delle donne”. Il progetto vuole essere una lente di ingrandimento sulle voci di donne che, attraverso i loro canti di tradizione orale fra ‘800 e ‘900, hanno fatto e fanno tutt’ora la storia delle lotte femminili.

Tra i brani eseguiti ci sono stati le intime melodie della ninna nanna toscana Teresina la Malcontenta, il grido delle voci di protesta e di rinascita delle donne dei primi del Novecento, con canti come Sebben che siamo donne, Fimmene Fimmene e Canción sin miedo, canzone messicana composta da Vivir Quintana e Letizia Gallardo Martinez divenuta l’inno contro i femminicidi, cantato in tutto il mondo.

Articolo a cura di Cristina Accardi e Silvia Troise

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