La terza giornata di Più Libri Più Liberi segna il momento di avvio verso la fine della Fiera, ma, al contempo, anche l’inizio del weekend e, con esso, l’aumento di eventi, ospiti e pubblico. Anche oggi, il Centro Congressi dell’EUR ha assistito alle emozioni di curiosi e appassionati che hanno varcato la soglia in cerca di un qualcosa.
Il potere della Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria risiede nell’accoglienza e nel calore che trasmette – complici, probabilmente, anche le luci serali di colore rosso che ne delineano i contorni. Ma il vero motore è, senza dubbio, la trama di cui è costituita nei giorni che la rappresentano. Alla base di tutto, infatti, è presente la volontà di guardare e analizzare il mondo attraverso gli occhi della letteratura e della lettura.
Testo e video a confronto
È il motivo per cui i prodotti audiovisivi sono strettamente legati a quelli testuali. “Dalla pagina allo schermo (e viceversa)” mette a confronto due modus operandi similari ma differenti: da un lato, Domenico Procacci con Fandango e, dall’altro, Daniele Di Gennaro con minimum fax. Se nel primo caso la casa editrice è venuta in seguito, nel secondo ne è stata la fondazione. Ma in entrambi i casi, seppur al contrario, è stata avvertita l’esigenza di trasporre quei contenuti in altre forme artistiche. Il potenziale risiede proprio nella traduzione stessa di un determinato progetto che diventa, poi, un’altra forma. Benché ci siano sempre dei limiti e la frammentazione del genere testuale si stia pian piano esaurendo, la sfida conferma e rinnova l’esigenza di un rapporto diretto che passi, però, anche attraverso altri generi.
La storia di Giorgio Lanfrachi, protagonista de Il Quarto Piano di Riccardo De Gennaro (Miraggi Edizioni), riconosce il potenziale del genere letterario. L’uomo, infatti, un po’ alter-ego del suo scrittore, si rifugia nel suo locus amoenus che non è altro che una libreria a lui cura. Nel punto limite della sua vita, i libri e la letteratura diventano l’unico luogo in cui tornare per capirne l’alterità, il diverso da noi. Atto che non è sconosciuto anche ai lettori, che scelgono testi a loro affini, ma sempre utili per allargare la presentazione del mondo.
La riscoperta dei valori classici
Anche Edoardo Prati, giovane classicista che ha fatto dell’amore viscerale per i libri una professione, in dialogo con Ilaria Gaspari, sottolinea il rapporto necessario e moderno con la letteratura, anche quella passata. Contrario all’attualizzazione degli autori di un tempo – “Cosa farebbe Petrarca se avesse Instagram?” – individua nelle parole di Dante che incontra Beatrice una naturalezza tipica di un suo coetaneo, nonostante millenni di distanza.
Questa eredità antica non può e non deve essere sradicata dal suo bacino d’appartenenza, ma può trovare una restituzione attuale attraverso la rivendicazione di quelle stesse parole che, infine, descrivono sé stessi. Ma se dal passato si fugge e al contempo ci consola, è necessario individuare luoghi che offrano spazio ma, soprattutto, tempo.
È per questo che, in fondo, Prati spiega come anche un social network, come quelli su cui pubblica contenuti, possa divenire raccolta di un’espressione valida ma che, altrove, non riuscirebbe a defluire.
Ed è anche per questo che i libri possono, a loro modo, rappresentare luoghi da cui tornare, in cui trovare rifugio, ma anche persone con cui entrare in confidenza, come afferma Luca Cena in “Libri antichi che passione”, esperto di libri rari e soprattutto antichi. Ogni libro, oltre al testo che riporta, racconta una storia, ed è il motivo per cui quelli usati stimolano la curiosità del pubblico, tanto da divenir oggetti inestimabili per chi li ricerca.
Così sostiene Oliviero Diliberto, autore de La magia dei libri (Luni Editrice), che descrive l’amore per i libri come un rapporto carnale, che va oltre la retorica perché è in grado di sconfiggerla. Allora, scegliere un libro da leggere diviene come un’avventura, una sfida che un buon lettore deve saper affrontare con il giusto spirito, perché non basta leggere un libro per essere qualcosa di migliore, ma è la scelta a fare la differenza.
Pratiche di lett(erat)ura
La differenza viene però fatta anche dal perseguire con tenacia un modo d’agire, forse più dell’essere. Guido Stratta, autore di Elogio della gentilezza, evidenzia i benefici di una pratica di comunicazione in disuso. Essere gentili, infatti, secondo lo scrittore rappresenta una forma di rispetto nei confronti di chi si ha difronte. Fattasi indicatore di valori complessi come vita e morte, si pone come un bilanciere che ha necessità di aprire delineare questa consapevolezza. Non ci sono dogmi e probabilmente non ci sono nemmeno imposizioni, ma “non si può imporre la gentilezza a qualcuno che non lo è”.
La letteratura, dunque, in ogni ambito d’appartenenza sembra essere in grado di ricavarsi uno spazio, una stanza in cui il lettore può rifugiarsi.