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La critica da sinistra alla linea del PCI: dialogo sul “Logica e sociologia critica in Galvano della Volpe” di Michele Prospero

Venerdì 13 dicembre, dalle ore 16.00 alle ore 18.00 presso l’aula P2 della Sapienza Università di Roma, si è svolto il seminario di studi La critica da sinistra alla linea del PCI, a partire dal volume di Michele ProsperoLogica e sociologia critica in Galvano della Volpe”, pubblicato nel 2024 dalla casa editrice Bordeaux

Il seminario rappresenta l’evento conclusivo del ciclo di seminari Dalla militanza politica alla cittadinanza attiva. L’audiovisivo per salvaguardare la memoria e incoraggiare la partecipazione, disseminazione del progetto “Il partito e il territorio. Le storie orali del Pci come strumento per la salvaguardia della memoria”, finanziato dalla Struttura di Missione anniversari nazionali ed eventi sportivi nazionali e internazionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Carmelo Lombardo responsabile del progetto di ricerca e docente di Storia e metodo delle scienze sociali della Sapienza Università di Roma, nel suo intervento ha ricordato l’importanza della memoria, in quando “chiave di lettura per entrare in un dibattito che si è sviluppato all’interno del partito comunista, in un momento in cui gli intellettuali avevano una funzione pubblica e stavano in uno spazio pubblico. Il libro ci riporta in un contesto storico particolare e fa emergere il modo in cui alcuni intellettuali (di stampo marxista) hanno lavorato a un visione sociologica, di una sociologia critica. La sociologia critica non ha un’istigazione kantiana e non si occupa delle condizioni di produzione della conoscenza, ma si interroga soprattutto sul ruolo che la conoscenza può istigare”.

In seguito, Paolo de Nardis, professore emerito di Sociologia generale, Sapienza Università di Roma, ha rimarcato l’importanza che ha avuto Della Volpe nel contesto sociologico italiano ma anche internazionale. “È vero che il marxismo portato dai napoletani cacciati dai Borboni, costituito da idealismo e poi elaborato da Togliatti nel comunismo italiano tradizionale, ha posto un’ipoteca sulle scienze sociali, basata sull’idealismo italiano e l’egemonia culturale. Della volpe è un grande isolato. Egli salva il marxismo e il filo della volpiano possiamo definirlo del tempo”.

L’attenzione che Michele Prospero ha dedicato a un nostro maestro, fondamentale in tutti questi anni, la trovo quanto mai essenziale e secondo me, vedrete, sarà una grossa riscoperta a livello culturale. Ovviamente parliamo di altre culture e parliamo di un discorso in cui sostanzialmente l’università si deve nuovamente cimentare

Gerardo Ienna, Marie Skłodowska-Curie Global Fellow presso l’Università di Verona, ha spiegato perché si deve continuare a ragionare su Della Volpe. “Con lui vi è un rinascita del marxismo teorico in Italia, dopo la grande fuga dopo le grandi mode. Della Volpe, nel campo filosofico e intellettuale italiano e internazionale, è un critico della scuola di Francoforte e fa parte dell’edonismo. Con ciò porta a dimenticare che la tecnica fa parte dei mezzi di produzione e ci avvicina a Gramsci vedendo la scienza in maniera duale: sia come elemento strutturale che come sovrastrutturale. Distaccandosi da modelli troppo rigidi e fissi, come quelli del positivismo sociologico, si pone tra scienza e marxismo diventando un autore che da un’alternativa, fornendo la capacità di rileggere all’interno del marxismo altre visioni”.

Infine, è intervenuto l’autore Michele Prospero, docente di Filosofia politica della Sapienza Università di Roma, sottolineando come Della Volpe è stato poco considerato in Italia, ma il realtà il suo approccio critico ha completamente cambiato e apportato un mutamento nella sociologia critica. “Per i marxisti i mutamenti sono una necessità, quindi un determinismo assoluto. Della volpe, che invece viene dagli studi che di Hume, pensa che non ci sia necessità della storia, ma ci sia la possibilità problematica; quindi recupera questa logica probabilistica del lavoro. Perché solo della volpe resiste all’ondata distruttiva della crisi del marxismo? La crisi del marxismo è stato per certi versi anche un effetto liberatorio, perché ha tolto molta spazzatura del lavoro che invece il pensiero filosofico forte consente, appunto, di pensare dopo Marx”.

“C’è un testo di Della Volpe in cui dice che la produzione non viene mai sciolta: non esistono punti di approdo che elimini il conflitto e le determinazioni empiriche particolari. Quindi, occorre pensare a forme di sociologia critica, di scienza sociale, non apologetica. E Della Volpe fornisce il suo contributo tutt’altro che archeologico”.

L’incontro si è concluso con un dibattito e uno scambio tra i relatori moderati da Melissa Mongiardo, professoressa di Sociologia generale, Università della Tuscia.

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