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Smart(phone)drugs: diminuisce il consumo di droga tra i giovani, ma lo smartphone crea sempre più dipendenza

“Dimenticate la vita,
fate un selfie a lavoro,
scegliete uno smartphone di ultima generazione,
scegliete cene mute e ristoranti con piatti ben presentati per poterli fotografare e poi postare su Instagram,
scegliete un’opinione politica da condividere su Twitter e postate ogni singolo evento importante della vostra vita su Facebook”.

Potrebbe essere questa una possibile rivisitazione del discorso iniziale del sequel di Trainspotting, ma di questo ce ne siamo già occupati qui. Ciò su cui oggi è doveroso porre attenzione, invece, è l’indagine Monitoring the Future, un report annuale americano che fotografa l’andamento dei consumi di sostanze stupefacenti negli Usa. Tra i risultati restituiti da quest’inchiesta si nota come per la prima volta dal 1975 vi sia un calo nel consumo di droghe, alcool e sigarette. Il fenomeno sembra piuttosto curioso e contraddittorio, soprattutto se si pensa a quanto si parli dell’ampia diffusione delle smartdrugs tra i più giovani e di quanto essi siano sempre più spinti dalla curiosità ad entrare in contatto con tali sostanze.

Tuttavia, tra le possibili motivazioni che vengono attribuite a questa diminuzione: alcuni vedono la diffusione della legalizzazione della marijuana; altri invece l’efficacia delle campagne di sensibilizzazione; altri ancora vedono il calo in correlazione alla diminuzione della dipendenza da sigarette, le quali sarebbero una prioritaria via d’accesso al consumo di droghe.

Ma un’altra variabile per alcuni esperti starebbe giocando un ruolo cruciale nella diminuzione di questa piaga sociale: lo smartphone.

Infatti, trascorrendo ore chini sui nostri telefoni – al punto che in Olanda sono di recente invenzione i semafori per coloro che non vogliono alzare la testa dal proprio smartphone – sottraiamo tempo per droghe e festini. Al contempo però l’ossessivo utilizzo che ne viene fatto fà presupporre che lo smartphone si stia sostituendo alla droga. O meglio, che sia esso stesso una nuova forma di dipendenza, come dimostrato da un’indagine del 2015 che vede come gli americani tra i 13 e i 18 anni trascorrano in media sei ore e mezza davanti allo schermo di pc, tablet e telefoni.

E in Italia?
Anche da noi i dati non sono incoraggianti. Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza, il 50% degli adolescenti trascorre dalle 3 alle 6 ore al giorno con lo smartphone in mano. Ma non è tutto. Infatti sul fronte dei consumi di droghe i dati sono decisamente meno chiari considerato il fatto che gli unici a disposizione sono a livello europeo. E da questi risulta come nel decennio 1993-2003 vi sia stata una tendenza al rialzo, mentre ad oggi il consumo risulta sostanzialmente stabile. Nonostante ciò la percentuale di giovani italiani che ha sperimentato sostanze illecite almeno una volta nella vita è del 28%, mentre nel resto d’Europa la media è del 25%. E rispetto alla cannabis, la sostanza più diffusa da noi, si parla di un rialzo: nel 2011 l’ha provata il 21% degli studenti, nel 2015 il 27%.

Nonostante ciò in Italia si è più cauti nella lettura del fenomeno. “Il trend in diminuzione per l’utilizzo di alcune sostanze è dovuto sostanzialmente alla crisi. Avere meno soldi a disposizione frena l’utilizzo di droghe tra i ragazzi, i quali ne fanno un uso sporadico, ma può indurre a usarle più spesso a chi ne fa già consumo costante ed è quindi abituato a trovarvi rifugio“, afferma Sabrina Molinaro dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr.

Proprio la questione del “rifugio” è invece per Federico Tonioni, responsabile dell’Ambulatorio dipendenze comportamentali del Policlinico Gemelli di Roma, una possibile motivazione di correlazione: “il ritiro sociale nel web mediato da un lato, e l’utilizzo di sostanze stupefacenti dall’altro, sarebbero un tentativo di rispondere alle difficoltà emotive“. Un giovane può rispondere ad un problema emotivo utilizzando la droga o rifugiandosi in Internet, e dunque in base alla scelta dei giovani sembra realizzarsi l’andamento del trend.

Il mondo cambia, l’evoluzione inciampa (?) e il quesito dell’uovo e della gallina sembra ormai superato da un altro dilemma: lo smartphone è l’oppio dei popoli, o l’oppio è lo smartphone dei popoli?

Matteo Carnevale