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Ciò che lega migrazioni e cambiamenti climatici

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Mentre mancano sempre meno giorni al 25 Marzo, sessantesimo anniversario della firma dei trattati di Roma, che portarono alla nascita dell’Unione Europea, il controverso dibattito sul problema dell’immigrazione, della nuova cittadinanza europea e della figura del richiedente asilo s’infittisce sempre più, molto spesso in balia di forti spinte nazionaliste e populiste.

Secondo i dati Unhcr, solo tra il 1 gennaio ed il 28 febbraio 2017 sono sbarcate in Italia 13.437 persone, con un aumento del 48% rispetto allo stesso periodo del 2016, mentre considerando tutta l’Europa la cifra sale a 16.663. Continuano senza sosta gli sbarchi via mare, nonostante i ritmi siano rallentati grazie all’accordo che l’Unione Europea ha stretto con la Turchia, delocalizzando la gestione dei profughi in arrivo in cambio di sei miliardi di euro.

Una delle cause che influiscono maggiormente sui fenomeni migratori delle aree in sottosviluppo è il cambiamento climatico conseguenza di attività umane: di fronte all’impatto di catastrofi naturali e allo sfruttamento senza limiti dei territori, milioni di donne, uomini e bambini sono costretti a fuggire dai propri paesi in cerca di condizioni di vita migliori e più salubri. Il rapporto “Migrazioni e cambiamento climatico” redattoda CeSPI, FOCSIV e WWF Italia riporta numeri drammatici, evidenziando come “dal 2008 al 2014, oltre 157 milioni di persone non hanno avuto altra scelta che spostarsi in seguito a disastri ambientali”. Non solo: il rapporto Stern del 2006 “Stern Review on the Economics of Climtate Change”, afferma che entro il 2050 circa 200 milioni di persone si sposteranno dai propri paesi per cause riconducibili al cambiamento climatico.

Il dibattito sul rapporto tra condizioni ambientali, geopolitiche ed economiche ed il problema delle ondate migratorie evidenzia la presenza di molteplici posizioni, a volte discordanti tra loro, ma tutte caratterizzate da un medesimo atteggiamento incline a ritenere problema strutturale, e non emergenziale, quello dei profughi ambientali, ad oggi più di 17 milioni. Proprio questo il focus dell’incontro svoltosi presso la Facoltà di Lettere e Filosofia de La Sapienza giovedì 16 marzo dal titolo “Le ragioni delle migrazioni ed il futuro dell’Europa”, organizzato dall’associazione studentesca Link Sapienza, Legambiente e Baobab Experience.

Il contributo di due docenti del dipartimento di Geografia dell’università, Gino De Vecchis e Tiziana Banini, ha dimostrato come il modello di sviluppo economico europeo, basato sull’utilizzo smodato di combustibili fossili (carbone, petrolio e metano), sia la reale causa dei numerosissimi conflitti che, apparentemente di natura etnico-culturale, diventano invece vere e proprie guerre energetiche che contribuiscono all’accentuarsi di uno sviluppo ineguale ed al fenomeno della globalizzazione. I dati confermano che il 20% dei grandi proprietari e delle industrie utilizzano l’80% delle risorse del pianeta, creando fortissime disuguaglianze che a loro volta, anche grazie al fascino che il nostro modello di consumo e l’immaginario di benessere economico occidentale, portano più del 65% dei migranti a spostarsi non per questioni legate alla sfera politica o alla guerra, ma al benessere economico. Vittorio Cogliati Dezza, Legambiente, ha osservato come l’inesorabile screditamento del petrolio come fonte di energia utilizzabile in maniera sostenibile per l’ambiente abbia portato e stia continuando a portare gli Stati Uniti d’America ad un allontanamento ed una perdita d’interesse per i principali stati produttori i quali, lasciati in balia di vicissitudini interne, sono oggetto sempre più frequente di guerre regionali a sfondo etnico-culturale. Il dottor Gianfranco Nucera, PhD in Ordine Internazionale e Diritti Umani, è stato abile nel fornire una lettura in chiave giuridica del tema immigrazione, esaminando gli articoli fondamentali della Convenzione di Ginevra e della CEDU, Carta Europea dei Diritti dell’Uomo. Dulcis in fundo, il racconto dell’esperienza concreta di volontariato di Andrea Costa, volontario presso il Baobab Experience, realtà romana che quotidianamente tenta di fornire assistenza e risorse ai migranti in transito della capitale, nonostante i frequentissimi sgomberi da parte dell’amministrazione capitolina e dalle forze dell’ordine.

Nonostante la complessità dei temi trattati, l’ampiezza delle problematiche discusse e la volontà, non bastevole, di voler trovare soluzioni a questioni internazionali, l’iniziativa ha contribuito, anche grazie alla partecipazione numerosa del corpo studentesco, a stimolare un dibattito ricco e plurale, a dimostrazione del fatto che oltre le celebrazioni ufficiali del 25 Marzo, temi come l’immigrazione, l’Europa e l’ambiente riguardino tutti e tutte e debbano essere sempre di più oggetto del dibattito quotidiano del paese.

Margherita Puca

(* immagine di Resolute Support Media)