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Oltre un semplice sguardo: l’importanza del patrimonio nazionale

“Lo splendore dei nostri paesaggi è la sola ed unica fonte di identità nazionale, il principio primo per essere orgogliosi di essere ITALIANI!” Si è aperta così, martedì 28 marzo presso il Dipartimento di Architettura, la seconda conferenza del ciclo “Oltre l’aula: finestre sul paesaggio”, manifestazione promossa dal Dottorato di ricerca in Paesaggio e ambiente e dal Corso di Laurea interateneo in Pianificazione e progettazione del paesaggio e dell’ambiente (Sapienza e Università della Tuscia). L’evento è stato introdotto da Rita Biasi, presidente del corso di laura promotore del seminario, e Alessandra Capuano, coordinatrice del dottorato in Paesaggio e ambiente, e si è concluso con brevi considerazioni di Giuseppe Scarascia Mugnozza, docente presso il dipartimento, e Stefano Damiano, dottorando in Paesaggio e ambiente. La manifestazione ha ospitato Giovanni Maria Flick, giurista e accademico, già ministro della Corte costituzionale, che ha illustrato una relazione dal titolo del proprio libro “Elogio del patrimonio – cultura, arte, paesaggio” partendo da un’analisi riflessiva del nono articolo della Costituzione (Art.9- La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione).

Tuttavia, è doveroso sottolineare come oggi l’essenza del suddetto articolo è tanto invocata quanto praticamente poco rispettata: si è ormai spettatori, e spesso anche fautori, della distruzione delle tracce del passato, volendo significativamente rinnegarlo, ma non facendo altro che trasformare un così ricco patrimonio nel profitto di pochi. Ecco quindi che la distinzione che si è soliti riportare tra territorio, paesaggio e ambiente non è altro che una distinzione che punta a mascherare lotte di potere, e quindi sancisce una precisa ripartizione di poteri. E’ comunque vero che c’è chi lotta per il recupero del diritto alla tutela del territorio e alla memoria per trasmettere alle generazioni future la storia che la nostra penisola ha vissuto, conservare e anche migliorare, in quanto non si può progettare un futuro che non mantenga le proprie radici in un solido passato.

Passato e futuro sono, infatti, due elementi imprescindibili tra loro, e mentre il primo è espresso dal linguaggio delle pietre (che non si riproducono), il secondo è espresso dal linguaggio dei fiori (che ogni primavera tornano ad adornare il paesaggio). A coniugare queste due dimensioni c’è la cultura. L’avvento della globalizzazione, e quindi la capacità di contrarre spazi e tempi, rendendo mobili idee, denaro e persone e creando rischia di stravolgere i pilastri di un’identità ormai sacrosanta, considerando il paesaggio come il risultato del rapporto tra ambiente e persona e tra valore e bellezza. Risiede quindi nell’articolo 9, la chiave di speranza e soluzione per far si che l’Italia torni ad essere lo stivale dai paesaggi incantevoli, e non più la penisola cementificata, in balia dell’orrore.

Rosa Martucci