“I lampioni di Piazza del Popolo sono collegati con il reparto di maternità del Policlinico Agostino Gemelli.
Ogni volta che la luce pulserà vorrà dire che è nato un bambino.
Quest’opera è dedicata a lui e ai nati oggi in questa città”.
Recita così l’altorilievo delle lastre in ferro poste sulla pavimentazione dei più importanti assi urbani e lungo i principali accessi pedonali di Piazza del Popolo. E’ l’ arduo progetto che l’artista Alberto Garutti dedica alla nascita. Dopo essere stato realizzato a partire dal 1998 in diverse città del mondo tra cui Gent, Istanbul e Mosca, “Ai nati oggi” arriva adesso a Roma, che questa opera pubblica senza troppi dubbi se la merita. Una città che è nata e rinata migliaia di volte. E Piazza del Popolo, con gli spalti del Pincio e della Passeggiata della Trinità, si rivela un’accogliente culla per l’istallazione di questa quotidiana visione di celestialità che ci accompagnerà fino al prossimo 1 dicembre. E tra le memorie e i racconti che non potranno mai svelarci quei lampioni posti a protezione di un focolare sacro, oppure le Chiese gemelle da sempre silenti spettatrici, o ancora la fontana che fiorisce nel centro, oppure gli stessi alberi secolari che accarezzano lo svelarsi della notte, ecco un paradosso di luce a rappresentare l’immacolata mente di un bambino, dono urgente d’immortal progresso della coscienza umana e ricordo ancestrale d’evoluzione.
L’ambizioso progetto di Alberto Garutti collega i lampioni della piazza con il reparto di maternità del Policlinico Universitario “Agostino Gemelli”. Tramite un pulsante, che il personale del reparto premerà in occasione di ogni nuova nascita, il sistema di lampioni aumenterà gradualmente d’intensità luminosa, per poi tornare dopo circa trenta secondi alla sua media costante. Il progetto, a cura di Hou Hanru e Monia Trombetta è realizzato dal “MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo” in collaborazione con la “Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS” e promosso da Roma Capitale, con il supporto di Acea e Areti. Garutti, docente presso l’Università Iuav di Venezia e il Politecnico di Milano, è uno dei massimi esponenti dell’arte pubblica italiana e figura rilevante anche nello scenario internazionale. Egli sviluppa la sua ricerca a partire da opere che escono dallo spazio del museo per inserirsi nel contesto urbano e creare un coinvolgimento del pubblico mirato alla condivisione. E questa sua ultima impresa non fa altro che confermare l’importanza di un commuovente omaggio per tutti quei bambini con luce fugace più di un soffio.
E’ un necessario monito per tutti i bambini che andranno un domani per le vie di questo mondo per imparare ad esplorarlo, conoscerlo, forse non sempre a capirlo e qualche volta ad amarlo. Ed è giusto che esso si mostri a loro così, in tutta la sua spietata bellezza e in tutta la sua ancora non guarita contraddittorietà. In modo tale che gli adulti del futuro potranno continuare forse a cambiarlo e con l’augurio di migliorarlo. E sì, non potremo sempre accompagnarli. A un certo punto le mattine di giochi, il tempo in cui le candeline erano ancora poche su coloratissime torte, le domande curiose a cui non sempre sapevamo dare una risposta, i tatuaggi ad acqua e i pomeriggi trascorsi ad insegnare loro a leggere o a scrivere, saranno sul davanzale mai troppo polveroso di tutte quelle emozioni che restano immutate nelle immagini di quei ricordi, nonostante il volare degli anni. E saremo bravi nell’uscire dal loro girotondo. E non farà poi così male, perché sapremo di aver insegnato loro il valore fondamentale: il bisogno di vedere, cadere, rialzarsi, illuminarsi…da soli. Da soli ma non soli, proprio come i lampioni di Piazza del Popolo.